(Teleborsa) – Il presidente americano Donald Trump avanza a grandi passi verso l’imposizione di dazi a pioggia contro i principali partner commerciali: Cina, Messico e Canada, ma anche l’UE. Dopo aver fatto scattare da subito i dazi aggiuntivi del 10% contro la Cina, per l’importazione di auto elettriche, il leader statunitense ha confermato la volontà di far scattare anche tariffe del 25% contro il Messico ed il Canada a partire da inizio aprile. Contro i due Paesi, infatti, la politica protezionistica di Trump era stata solo congelata, in attesa dello svolgimento di trattative volte a ottenere altri vantaggi economici o di altro tipo (immigrazione, traffico di droga ecc).
L’operatività delle nuove tariffe contro Messico e Canada inasprirà la guerra commerciale, coprendo sempre più prodotti, soprattutto quelli importati dalla Cina, e rischia di raggiungere anche l’Europa, che ha già annunciato una politica di reciprocità . Ma quali impatti avrà questo sull’economia globale? E come impatterà sugli USA e sulla politica monetaria?
Si profila una guerra commerciale globale
“Le tariffe reciproche segneranno la fine del sistema commerciale multilaterale che gli Stati Uniti hanno messo in atto dopo la Seconda guerra mondiale, spiega Raphael Olszyna-Marzys, International Economist di J. Safra Sarasin, ricordando le regole del WTO ed il principio dell’uniformità delle tariffe applicate e spiegando che molti Paesi, inclusa la UE, hanno in piedi tariffe ben più alte di quelle applicate dagli Stati Uniti.
Secondo l’esperto “le tariffe reciproche potrebbero spingere altri paesi ad allentare le proprie barriere commerciali”, ma “in pratica, è più probabile che provochino ritorsioni“. “Anche se l’Europa potrebbe offrire alcune concessioni – sottolinea – è improbabile che accetti il principio delle tariffe reciproche senza rispondere in modo analogo. Si profila una guerra commerciale“.
“Per l’amministrazione Trump, i dazi non sono solo uno strumento di politica commerciale, ma anche un mezzo per aumentare le entrate e compensare i tagli fiscali interni. Più in generale, fanno parte di uno sforzo per rimodellare un ordine economico globale che la Casa Bianca vede sempre più sbilanciato contro gli interessi nazionali dell’America”.
“Una nuova guerra commerciale intaccherebbe la crescita globale e farebbe aumentare i prezzi”, cocnlude l’esperto di J. Safra Sarasin, citando le stime del Peterson Institute for Public Policy, seocndo cui “imporre tariffe del 25% su Canada e Messico, aggiungendo un altro 10% di prelievi sui beni cinesi, ridurrebbe di meno di mezzo punto percentuale la crescita del PIL statunitense e aggiungerebbe circa lo stesso importo all’inflazione. Messico e Canada, che dipendono fortemente dagli Stati Uniti per le loro esportazioni, cadrebbero in una grave recessione e vedrebbero un grande aumento dell’inflazione”.
Gli impatti finanziari della politica dei dazi
I mercati finanziari, secondo gli esperti di State Street, tendono a reagire in modo diretto agli annunci sui dazi a causa dell’aumento dell’incertezza e della valutazione del rischio. Le azioni statunitensi, in particolare i titoli a grande capitalizzazione, hanno registrato una significativa volatilità durante la guerra commerciale USA-Cina del 2018-2019, con l’S&P 500 che ha perso il 5% nei giorni chiave degli annunci tariffari. Nel medio termine, l’impatto dei dazi varia tra le diverse asset class.
Volatilità sull’azionario – Le azioni tendono ad affrontare una volatilità marcata nel breve periodo poiché gli investitori reagiscono ai cambiamenti nelle politiche commerciali. Tuttavia, nel tempo, l’aumento dei costi, l’indebolimento della domanda e le ristrutturazioni aziendali riducono la crescita degli utili, incidendo sulla valutazione dei titoli.
Obbligazionario favorito nell’immediato – Le obbligazioni, in particolare i Treasury statunitensi, possono trarre beneficio dai dazi se questi contribuiscono a un rallentamento economico che spinge le banche centrali a ridurre i tassi di interesse per stimolare la crescita. Ciò può rendere più interessanti gli asset a reddito fisso. Tuttavia, i rischi inflazionistici possono complicare le dinamiche del mercato obbligazionario. Se i dazi generano pressioni inflazionistiche durature, i rendimenti obbligazionari potrebbero aumentare poiché gli investitori richiedono rendimenti più elevati per compensare il rischio inflazionistico.
Dollaro favorito sul valutario – Nei mercati valutari, i dazi possono influenzare significativamente i tassi di cambio alterando i saldi commerciali ed i flussi di capitali. In teoria, i dazi imposti da un paese possono portare a un apprezzamento della valuta, se migliorano il saldo commerciale riducendo la domanda di beni esteri. In pratica, le dinamiche dei tassi di cambio sono molto più complesse, poiché dipendono da molteplici fattori macroeconomici oltre ai dazi, come la mobilità dei capitali, le aspettative di mercato, le elasticità commerciali e la forza economica relativa dei paesi coinvolti. Ad esempio, a riduzione delle importazioni può migliorare il saldo commerciale, rafforzando la valuta nazionale. L’incertezza potrebbe invece scoraggiare gli investimenti esteri, indebolendo la valuta nazionale. Le posizioni speculative potrebbero poi amplificare la volatilità del tasso di cambio.
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