potere, tecnologia e sottomissione – Brescia Anticapitalista

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 


di Andrea Ferrario*

Un interessante articolo su un evento abbastanza importante per la Cina, ma che lascia un po’ perplessi nelle riflessioni e nelle ipotesi sui significati nascosti. Come spesso accade nelle interpretazioni sul simbolico cinese. (Sauro)

Xi concede un’udienza solenne ai giganti tech privati: tra riabilitazioni controllate e fedeltà al partito, emergono le contraddizioni del modello cinese

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Il messaggio politico

La Grande Sala del Popolo di Pechino ha ospitato lunedì 17 febbraio una cerimonia che rivela tutte le contraddizioni del potere cinese. In prima fila, accanto al fondatore di Huawei, Ren Zhengfei, e al presidente di BYD, Wang Chuanfu, sedeva Jack Ma, l’ex enfant terrible della tecnologia cinese, tornato dal suo esilio dorato per rendere omaggio a Xi Jinping. Il suo ritorno in scena, dopo anni di margine, è il segnale più forte della linea attuale del regime: il partito può punire, ma anche perdonare. Tuttavia, perdonare non significa dimenticare. La composizione della platea rifletteva questa gerarchia: al centro siedevano i rappresentanti dell’hardware e dei semiconduttori, strategici per l’autonomia tecnologica, mentre i giganti dell’internet economy erano relegati ai margini, un chiaro segnale di priorità.

La tempistica dell’evento non è casuale. Arriva in un momento di particolare tensione, con Donald Trump che ha imposto nuovi dazi del 10% sulle importazioni cinesi e un’economia che, nonostante i dati ufficiali parlino di una crescita intorno al 5%, mostra segni evidenti di affaticamento. La scelta di convocare proprio ora i vertici della tecnologia privata rivela la necessità del regime di mobilitare tutte le risorse disponibili per fronteggiare le sfide che si profilano all’orizzonte.

Il messaggio è duplice: verso l’interno, si rassicurano gli imprenditori sulla fine della stagione delle purghe iniziata nel 2020 con lo stop all’IPO di Ant Group; verso l’esterno, si mostra un fronte unito di fronte alle pressioni americane. Non a caso, tra i presenti c’era anche il fondatore di DeepSeek, la startup che ha recentemente lanciato un modello di AI presentato come sfidante di OpenAI, con una tempistica – il 20 gennaio, giorno dell’insediamento di Trump e vigilia del capodanno lunare – che rivela una chiara regia propagandistica.

La presenza di tre membri del Comitato permanente del Politburo – Xi Jinping, il premier Li Qiang e il capo ideologo Wang Huning – conferiva alla cerimonia un evidente valore politico. Più che una semplice riconciliazione con il settore privato, l’evento sanciva il nuovo patto tra stato e imprenditori: spazio all’innovazione, ma solo dentro i confini definiti dal partito. Un ruolo subordinato ma essenziale, come ha ricordato Xi nel suo discorso, dove ha alternato promesse di sostegno a richiami all’obbedienza.

L’intera cerimonia rivela il paradosso di un regime che ha bisogno dell’innovazione privata per competere con l’Occidente, ma teme che questa stessa innovazione possa sfuggire al suo controllo. Una contraddizione che si riflette anche nella scelta dei presenti: mentre alcuni ex ribelli come Jack Ma vengono riabilitati, figure come il fondatore di ByteDance, Zhang Yiming, e quello di Baidu, Robin Li, restano escluse, forse perché troppo legate al mercato internazionale o non abbastanza allineate alla narrativa ufficiale.

Il peso dell’economia reale: crisi e controllo

La messa in scena del 17 febbraio non può nascondere i problemi strutturali dell’economia cinese. La stagnazione degli investimenti privati rispetto alla crescita di quelli statali rivela una crisi di fiducia che va ben oltre i numeri ufficiali. Mentre il settore pubblico continua a espandersi grazie ai sussidi governativi, le imprese private mostrano una crescente riluttanza a investire in nuovi progetti, preferendo in molti casi trasferire i capitali all’estero – un’emorragia che nel 2024 ha raggiunto i 168 miliardi di dollari.

Prestito personale

Delibera veloce

 

Il crollo del settore immobiliare, che per decenni ha trainato la crescita cinese, ha lasciato un vuoto che il regime spera di colmare con l’innovazione tecnologica. Ma questa strategia si scontra con la natura stessa del sistema: un’innovazione efficace richiede stabilità normativa e prevedibilità degli interventi statali, elementi che l’attuale sistema fatica a garantire, oscillando tra periodi di laissez-faire e improvvise strette regolatorie.

La riluttanza dei giovani laureati a lavorare nel settore privato è un altro sintomo della crisi. Il numero di candidati agli esami per entrare nel settore pubblico continua a crescere, nonostante il calo demografico. La “ciotola di riso di ferro” – il posto fisso statale – appare sempre più attraente rispetto ai rischi dell’imprenditorialità in un sistema dove il successo può trasformarsi rapidamente in una condanna.

Anche gli imprenditori affermati presenti alla cerimonia sanno di dover camminare su un filo sottile. Pur riabilitati, restano sotto osservazione costante. La loro presenza alla Grande Sala del Popolo non è tanto un segno di riconciliazione quanto di accettazione di un nuovo patto: il regime garantisce spazi di manovra in cambio di un’obbedienza assoluta e della rinuncia a qualsiasi velleità di autonomia.

Il dilemma tecnologico: autonomia e dipendenza

La corsa cinese all’autonomia tecnologica si scontra con ostacoli crescenti. Il caso dei semiconduttori è emblematico: nonostante gli annunci trionfalistici su Huawei e i suoi chip di 7 nanometri nel 2023, il divario con l’Occidente si è allargato. Mentre i produttori taiwanesi e coreani si avviano verso i 2 nanometri, l’industria cinese fatica a garantire una produzione stabile anche a livelli tecnologici più arretrati. È in questo contesto che va letta la presenza in prima fila di Yu Renrong, presidente di Shanghai Will Semiconductor.

Le restrizioni americane sull’export di chip avanzati hanno costretto Pechino a ricorrere a canali alternativi di approvvigionamento e ad adattamenti creativi, ma il gap con l’Occidente resta ampio. Non a caso, alla cerimonia, i rappresentanti dell’hardware e dei semiconduttori occupavano le posizioni centrali, mentre i giganti del software erano relegati ai margini.

L’intelligenza artificiale è diventata il nuovo campo di battaglia. Il lancio di DeepSeek R1 è stato presentato come una sfida a OpenAI, ma le dichiarazioni sui suoi costi di sviluppo – mai verificate in modo indipendente – ricordano da vicino altre operazioni di propaganda tecnologica del regime. Come nel caso Huawei, dietro gli annunci sensazionalistici si nascondono realtà più complesse e meno trionfali.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

La presenza al simposio di Ren Zhengfei di Huawei e Wang Chuanfu di BYD testimonia la volontà del regime di puntare su campioni nazionali in grado di competere globalmente. Ma questa strategia deve fare i conti con le crescenti barriere tecnologiche erette dall’Occidente. La stessa BYD, leader mondiale nei veicoli elettrici, dipende ancora in modo significativo da componenti e tecnologie straniere per le sue parti più sofisticate.

Il percorso verso l’autonomia tecnologica cinese si scontra con ostacoli specifici del suo sistema attuale. Non è tanto il controllo statale in sé a essere problematico – come dimostra il successo storico conseguito dalla Corea del Sud, per citare solo un esempio – quanto piuttosto l’incertezza normativa e l’imprevedibilità degli interventi politici, che rendono difficile la pianificazione a lungo termine necessaria per l’innovazione tecnologica.

Controllo ideologico e limiti dell’innovazione

L’ossessione per il controllo ideologico si manifesta anche nei prodotti tecnologici cinesi. DeepSeek R1, presentato come modello all’avanguardia, rifiuta sistematicamente di rispondere a domande sul sistema politico cinese o su temi sensibili come lo Xinjiang. A volte inizia una risposta per poi interromperla bruscamente, come se si “accorgesse” di aver violato le direttive del partito. Questa censura incorporata non è solo un limite tecnico, ma riflette una visione dell’innovazione subordinata a un rigido controllo politico e burocratico.

La presenza di Wang Huning alla cerimonia è particolarmente significativa. Come principale ideologo del partito, la sua partecipazione segnala che l’incontro non era solo una questione economica, ma anche ideologica. Il suo ruolo è garantire che l’innovazione tecnologica rimanga nei binari del “pensiero di Xi Jinping” e del “socialismo con caratteristiche cinesi”. Un compito che si traduce in limitazioni concrete alla libertà di ricerca e sviluppo.

L’assenza alla cerimonia dei fondatori di Baidu e ByteDance rivela un altro aspetto del controllo ideologico. Le aziende troppo esposte internazionalmente o percepite come non sufficientemente allineate vengono tenute ai margini. È un messaggio chiaro al settore privato: il successo è permesso solo entro i confini stabiliti dal partito, e l’accesso ai mercati globali deve essere bilanciato da una dimostrazione di fedeltà politica.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Questa gabbia ideologica potrebbe rivelarsi un ostacolo all’ambizione cinese di diventare una superpotenza tecnologica. L’innovazione autentica richiede un ambiente che permetta il pensiero critico e la sfida allo status quo. Ma in un sistema dove ogni nuovo sviluppo deve prima passare attraverso un soffocante vaglio burocratico della conformità politica, il rischio è di produrre una tecnologia che imita più che innovare, che segue più che guidare.

L’equilibrio precario: tra mercato e partito

Il nuovo patto tra regime e titani della tecnologia rivela tutta la fragilità del modello cinese. La riabilitazione di Jack Ma non è un ritorno al passato ma l’inaugurazione di una nuova fase: gli imprenditori possono prosperare, ma devono accettare una subordinazione ancora più esplicita al partito. Non è un caso che alla cerimonia tutti indossassero lo stesso stile di abbigliamento, come in una moderna versione della divisa maoista: l’uniformità estetica riflette l’uniformità ideologica richiesta.

Questa nuova fase presenta rischi sia per il regime che per gli imprenditori. Il partito ha bisogno dell’innovazione privata per competere con l’Occidente, ma teme che un settore privato troppo forte possa sfidare il suo controllo. Gli imprenditori, dal canto loro, sanno che il successo dipende dal favore politico, ma anche che questo favore può essere revocato in qualsiasi momento. È una danza pericolosa in cui nessuno può permettersi passi falsi.

La sfida tecnologica con gli Stati Uniti complica ulteriormente questo equilibrio. Le restrizioni americane sui semiconduttori avanzati stanno spingendo Pechino a cercare l’autosufficienza tecnologica, ma questo obiettivo richiede un’elasticità di cui il regime di pechino è incapace. Il risultato è un compromesso instabile: si permette l’innovazione, ma sotto stretto controllo, si incoraggia la competizione globale, ma entro limiti definiti politicamente.

La vera domanda è se questo modello sia sostenibile nel lungo periodo. La cerimonia alla Grande Sala del Popolo, con la sua coreografia rigidamente orchestrata, potrebbe essere ricordata non come l’inizio di una nuova era di successi tecnologici, ma come il momento in cui le contraddizioni del sistema cinese sono diventate impossibili da nascondere.

*articolo apparso sul blog substack.com il 20 febbraio 2025.

Richiedi prestito online

Procedura celere

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link