”Papa Francesco modello morale, ha dato uno scossone alla Chiesa”

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Il sacerdote e fondatore di Libera: “Ha la capacità di farsi piccolo accanto ai piccoli, senza mai rinunciare ad ammonire i grandi del pianeta

Papa Francesco è una persona di grande umanità e di grande umiltà. Il suo Pontificato ha rappresentato in tutti questi anni un faro morale e spirituale, non soltanto per i cattolici, in un momento in cui l’umanità sembra averne maggior bisogno, avvolta com’è da un triste presagio di tempi bui di ritorno”. A dirlo, intervistato da La Stampa, è Don Luigi Ciotti, fondatore del GruppoAbele e presidente di Libera. Bergoglio ha costruito un grande rapporto di stima e fratellanza cristiana con il sacerdote piemontese. “In Papa Francesco ho trovato un padre, ma anche un fratello attento, che chiede come stai, con cui ci si confida, con cui si vivono incontri non formali”, ha raccontato. “Una persona di straordinaria forza comunicativa, che ci ricorda che le parole sono azioni e dunque sono responsabilità. Non si deve parlare a sproposito, non si deve parlare dicendo il falso o omettendo il vero. Lui ci invita a pronunciare parole di vita. Come quando ha incontrato le donne che si liberano dalla mafia”. Il loro primo incontro ha avuto come sfondo proprio questo tema di cui Don Ciotti si occupa da lunghissimo tempo con la sua associazione. “Mi ha detto: ‘Non conosco bene il problema mafia. Ti chiederei di mandarmi degli appunti. A me! Che sono piccolo piccolo! Se mia madre fosse viva non crederebbe che il Papa mi ha chiesto degli appunti. Nel nostro primo incontro a Casa Santa Maria gli ho portato un caffè tostato piemontese. Il Papa mi chiese: Chi ti ha ordinato sacerdote? Quando gli ho risposto il cardinale Pellegrino si è illuminato: “Sai una cosa, mi ha detto, quando i miei nonni si sono trovati in grave difficoltà, a dare loro una mano è stato un giovane prete di nome Pellegrino”. A questo punto gli ho chiesto se voleva incontrare un migliaio di familiari delle vittime della mafia. Lui mi ha interrotto con un’unica parola: “Vengo!”. In quell’occasione, ha ricordato Don Ciotti, “il Papa ha avuto parole stupende per tutti. Ha dimostrato sensibilità, affetto, attenzione. Lui, guardandoli, ha detto loro: ‘Voglio parlare ai grandi assenti. Agli uomini della mafia’. È davvero un uomo di grande coraggio Papa Francesco. ‘Ve lo chiedo in ginocchio. Convertitevi”’. Grandissimo l’impegno del Pontefice sul fronte antimafia. “Recentemente ha voluto che si facessero due giorni sui beni confiscati alla mafia. E allora li abbiamo fatti. Possiamo dare case ai poveri, case per le associazioni”. Secondo il sacerdote, il pontificato di Francesco “ci sta consegnando una eredità luminosa che può continuare a indicarci la strada: una strada da percorrere insieme a tutti gli uomini di buona volontà, al di là dei riferimenti religiosi, politici e culturali. La strada verso la giustizia sociale e ambientale, verso una pace fondata sulla promozione del bene comune. La sua è stata una Chiesa capace di spalancare finalmente le porte. E in tutti questi anni ha spalancato le porte della Chiesa per far entrare tutti, a partire dai più poveri, i più deboli, i discriminati e i sofferenti”. Ma porte aperte, ha aggiunto, “anche per diventare Chiesa in uscita: una comunità che va incontro ai problemi del mondo perché se ne sente coinvolta, consorte dentro la grande famiglia umana, responsabile di garantire dignità e diritti a qualsiasi fratello o sorella. Porte aperte e braccia spalancate, che Francesco per primo ha sempre teso verso le persone che si sono rivolte a lui in cerca di consiglio o consolazione”. Parlando del suo aspetto personale, del Bergoglio uomo di Chiesa, Don Ciotti ha detto “ho potuto toccare con mano la sua umiltà, la sua estrema facilità di entrare in comunione con la gente, di farsi piccolo accanto ai piccoli, senza mai rinunciare ad ammonire i grandi del pianeta per le loro colpe o inadempienze”. “A mio avviso – ha commentato – la sua è stata una conversione, un ritorno radicale al Vangelo, alla sua essenzialità spirituale e alla sua intransigenza etica. Lo abbiamo visto nella sua attenzione agli ultimi, ai diseredati, alle persone nelle carceri, nella preoccupazione sempre viva per le sorti dell’ambiente, nella fermezza contro i mali che affliggono la società contemporanea e in parte anche la Chiesa stessa: individualismo, egoismo, corruzione. Ha dato un salutare scossone alla Chiesa tutta, ai religiosi, ai laici, ai fedeli, chiamandoci a prendere coscienza dei nostri limiti e delle nostre contraddizioni, delle nostre pigrizie e dei nostri compromessi morali. Guardava con più fiducia ai non credenti piuttosto che ai ‘cristiani da salotto’”.

Foto © Imagoeconomica

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