“Bloccato il trattore arrivato a decespugliare”

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“Il Bosco di Ospizio non si tocca”. Il professor Ugo Pellini con altri otto attivisti del Comitato si sono parati davanti al trattore dotato di trincia che doveva decespugliare il perimetro dell’area verde, e con un pacifico sit-in improvvisato hanno bloccato l’inizio dei lavori, dialogando con gli operai.

Altri manifestanti con striscioni e cartelli sono rimasti all’esterno della proprietà Conad, chiedendo di poter avere un confronto con l’azienda e l’amministrazione comunale.

È avvenuto ieri attorno alle 10, quando le squadre di due ditte sono entrate per eseguire operazioni preliminari e di taglio del sottobosco, nel quale tra l’altro saltellava un capriolo spaventato dai macchinari.

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Sul posto in breve sono arrivati agenti della Digos e della polizia municipale, che hanno identificato le persone che erano penetrate nella zona recintata, illustrando loro i rischi anche penali a cui sarebbero andati incontro: la denuncia per invasione di proprietà privata e l’eventuale richiesta di danni per la giornata di lavoro fatta perdere alle maestranze. Conad dal canto suo non intende commentare l’episodio, né ha preso contatto con il Comitato.

“Residenti amici ci hanno segnalato che lunedì erano cominciati i sopralluoghi per lo sfalcio… Ma hanno sfalciato tutto il giorno. Così abbiamo deciso di intervenire – raccontano gli attivisti, donne e uomini di ogni età –. Non avevamo deciso nulla di preciso, all’inizio siamo rimasti davanti all’ingresso del cantiere”, nello stradello lato Busetti, sul retro del Circolo Stranieri.

Quando è arrivato il trattore, parte del gruppo è entrato di corsa e lo ha circondato. L’operatore per sicurezza ha subito spento il mezzo, avvertito il capocantiere e si è acceso una sigaretta in attesa di indicazioni.

“L’idea – proseguono gli ecologisti – è di presidiare a oltranza. In teoria i lavori di edificazione dovrebbero iniziare entro fine anno. È da tanto tempo che chiediamo le date ed il programma dei lavori, nessuno ci ha mai risposto”.

Cita Salvator Allende, il professor Pellini: “Loro hanno la forza ma non la ragione”. E spiega: “Io sono qui per protestare perché la legge non è uguale per tutti: il Regolamento comunale del Verde prevede che per tagliare un albero bisogna documentarlo, fare foto, indicare le dimensioni ecc, cosa che Conad non ha fatto. Nello pseudo censimento che hanno redatto, ci sono alcuni alberi che non hanno nome e dimensioni… e verranno tagliati. Verranno tagliati 154 alberi su 358 pari al 43%”.

Gli attivisti e i residenti-sentinella sono determinati, anche davanti al rischio di denunce: “Siamo lavoratori, non siamo benestanti – afferma Andrea Mantovani –. Un po’ di preoccupazione c’è, ma crediamo che la nostra lotta sia importante. Il Comitato si è costituito da un anno: c’è dentro sacrificio, impegno, emozioni, confronto… L’idea è di continuare”.

“Hanno iniziato a distruggere il sottobosco, dove ci sono le piante giovani in crescita e un habitat da proteggere. Il futuro… – racconta Alex Bezzi, uno degli occupanti –. Il rischio di denuncia e repressione da parte delle forze dell’ordine l’abbiamo messo in conto: è minore rispetto a non avere più un polmone verde in città”.

Alex è residente a Quattro Castella: perché è disposto a rischiare il candore della fedina penale per Reggio?

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“Il Bosco di Ospizio è un simbolo di un discorso più ampio. Questa potrebbe essere la prima lotta civile vinta contro la cementificazione a Reggio, creerebbe un precedente per dire ai Comuni che la cittadinanza c’è e bisogna tenerne conto. Il riferimento ideale, Dna fondante del Comitato del Bosco, sono i movimenti non violenti Ultima Generazione e Extinction Rebellion” che, con azioni dirette e disobbedienza civile, chiedono ai governi di condividere con i cittadini le decisioni relative all’emergenza climatica ed ecologica.

Il riferimento concreto? “Il Comitato Besta di Bologna”, dove i cittadini sono riusciti ad ottenere dal sindaco Lepore la tutela dalle ruspe del parco Don Bosco. L’appello del Comitato reggiano è semplice: “Chiediamo a chi segue la nostra battaglia la massima allerta e la massima vicinanza… Certo, per ora gli alberi più grandi sono salvi: ma per quanto? È una pessima giornata che ci richiede, però, di raccogliere tutta la nostra forza e la nostra volontà ostinata e contraria. Aiutateci: ora più che mai, siate attenti, diffondete la voce, monitorate l’avanzamento dei lavori. Siateci. Salviamo il bosco insieme. Finché esiste ancora, degno di portare questo nome”.



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