La riscoperta dell’acqua. Per il ministro Lollobrigida «l’abuso dell’acqua può portare alla morte». L’acqua invece è il pilastro della nostra vita, principale nutrimento, regolatore termico e prima vittima di fake news e cambiamento climatico

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Il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha appena allarmato il mondo avventurandosi sullo scivolosissimo terreno dell’acqua il cui “abuso può portare alla morte”. È virale su social, radio e tv e giornali il suo attacco alla proposta avanzata dalla Commissione Ue di imporre allarmanti etichette sanitarie sulle bottiglie del vino con SOS per potenziali rischi per la salute associati all’abuso nel consumo. Citando un fantomatico “studio inglese” ha spiegato che anche per la principale risorsa della vita: “L’abuso può avere conseguenze molto negative, addirittura pericolose. Il meno che possa capitare è una sudorazione eccessiva che può portare in casi estremi alla rimozione delle ghiandole sudoripare, contraccolpi possono riguardare il cervello, il cuore, il sangue troppo diluito, l’insonnia, danneggiare i reni. E uno dice: ‘Mazza il vino quante cose fa?’ No, questa è l’acqua. L’abuso di acqua può portare alla morte. Ma c’è un prodotto il cui abuso non può produrre danni? Non ne conosco”.

Davvero l’acqua che beviamo al rubinetto oppure imbottigliata come “liscia, gassata o Ferrarelle” da primi esportatori e secondi consumatori al mondo con tutte le sue eccezionali e originalissime proprietà chimico-fisiche e biochimiche e i controlli in real time più accaniti, sia un potenziale rischio mortale per noi umani? Certo, c’è sempre chi si lamenta della patina che si forma per l’accumulo di calcare nelle lavatrici o nei bollitori. Ma è ormai passato il tempo in cui si temeva che l’acqua “dura” per il carbonato di calcio che forma il calcare potesse danneggiare parti del nostro organismo. La scienza da tempo ha dimostrato il contrario, e cioè che anche il calcare disciolto nell’acqua ha un effetto protettivo per il nostro sistema cardiovascolare, nella riduzione dell’assorbimento dei grassi, a livello intestinale e nella prevenzione dell’osteoporosi per l’azione benefica per le ossa. A meno di non soffrire di particolari patologie, meglio, molto meglio bere l’acqua “dura” con tutti i suoi carbonati di calcio e magnesio che sono elementi naturali essenziali per la nostra salute.

Inutile avventurarsi sulle infinite qualità della nostra fonte primaria di vita. Siamo figli degli oceani primordiali inizialmente pieni di acqua dolce per oltre 3 miliardi di anni di vita del Pianeta e appena da un miliardo di anni arricchiti di magnesio, calcio, sodio, potassio, cloruri, solfati e bicarbonati assorbiti man mano dai terreni. È l’acqua che ha creato le condizioni climatiche che divisero il tempo scandito dal ciclo delle stagioni e una varietà di combinazioni di temperatura in ogni zona terrestre, da quelle polari a quelle tropicali. È stata start up delle prime specie viventi e nastro trasportatore dell’evoluzione di tutta la vita biologica, fino alla nostra specie umana. Dall’acqua, infatti, nacque la vita, ma forse è meglio scrivere che la vita nacque nell’acqua. Le prime forme viventi unicellulari, infatti, si formarono nelle profondità degli oceani iniziali.  E così come regola l’escursione termica globale o locale ammortizzandone gli sbalzi, questo stesso lavoro l’acqua lo fa nel nostro corpo, regolando la nostra temperatura interna ed eliminando calore in eccesso con l’evaporazione per sudorazione – e quando essa è eccessiva bisogna berne di più! -, garantendo così l’equilibrio termico vitale.

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Nella scatola magica delle sue qualità, ritroviamo poi anche i suoni naturali del suo scorrimento, sottofondi rassicuranti di relax e concentrazione. Chiudere gli occhi e ascoltare le onde del mare, l’acqua di cascata e dei ruscelli, permette ai nostri recettori di interpretare e utilizzare quei suoni primordiali per il nostro benessere.

Insomma, come nessun’altra sostanza, l’acqua è in tutti noi viventi. Dai vegetali agli invisibili batteri e alle mastodontiche balene, tutti siamo composti soprattutto di acqua. Dal 98% di acqua nelle meduse al 95% nelle lumachine di terra, dal 78% nelle rane al 75% negli uccelli al 67% nei pesci, fino a ogni essere umano dove è presente nei liquidi organici – sangue, linfa, liquor, succhi interstiziali, succhi intercellulari, secreti –, nei tessuti e negli organi vitali. Ogni cellula e ogni aspetto della dinamica cellulare, ogni reazione chimica e biochimica di ogni elementare o complessa struttura della vita, è e sarà sempre sostenuta dall’acqua, che è l’elemento propulsore, il principale nutrimento, il regolatore termico, la sostanza che favorisce i nostri processi digestivi, la rimozione delle scorie metaboliche. Insomma, come dicono gli scienziati che la studiano dai tempi dei Sumeri, l’acqua è il “pilastro della nostra vita”.

Le prime terapie a base di acqua sono infatti disegnate sulle tavolette di argilla degli assiro-babilonesi, incise dall’A-su, ovvero “Colui che conosce l’acqua”, ma le conoscenze scientifiche sulle qualità terapeutiche della nostra risorsa sono state diffuse soprattutto dal più famoso medico dell’antichità: Ippocrate di Coo, nato sulla piccola isola greca nel 460 a.C.

È suo il primo trattato di medicina della storia, il “Corpus Ippocraticus”. Ed è suo il primo elenco di proprietà curative nel testo “Dell’aria, delle acque e dei luoghi” dove scrive: “Quelli che presentano il ventre duro e facilmente infiammabile traggono giovamento dalle acque più dolci, leggere e limpide; coloro invece che presentano l’intestino pieno di flegma [catarro, ndr] devono scegliere acque più dure, crude, leggermente salate: il loro uso contribuirà soprattutto a prosciugare gli umori”.

Ippocrate divise le acque in “curanti” e “malefiche”, dettando regole di precauzione: “Tutte le acque palustri, ferme e stagnanti, sono necessariamente calde, dense, puzzolenti d’estate, in quanto non scorrono. Per l’aggiungersi poi di sempre nuova acqua piovana e per il calore del sole sono di brutto colore, malsane e stimolanti la bile. Queste acque io le ritengo nocive in ogni caso. Dopo di queste vengono quelle che scaturiscono da rocce o da terreno ove ci siano acque calde, ferro, rame, argento, tutte le acque che scorrono da luoghi elevati e da collinette terrose, perché sono dolci e limpide. Quelle piovane sono le più leggere, dolci, sottili e limpide. In primo luogo perché il sole fa evaporare e porta in alto la parte più sottile e leggera. Queste acque sono le più rapide ad imputridire e hanno un cattivo odore perché sono composte di moltissime acque e mescolate”.

In epoca romana Lucio Giunio Moderato Columella, tribuno esperto in scienze agrarie e autore degli 11 volumi del trattato “De re rustica”, dava consigli fondamentali agli agricoltori sulla qualità delle acque disponibili in territori appena bonificati: “Entro il recinto della fattoria o condottavi dall’esterno ci sia una sorgente d’acqua viva […] Se l’acqua corrente mancherà si scavi un pozzo nelle vicinanze che non sia troppo profondo e l’acqua del quale non abbia gusto amaro e salso. Se non si potrà fare nemmeno questo e non ci sarà assolutamente speranza di avere acqua viva, saremo costretti a costruire vaste cisterne per gli uomini e abbeveratoi per le bestie. L’acqua piovana, del resto, è la maggiore per mantenersi sani; ma per essere considerata eccellente deve arrivare alla cisterna in tubi di terracotta, e la cisterna deve essere chiusa. Subito dopo l’acqua piovana, viene quella che scende dai monti, purché scorra in pendio molto ripido e fra i sassi […] Terza viene l’acqua di pozzo scavato in collina o anche nella valle, ma non troppo in basso. Pessima è l’acqua che scorre lenta e s’impaluda. Quella poi che sta sempre ferma nella palude è pestilenziale. Eppure anche questo liquido, per natura sua tanto nocivo, d’inverno si migliora mescolandosi alle piogge: cosa che dimostra ad evidenza la bontà dell’acqua che viene dal cielo, se è capace di rendere innocuo il veleno dell’acqua marcita. Ma ho già detto appunto che l’acqua piovana è la migliore per bere. I ruscelli scorrenti giovano moltissimo a temperare i calori estivi […] se le condizioni della regione lo permettono si faranno passare attraverso la fattoria comunque siano purché abbiano acqua dolce”.

Consigli utili. Ma l’acqua nella Roma antica iniziava ad essere utilizzata anche per il benessere personale con bagni caldi e freddi, docce, abluzioni, inalazioni, e come bevanda curativa. Anche un sapiente come Plinio il Vecchio scrisse che nessun elemento naturale era più “miracoloso”, e classificò le acque sulla base di temperature e composizioni chimiche, in sulfuree, bituminose, alluminose, acidule, saline e ferruginose, evidenziando l’effetto diuretico e l’efficacia contro alcune malattie, persino del sistema nervoso. La cura delle acque si diffuse con Asclepiade, giunto a Roma dalla Bitinia al tempo di Pompeo nel I secolo a.C., per cui la calda acqua termale curava patologie dell’alimentazione come gotta e calcolosi.

Oggi, sulla qualità dell’acqua distribuita non possono esserci dubbi. La nostra legislazione ha adottato parametri ancor più rigorosi della Direttiva europea e dei limiti stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’eccellente qualità a monte della nostra acqua destinata al consumo umano e all’irrigazione è innegabile. La preleviamo da fonti purissime e mantiene le sue caratteristiche organolettiche. Sono rigorose e costanti le misure di controllo e il trattamento garantisce l’abbattimento di ogni possibile rischio. In ogni istante, tutti i parametri più sgnificativi – cloro, torbidità, pH –, sono sotto osservazione, e in media, sono circa 100.000 le analisi effettuate all’anno dal gestore di un nostro acquedotto, alle quali di aggiungono gli ulteriori e rigorosi controlli dei tecnici delle Aziende sanitarie locali. Insomma, scherziamo su tutto ma non sull’acqua.

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