In Germania Cdu in testa, Afd secondo partito. Crollo Spd, Scholz lascia

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Vince anche se non convince Friedrich Merz, i fascio-populisti di Alice Weidel raddoppiano i seggi in Parlamento (facendo segnare il record di voti dell’ultradestra in Germania dai tempi del nazismo) mentre il ricandidato-cancelliere Olaf Scholz trascina a picco la Spd al punto che la leadership del partito ora invoca la “tabula rasa” elemosinando politicamente una Grosse Koalition con la Cdu.

Ma l’autentica, straordinaria, rivelazione delle urne federali è la sinistra della Linke, capace di trasformare in voti veri dentro le urne il clamoroso successo politico-mediatico dei suoi due leader ben fotografato dai sondaggi delle ultime tre settimane.

Molto male i Verdi incarnati dall’ex ministro dell’economia Robert Habeck: la svolta ultra-bellicista e anti-migranti più l’annacquamento oltre immaginazione della rivoluzione ecologica hanno provocato il crollo dei Grünen, sebbene Habeck dia tutta (ma proprio tutta) la colpa al flirt fra Cdu e Afd. Probabilmente fra pochi giorni dovrà essere molto più diplomatico: accanto alla GroKo Cdu-Spd (possibile solo con l’esclusione dal Bundestag di liberali e Bsw) l’altra geometria di governo che si preannuncia a Berlino nel toto-coalizione è proprio l’eventuale alleanza tra socialisti, democristiani e Verdi.

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I liberali escono dal voto distrutti e forse anche politicamente smontati: ancora prima dello spoglio, con le previsioni pericolosamente oscillanti sopra e sotto la soglia di sbarramento del 5%, il segretario Fdp Christian Lindner fa sapere: “Se non entriamo al Bundestag mi dimetto”. E’ l’uomo che lo scorso ottobre ha innescato la crisi di governo che ha prodotto il voto-anticipato.

Alice Weidel (Afd) – Julian Stratenschulte/Ap

Esattamente come lui, al limite dell’esclusione dal parlamento, balla Sahra Wagenknecht, la sovranista leader del Bsw che solo pochi mesi fa era accreditata come l’irresistibile anti-Weidel. Il suo voto al pacchetto anti-migranti di Merz e Afd le è costato la perdita di non poco consenso da parte di chi ha sempre pensato al Bsw come a una forza di sinistra.

Tre ore e mezza dopo la chiusura dei seggi elettorali, le proiezioni delle 22.00 della Ard profilano la Cdu-Csu in testa con il 28,5% dei voti (+4,4%) seguita da Afd con il 20,6% (+10,2%) e dalla Spd con il 16,5% (-9,2, un tracollo). Seguono i Verdi con il 11,9% (-2,8%) e la Linke con il 8,7% (+3,8, eccezionale considerando che era un partito semidistrutto solo due mesi fa), mentre i liberali della Fdp valgono il 4,5% (-6,9, un disastro) e il neonato Bsw il 4,9%.

In attesa del conteggio finale delle schede è comunque evidente la rivoluzione rispetto al 2021. Il nuovo Bundestag – se liberali e sovranisti di sinistra restano sotto lo sbarramento – composto da 630 membri sarà rappresentato da 208 deputati Cdu, 150 di Afd e 120 della Spd. Più nero che rosso, fra i banchi ci saranno 88 Verdi e 63 Linke più il seggio al partito  della minoranza danese Ssw.

Olaf Scholz (SPD) - Kay Nietfeld/Ap
Olaf Scholz (SPD) – Kay Nietfeld/Ap

“Ho vinto” tuona Merz. E “per noi è una catastrofe” ammette specularmente Boris Pistorius, ministro socialdemocratico della difesa mentre Lars Klingbeil, il presidente della Spd sottolinea che bisogna “fare tabula rasa nel partito”. “Un giorno molto amaro” secondo Olaf Scholz, volto del disastro Spd, inizialmente ammutolito dalla sua pessima performance. Finché la diga cede: “Non farò parte del prossimo governo”, dice, “e non prenderò parte ai negoziati”. Poco dopo le 22 il dopo-Scholz è ufficialmente cominciato.

Di fatto, i socialdemocratici da ieri alle 18 hanno smesso di dare le carte e si sono consegnano mani e piedi alla Cdu. “Siamo pronti a colloqui con Merz” dice Pistorius (forse da futuro leader Spd?).

Mentre Alice Weidel parla di ” risultato storico” e incassa l’applauso oltre che di Musk del presidente Usa Donald Trump che non a caso nomina proprio lei accanto al futuro cancelliere nel suo primo messaggio di auguri. Anche se la possibilità di un governo Cdu-Csu-Afd esiste solo per l’aritmetica ma non per la politica (almeno stando alle solenni promesse di Merz). In ogni caso per l’esecutivo post Scholz bisognerà attendere l’inizio del tavolo delle trattative nelle prossime settimane: se dovessero filare spedite la Germania potrebbe avere un nuovo governo già ad aprile altrimenti ci vorranno mesi.

Ultimo dato, che poi è il primo e più importante. L’affluenza del voto a quota 84% (la più alta dai tempi del crollo del Muro) dimostra che le elezioni 2025 hanno rappresentato un vero ritorno all’esercizio della democrazia. La massa di elettori ieri non sta certamente alla massa di manifestanti delle oceaniche demo contro la svolta a destra dell’altroieri, non fosse altro perché non si corrispondono politicamente. Però significa che i tedeschi non sono stati apaticamente a guardare.

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