LE AREE INTERNE CALABRESI TRA DECLINO DEMOGRAFICO E DISUGUAGLIANZE SOCIALI

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di FRANCESCO RAOUno tra i fenomeni più significativi che sta caratterizzando le aree interne calabresi è il progressivo declino demografico. Secondo i recenti dati Istat, la popolazione dei comuni montani della Calabria ha subito una contrazione del 15% nell’ultimo decennio e le previsioni per il futuro non sono alquanto differenti. Tale circostanza, evidenzia tra l’altro, un incremento dei tassi migratori giovanili verso i grandi centri urbani e verso l’estero, meta quest’ultima scelta anche per compiere gli studi universitari.

Questo processo, come asseriva Parsons, può essere analizzato attraverso il “paradigma della modernizzazione” allora attuato attraverso lo spostamento verso le città, scelta che in passato rappresentava una tappa obbligata dello sviluppo socioeconomico delle società industriali. Tuttavia, nel contesto calabrese, il fenomeno osservato assume connotazioni particolarmente problematiche poiché si accompagna a un sensibile invecchiamento della popolazione residente e ad una crescente difficoltà nel garantire la sostenibilità sociale ed economica di queste comunità.

La conseguente contrazione sociale, ci consente oggi di poter meglio interpretare l’esodo giovanile non solo come una questione economica ma assume una nuova polarità rappresentata come fenomeno culturale. Difatti, la mancanza di opportunità occupazionali e la scarsa valorizzazione del capitale culturale locale inducono i giovani a cercare altrove prospettive di mobilità sociale ascendente, indebolendo le reti sociali dei territori e la capacità di auto-rigenerazione delle comunità locali.

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La marginalizzazione infrastrutturale e la disparità di accesso a molti servizi, nel seguire le teorie della geografia critica di Harvey, continuano ad evidenziare come le aree interne soffrano a causa di una strutturale criticità determinatasi tanto a causa dalla storica carenza di investimenti in infrastrutture e servizi essenziali quanto nella crisi demografica che ha inciso notevolmente a livello regionale. Seppur il Pnrr sia stato una opportunità per il Meridione, praticando la dovuta cautela dell’osservatore, sino a quando non saranno concluse le azioni ad esso riconducibili, in questa sede considereremo quanto nel tempo ha affermato lo Svimez e per avere maggiore contezza dei dati il 40% dei comuni calabresi risulta privo di un adeguato collegamento ferroviario, mentre il 60% delle aree rurali non dispone di un’infrastruttura digitale efficiente.

Analoghe criticità sono rappresentate per i collegamenti viari e nei periodi estivi, vista l’assenza dei servizi di trasporto dedicati agli studenti, la mobilità per i giovani è un dramma. Vi è da puntualizzare un notevole impegno messo in atto dall’attuale governo regionale della Calabria, attualmente proiettata verso la fine del commissariamento sanitario ma la scarsità di presidi sanitari, il continuo accorpamento degli Istituti scolastici e la carenza di opportunità lavorative, continuano ad alimentare un circolo vizioso nel quale lo spopolamento e l’impoverimento socioeconomico rappresentano la criticità maggiore per la Calabria. A supporto di una ripresa strutturale, vi è anche una debolezza manifestata dalle reti associative presenti nei piccoli centri che ostacola i processi di innovazione e cooperazione.

Eppure, come sancito dalla Corte costituzionale con la sentenza 131/2020, gli elementi essenziali per un rilancio strutturato dei territori può trovare ampia attuazione grazie a processi di co-progettazione svolta tra Enti Locali e Terzo Settore. In tal senso, ancora non sono evidenti grandi risultati, ma attraverso la nuova programmazione del welfare regionale, sicuramente giungeranno importanti novità. In contropartita, si registra una diffusa sfiducia nelle istituzioni, fenomeno non più presente nel solo segmento sociale adulto, l’evidenza oggi è presente anche in una parte della platea composta dai giovani adulti. Tale circostanza potrebbe ulteriormente scoraggiare gli investimenti in nuove tecnologie, limitando nel medio e lungo periodo le possibilità di sviluppo. A ciò si aggiunge una constatazione per la quale le difficoltà a capitalizzare le competenze ed i titoli di studi conseguiti, porta i giovani a non intravedere la Calabria come una terra nella quale realizzarsi. Insomma, quel paradosso per il quale il futuro non attenderà i più bravi, ma si limiterà ad accogliere i mediocri rischia di impoverire culturalmente le future generazioni mettendo anche a rischio la tenuta sociale e democratica. 

La Calabria può contare su particolari opportunità per alimentare uno sviluppo endogeno e, nonostante le criticità strutturali evidenziate, le aree interne della regione possono rappresentare un laboratorio di innovazione sociale ed economica in cui la valorizzazione delle risorse presenti rappresentano la chiave del rilancio. Tra le strategie più promettenti emergono: il turismo esperienziale e la valorizzazione del patrimonio culturale.

L’approccio della glocalizzazione suggerisce una via d’uscita dall’isolamento attraverso l’integrazione tra identità locali e dinamiche globali ponendo queste esperienze come un vero e proprio volano di sviluppo. In tal senso, l’esperienza post covid e l’importantissimo risultato conseguito dagli aeroporti calabresi, con una tendenza di incremento percentuale elevatissimo, ne certificano la fattibilità. Occorre però affrontare in modo sinergico e veloce la capacità di accoglienza e la capacità di fornire ed erogare servizi turistici.

La sola valorizzazione dei borghi storici, animata dalle tradizioni locali, può attrarre segmenti di visitatori interessati all’autenticità e alla sostenibilità ma occorre anche un salto di qualità per consentire la permanenza turistica e la destagionalizzazione delle presenze turistiche. Anche l’agricoltura sostenibile e le reti di economia circolare, messe in azione con l’intento di consolidare nuovi processi di resilienza economica nelle aree rurali, potrebbero promuovere pratiche agricole biologiche sostenibili, promozione di filiere corte e l’ospitalità diffusa. 

Infine, la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica oggi più che mai svolgono un ruolo cruciale in quanto, oltre a ridurre le distanze geografiche creano nuove opportunità occupazionali. Perciò, l’investimento in banda larga e lo sviluppo di spazi di co-working nelle aree rurali potrebbero favorire il fenomeno del remote working attraendo nomadi digitali generando nuove dinamiche sociali. Secondo una fonte del Ministero dello Sviluppo Economico del 2023, viene stimato che l’estensione della fibra ottica nelle aree marginali possa aumentare la produttività del 12%.

Infine, la transizione energetica e le comunità energetiche rinnovabili sono la prospettiva di uno sviluppo sostenibile che enfatizza il rilancio delle aree periferiche.  Da questa breve ed incompleta analisi sociologica delle aree interne calabresi credo sia intuibile che il loro declino non sia un destino ineluttabile, bensì il risultato di scelte politiche e processi economico-sociali che possono essere ripensati e invertiti. Il rilancio di questi territori richiede un approccio integrato, capace di coniugare innovazione tecnologica, valorizzazione culturale e sostenibilità ambientale. Per raggiungere ed ottimizzare gli obiettivi sarà indispensabile il coinvolgimento delle giovani generazioni e il rafforzamento della governance territoriale, realtà che rappresentano i fattori determinanti per il successo di queste strategie. (fr)

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[Francesco Rao è docente a contratto cattedra di sociologia generale – Università “Tor Vergata” Roma]

 



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