Riflessioni sulla pena di morte Lo Stato non deve uccidere
Leopoldo di Toscana nel 1786 per primo abolì la pena di morte, ma nel mondo è ancora in vigore
Il 30 Novembre 1786 avvenne un fatto rivoluzionario voluto dal Granduca Pietro Leopoldo di Toscana: per la prima volta al mondo fu abolita la pena di morte. La legge di Leopoldo era anche contro le torture e il carcere preventivo e istituiva la difesa d’ufficio per i poveri.
Già nel 1764, il filosofo Cesare Beccaria nella sua più celebre opera, «Dei delitti e delle pene» si era opposto alla crudeltà e alla durezza delle condizioni nelle prigioni sostenendo che non servivano a dissuadere dal compiere delitti; al contrario un trattamento dignitoso poteva aiutare un condannato a riconoscere la propria colpa e a pentirsi.
Eppure la pena di morte oggi è ancora diffusa in quasi tutti i continenti e di fronte ai terribili omicidi che raccontano le cronache molti pensano che si dovrebbe ricorrere ad essa. Chi è a favore ritiene che condannare alla pena di morte un assassino possa servire da esempio ed evitare che altri commettano lo stesso delitto.
Se così fosse nei Paesi dove è in vigore il tasso di criminalità dovrebbe essere minore, invece i dati non confermano tale ipotesi.
Inoltre in alcuni Paesi è usata secondo principi che contraddicono i diritti umani fondamentali: ricordiamo il caso di Mahsa Amini, una giovane studentessa iraniana, che nel 2022 è stata uccisa dalla Polizia morale per aver indossato scorrettamente il velo.
Per motivi religiosi lo Stato ha tolto la vita ad una persona! Si può accettare un fatto simile se il diritto alla vita è il primo che deve essere garantito a tutti? Si sa inoltre che in alcuni Stati americani i giudici sono condizionati da motivi razziali e gli imputati rischiano la condanna a morte anche se hanno malattie mentali o se non possono pagare buoni avvocati.
In Italia la pena di morte era in vigore durante il fascismo, ma la nuova Costituzione della Repubblica all’articolo 27 indicò, tra i principi fondamentali dell’ordinamento penale, quello secondo cui le pene non devono solamente punire chi si è reso colpevole di un reato, ma mirare alla sua rieducazione perché possa reinserirsi nella società.
Sono tanti i motivi per cui secondo noi la pena di morte è ingiusta: innanzitutto non dà modo a chi sbaglia di rimediare, di pentirsi e diventare una persona migliore che possa mettersi a servizio della società. Inoltre si può rischiare di uccidere una persona innocente, come in alcuni casi é avvenuto. Lo Stato deve rispettare e garantire a tutti il diritto alla vita e alla salute, anche a coloro che hanno commesso gravi reati.
Abbiamo intervistato la volontaria di Amnesty International Margherita Giuntini.
In quali Paesi agisce? Amnesty opera principalmente nei Paesi democratici, ma anche dove i diritti umani non sono rispettati, e segue i conflitti come quello in Medio Oriente.
Dove viene applicata la pena di morte? Per quali reati? Nel 2023 ci sono state 1153 esecuzioni tra Afghanistan, Arabia Saudita, Bangladesh, Corea del Nord, Egitto, Iran, Iraq, Kuwait, Palestina, Singapore, Siria, So-malia, Stati Uniti d’America, Vietnam, Yemen; in Cina il numero è segreto di Stato. Tra i reati il primo è l’omicidio, poi droga, religiosi, adulterio, sequestro di persona, violenza sessuale e contro lo Stato.
Con quali metodi è applicata? La decapitazione in Arabia Saudita, l’impiccagione in Bangladesh, Egitto, Iran, Iraq, Kuwait, Singapore e Siria, l’iniezione letale in Cina, Usa e Vietnam, la fucilazione in Afghanistan, Cina, Corea del Nord, Palestina, Somalia e Yemen. Dopo la condanna è possibile il perdono? Sì, è possibile. Per commutazione con il carcere, grazia o proscioglimento.
Perché la pena di morte è ingiusta? Perché infrange il diritto alla vita, non dà possibilità di riabilitazione e non è dimostrato il suo valore deterrente.
Cosa fa Amnesty contro la pena di morte? Firme, appelli e coordina associazioni in difesa della vita.
Articoli e disegni sono realizzati dalla classe 2^ E della Secondaria di primo grado Vanghetti Istituto comprensivo Empoli Est: Geraldo Alviar, Maria Stella Benassi, Giorgio Bianchi, Tommaso Cantini, Edoardo Checchi, Teimuraz Chutlashvili, Pablo D’Elios, Karim El Hadri, Diego Fontanelli, Francesca Fornillo, Ettore Freschi, Costantino Masiello, Riccardo Mazzoni, Leonardo Parentini, Giulia Pizzino, Giovanni Ramagli, Jacopo Regini, Tiberio Rosa, Rebecca Rotolo, Edoardo Salvini, Rita Semeraro, Gabriele Tuccimei, Monica Wu, Zhi Jian Wu.
Docente tutor Claudia Giuntini.
Dirigente scolastico Marco Venturini.
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