La sfida più significativa in un contesto emergenziale – si pensi ai casi di terremoti, di incendi boschivi o di alluvioni − è quella di consentire all’IA l’elaborazione di una mole ingente di dati che, in funzione predittiva, permetta di evitare o contenere gli effetti dell’evento e fornisca agli operatori del soccorso strumenti attendibili per velocizzare il processo decisionale e di intervento. L’etica pone delle domande e impone una riflessione: un drone o un robot con notevole velocità di azione e di intervento, in un contesto in cui la velocità si traduce nella tutela della vita e dell’incolumità, potrà mai sostituire l’uomo?
Il tema dell’etica nell’approccio alle varie disamine sull’intelligenza artificiale pone al centro di un osservatore attento gli stessi delicati dubbi sollevati dalla lettura del Prometeo di Esiodo ed Eschilo, il Titano filantropo condannato a pena eterna da Zeus.
La colpa di Prometeo è quella di aver insegnato agli uomini la tecnica che li farà evolvere, di averli emancipati verso il progresso, di aver creato le basi per un costante miglioramento della loro condizione, la quale non dipende dall’intervento divino; e forse, quindi, la colpa più grande di Prometeo è quella di aver celebrato la speranza dell’uomo di poter essere eterno e di poter superare i limiti della morte.
Paolo Benanti − Francescano del Terzo Ordine Regolare, teologo, consigliere di Papa Francesco, unico italiano membro del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite, esperto di etica, bioetica ed etica delle tecnologie − in una intervista[1] rilasciata a Luca Cari, Direttore Responsabile della Rivista “Noi Vigili del Fuoco” paragona l’intelligenza artificiale alle grandi scoperte dell’umanità e afferma che di fronte a questa sfida «l’eticista ha sostanzialmente un compito fondamentale, quello di chiedersi che tipo di forma d’ordine e di disposizione del potere introduce questa tecnologia nel suo impatto in un contesto sociale».
Cosa vogliamo che cambi all’interno dei contesti in cui operiamo e quale potere vogliamo riconoscere all’IA nei processi di cambiamento? Per il teologo esistono due filosofie di progettazione: una filosofia di competizione, dove l’urgenza e la velocità di una scelta decisionale fa prevalere la decisione automatizzata su quella umana e una filosofia di design dove l’IA viene utilizzata per aumentare la capacità di reazione e la capacità decisionale dell’essere umano.
L’eticista non può non osservare come risieda nel concetto stesso di sviluppo, l’ampliamento e non l’annichilimento di ciò che è il valore della persona e del suo patrimonio nei vari contesti in cui opera.
Nel campo del soccorso, dove la velocità di intervento significa tutela della vita e dell’incolumità pubblica, una delle possibilità che si sta diffondendo, nell’ambito delle operazioni di spegnimento degli incendi, è il ricorso a robot teleoperati a distanza.
Da qualche anno, l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL) stanno collaborando per realizzare un sistema robotico teleoperato, destinato a supportare – tra gli altri –anche i vigili del fuoco. Il gruppo costituito presso l’INAIL, coordinato dall’ing. Sara Anastasi, sta lavorando per implementare il sistema in contesti lavorativi ad alto rischio, al fine di ridurre l’esposizione degli operatori a situazioni particolarmente pericolose, surrogando quindi l’intervento umano diretto.
Il sistema include il robot HyQReal, un quadrupede progettato per navigare in ambienti difficili, corredato di un manipolatore robotico, di un’interfaccia pilota di teleoperazione aptica e di un sistema di visualizzazione remota immersiva. Il progetto cofinanziato dall’Unione Europea costituisce un’idea e un esempio di quella filosofia di design in cui l’uso dell’IA potenzia il Know how dell’uomo nel suo contesto operativo, ne amplia le potenzialità, ne estende la portata, rimanendo fedele alla sua natura e alla sua missione umana e istituzionale.
La sfida certamente più significativa in un contesto emergenziale (sisma, incendi boschivi, alluvioni) è quella di consentire all’IA l’elaborazione di una mole ingente di dati, che in funzione predittiva porti ad evitare o almeno contenere gli effetti dell’evento e fornisca agli operatori del soccorso strumenti attendibili per velocizzare il processo decisionale e di intervento.
Nel contesto internazionale la NASA ha già da tempo sviluppato AUDREY, un’applicazione software che utilizza algoritmi di intelligenza artificiale per elaborare dati da telecamere termiche, nonché sensori e droni per fornire agli operatori del soccorso informazioni in tempo reale sulla traiettoria, sull’intensità e sull’evoluzione del fuoco ed anche sui pericoli e le strategie ottimali per contenere ed estinguere l’incendio. In Europa, la Commissione Europea ha finanziato un piano triennale di sviluppo di nuove capacità di intervento in fase emergenziale per il quale l’Italia ha presentato un progetto che si è distinto per innovazione tecnologica: una flotta di veicoli, tra cui Motorhome rescEU CBNR,un prototipo di laboratorio mobile con posto di comando avanzato che testa l’impiego di tecnologie d’avanguardia come ad esempio l’uso di un drone che riprende l’area interessata da 60 m di altezza.
Il Corpo Nazionale ha già sperimentato, nell’ambito degli incendi boschivi, l’uso di simulatori VR per l’addestramento del personale ed ha sviluppato un’app con la quale è possibile simulare le attività di sopralluogo per la ricerca delle cause di incendio e di esplosione, un applicativo in ambito USAR per l’intervento di valutazione “Assessment” in luoghi colpiti da terremoto, oltre ai simulatori di guida e di volo già in uso da diverso tempo. Il Corpo ha inoltre acquisito un applicativo testato nell’ambito del Progetto Europeo IGNIS utilizzato per la formazione del personale nella lotta contro gli incendi boschivi, anche ai fini dell’interoperabilità formativa ed operativa con i vigili del fuoco degli altri Paesi europei e punta, attraverso la formazione del personale specialistico, a riprodurre scenari di emergenza in cui l’operatore, in assenza di rischi, può muoversi ed apprendere dai propri errori.
Il Nucleo Investigativo Antincendi ha anche realizzato, con l’ausilio di professionalità esterne, attività addestrativa volta a simulare le varie fasi di un sopralluogo giudiziario. I discenti, mediante un proprio Avatar in modalità immersiva con un visore o in modalità web browser, mediante una piattaforma possono entrare da qualsiasi località nella riproduzione digitale della Scuola di investigazione e attraverso i Digital Twin, copie digitali di oggetti reali, possono predisporre all’interno dell’ambientazione qualsiasi elemento richiesto dal contesto. L’Università di Genova sta lavorando in collaborazione con il Politecnico di Torino ad una tecnologia che utilizza droni in flotta in grado di raccogliere da sensori dati e immagini per poi collegarli ad una piattaforma di gestione automatizzata dei droni stessi, che ha lo scopo di generare modelli tridimensionali, carte tematiche, analisi della biomassa. Tutto ciò al fine di migliorare la gestione delle operazioni da terra e in volo.
In conclusione, se Prometeo, che rubò il fuoco agli dei per donarlo agli uomini, oggi, per domare le fiamme di un incendio, proponesse un HyQreal o un drone in sostituzione di un vigile del fuoco, non solleverebbe forse gli stessi dubbi etici di migliaia di anni fa?
Sostituire una macchina all’uomo, proporre un robot innanzi ad una casa divorata dalle fiamme mentre i suoi inquilini devono essere messi in salvo, non sarebbe un po’ come sostituire l’ordine costituito fatto di certezze e procedure operative standard consolidate con innovativi e potenziali sistemi indistruttibili, autonomi da chi li ha progettati ed evocativi del desiderio di eternità che si cela nel mito di Prometeo? Ma in un contesto emergenziale, dove la velocità dell’azione e la rapidità della decisione possono fare la differenza, quale opzione dovremmo privilegiare?
L’etica che si pone costanti domande forse risolverebbe l’enigma attuando la filosofia di design di cui parla Padre Benanti. In quelle fiamme, il vigile del fuoco entrerebbe con HyQReal, per tendere la mano a quei volti che attendono una mano, uno sguardo, un sorriso, ma proteggerebbe anche la sua vita e quella della sua squadra attraverso un robot nato non per sostituirlo ma per esaltarne le potenzialità: innovazioni che siano forme di sviluppo e non surrogati dell’umanità.
Caterina Lisi
[1] Intervista a Padre Paolo Benanti di Luca Cari in “Noi Vigili del Fuoco”, Rivista Ufficiale VF – Ministero dell’Interno, n. 35, pp. 6-10, consultabile al seguente link:
https://www.vigilfuoco.tv/sites/default/files/noi_rivista/pdf/Noi_35_web.pdf
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