Il Valore dello Sport Italiano: i limiti per l’Osservatorio Ambrosetti

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Crisi e critica condividono la medesima etimologia dal Greco Antico, inerente alla sfera dello scegliere e distinguere. L’ Osservatorio Valore Sport del TEHA Group, The European House – Ambrosetti, ha scelto di guardare nel profondo lo Stivale, per capire quale sia la situazione dello Sport nel Belpaese. Ha trovato un nodo in cui scindere e disitnguere il buono dal cattivo è molto difficile a livello pratico, perché come per tanti altri settori l’Italia è una gigantesca Bella Addormentata, ferma e quasi immobile come i suoi troppi cittadini sedentari di tutte le età, ancorata a impianti troppo spesso obsoleti e fondi ristretti, e allo stesso tempo quasi pronta a destarsi da un momento all’altro per rimettersi in piedi e procedere verso un più lieto proseguimento, dal momento che di fine, per fortuna, salvo scenari apocalittici non si può parlare. La terza edizione del proprio prezioso report, svoltasi tra mercoledì 19 e giovedì 20 febbraio, è patrocinata da una frase del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Non è necessariamente la vittoria quella che suscita entusiasmo, ma è il modo in cui ci si impegna”. Ricalca perfettamente l’ambizione del Gruppo, la missione dichiarata di diventare la piattaforma di riferimento in Italia per l’analisi, l’approfondimento, il dialogo, la condivisione di proposte di policy sul valore dello Sport, tramite un lavoro certosino di estrapolazione, interpretazione ed efficace presentazione di dati da fonti autorevoli come Ocse, Istat ed Eurostat.  Potrebbe tuttavia tranquillamente riferirsi, la frase del Capo dello Stato, alla condizione dell’Italia sportiva che emerge dall’indagine: disastrato e incoraggiante nel contempo, come un possibile campione che si sta lentamente mettendo in forma. Osservando nel profondo il mondo dello Sport italiano, oltre i brillanti risultati azzurri, c’é una situazione di lunga crisi da cui tuttavia si sta, con fatica, provando a uscire.

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L’Italia è una Bell’Addormentata che sui campi sta vivendo un sogno, come legittimamente piace ricordare al Presidente Malagò, tra gli ospiti del convengo in cui l’Osservatorio è stato presentato, nella sala conferenze del “suo” Stadio Olimpico di Roma: ai primissimi posti dei risultati globali ottenuti, sommando i piazzamenti in rassegne continentali, mondiali e Olimpiche, con i medaglieri delle ultime rassegne a Cinque Cerchi che si issano sui podi storici migliori di sempre. I campioni però sono la punta di movimento, le agili statue di cristallo in cima a un iceberg di ghiaccio, che è colpevolmente quasi fermo, indotto a sprofondare nella propria immobilità. Doverosamente infatti Malagò menziona sempre affiancandole ai successi degli atleti le carenze degli impianti e degli investimenti, a evidenziare come certi allori pervengano soprattutto grazie alla passione di chi si dedica allo Sport nonostante tutte le difficoltà, e quindi di allenatori, custodi e dirigenti che coltivano tra le angustie il talento potenzialmente straripante che si trovano ad accudire.

C’è dunque la colossale moltitudine che più difficilmente fa notizia, i sessantacinque milioni di italiani, che sono quelli che devono essere coinvolti e indotti a praticare, per il loro benessere sia fisico che psicologico, ma anche e soprattutto perché in tema di policy, sono le variabili macroeconomiche a contare, e un loro maggior movimento facilmente aiuterebbe l’Italia a uscire dall’impasse generale che la trattiene dalla fine del boom. Un paese ricco, ricchissimo, ma frenato, spaccato, tra la prosperità del Nord e le irrisolte ancestrali debolezze del Sud, ma anche tra un’esigenza di modernità e svolta culturale da un lato, e dall’altro un’arretratezza apparentemente inossidabile.

Sono grandissimi temi, che l’Osservatorio Ambrosetti è riuscito mirabilmente non solo a raccogliere, ma a sintetizzare e a rendere facilmente interpretabili e intellegibili. Per quanto si possa arrivare al bandolo della matassa, restano comunque intrecciati tra loro, ma opportunamente sono stati catalogati in tre diversi domini: Socio-Sanitario, Economico e l’Accessibilità.

La premessa principale dell’Osservatorio è che l’attività fisica rappresenta un pilastro fondamentale per la salute e il benessere collettivo, come riconosciuto dalle linee guida dell’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, e ciò al netto del suo intrinseco valore d’inclusività recentemente riconosciuto anche in Costituzione: il “valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”. A tal proposito vale la pena aprire un inciso: tra gli ospiti e relatori del Convegno, assieme a Malagò e altre vecchie e più o meno profonde conoscenze di Stelle nello Sport come il campione paralimpico Francesco Bocciardo, o l’Assessore Simona Ferro a rappresentare la Liguria Regione Europea dello Sport 2025,  c’era anche l’ex CT delle Nazionali di Pallavolo e Scherma Mauro Berruto, che al “nostro” Volley Day a riguardo aveva detto: “L’ art.33, 7° comma della Costituzione, vi è l’articolo sul Diritto allo Sport, tra il 32 che regola quello alle Cure e il 34 all’Istruzione, quindi Sport come ponte tra questi due mondi! L’Art 33 regola l’Arte e la Scienza…lo Sport come Arte e come Scienza. Io amo alla follia lo Sport agonistico, quello orientato al risultato, ma credo che quello orientato al Welfare e alla salute della Nazione sia la componente più importante, e che un paese “capace” debba essere in grado di non tenere staccati i due elementi. Questa è la lezione che dobbiamo imparare tutti e che è la più importante per i giovani e che c’insegna quell’articolo”. È esattamente il punto su cui vertono tutti gli sforzi dell’Osservatorio.

Nonostante la prestigiosa tradizione agonistica, il Paese registra ancora livelli di sedentarietà nell’area OCSE: nel 2021, l’80,3% degli adulti e il 91,7% dei ragazzi non raggiunge le linee guida OMS di attività fisica raccomandata, e secondo i dati Istat il 35% della popolazione non pratica mai sport. La buona notizia è che quest’ultimo dato è in miglioramento di 5,6 punti percentuali rispetto a vent’anni fa, un segnale di crescente consapevolezza degli italiani sull’importanza di stili di vita attivi. L’Italia insomma si è messa in moto ma è ancora distante dal mettersi davvero in gioco. O ancora: i brillanti successi sui vari campi sono serviti a rendere l’Italia un paese di Sport, ora bisogna rendere sportivi gli Italiani.

Quota di 11-15enni che non raggiungono un sufficiente livello di attività fisica tra i Paesi OCSE (Paesi per cui i dati sono disponibili) (valore %), 2021. Fonte: elaborazione
TEHA Group su dati Health Behaviour in School-aged Children (HSBC) 2021, 2025.

Il dato sul 91,7% sembra devastante, ma non bisogna perdersi d’animo, perché la media OCSE in realtà è al 81.2% e il paese più virtuoso è la Finlandia che comunque non è riuscita a scendere sotto il 72,1%. Questo anche perché le linee guida dell’OMS (del 2025) sull’ attività fisica che devono praticare i ragazzi nella fascia 11-15 anni sono particolarmente esigenti: dovrebbero praticare almeno 60 minuti al giorno di attività moderata o intensa, fondamentale per lo sviluppo fisico e cognitivo. Agli adulti (18 anni e oltre) è invece raccomandato il raggiungimento di almeno 150 minuti a settimana di attività aerobica di intensità moderata.

Livello minimo di attività fisica secondo le linee guida
dell’OMS per fascia d’età (minuti medi al giorno/settimana), 2020.
Fonte: elaborazione TEHA Group su dati OMS, 2025

Decisamente più drammatiche le considerazioni sulla sedentarietà complessiva: l’Italia nel 2019 è il 4° Paese OCSE peggio piazzato, dietro Turchia, Portogallo e Grecia, con l’80,3% della popolazione che non rag- giunge adeguati livelli di attività fisica, un dato superiore alla media OCSE del 59,6%. La migliore? La Svizzera con il 24%. Qui il distacco tricolore da tutti gli altri paesi è molto più ampio.

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Insufficiente livello di attività fisica (almeno 150 minuti alla settimana, come da definizione OMS) tra gli adulti nei Paesi OCSE (% sul totale degli adulti), 2019.
Fonte: elaborazione TEHA Group su dati OMS, OCSE e Eurostat, 2025

La sedentarietà osservata sul territorio nazionale è stata ulteriormente approfondita dall’Osservatorio grazie all’indagine del 2023 “Aspetti della vita quotidiana” di Istat: i livelli di sedentarietà differiscono in base alle condizioni sociodemografiche, facendo emergere disuguaglianze nel profilo di chi non pratica sufficiente attività fisica, differenziato a seconda di fattori geografici, anagrafici e socio-educativi. A non praticare mai sport non sono solo, come potrebbe essere fisiologico, gli anziani rispetto ai giovani, ma anche le persone con basso livello di istruzione rispetto ai laureati, le donne rispetto agli uomini, i residenti nel Sud e Isole, nei piccoli comuni e nelle periferie rispetto a quelli nel Nord, nelle aree metropolitane e centrali. Insomma, non solo pratica Sport chi ha più tempo libero e possibilità, ma anche chi è più istruito e conscio della sua importanza. Sarebbe intrigante provare a ribaltare il tavolo: incentivare lo Sport e la sua cultura presso coloro a cui è meno accessibile proprio perché nella grande corsa della vita partono svantaggiati, così che un domani si possa tagliare un grande traguardo tutti assieme.

Un dato che si interseca con l’accessibilità alle strutture e le sue disparità territoriali. Il Paese conta 77.000 impianti sportivi, con una media di 131 strutture ogni 100.000 abitanti, un valore inferiore rispetto ad altre nazioni europee. Inoltre, il 44% degli impianti risale agli anni ’70-’80, con molte strutture obsolete, di cui l’8% inutilizzabile e oltre il 20% inaccessibile alle persone con disabilità. Anche le scuole soffrono di una carenza di spazi dedicati all’attività fisica: il 59,3% degli edifici scolastici non dispone di una palestra, limitando ulteriormente l’accesso allo sport per bambini e adolescenti.

Questi sono i limiti attuali dell’Italia sportiva, un paese che deve lavorare assiduamente per far emergere tutte le potenzialità che pure sussistono e che vengono esplorate nei tre domini Socio-Sanitario, Economico e Accessibilità.

Federico Burlando

L’intero report dell’Osservatorio Valore Sport del TEHA Group è liberamente consultabile e scaricabile:

https://www.ambrosetti.eu/think-tank-ambrosetti/osservatorio-valore-sport/

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https://www.ambrosetti.eu/site/get-media/?type=doc&id=22596&doc_player=1

 

 

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