Terrorismo internazionale e criminalità organizzata – Tra di loro un viterbese – Davanti al gip gli imputati che hanno chiesto un rito alternativo – La procura di Istanbul nel frattempo ha chiesto 4 ergastoli per il curdo arrestato a Bagnaia
Viterbo – (sil.co.) – Criminalità organizzata e terrorismo internazionale, al via ieri nell’aula bunker del tribunale di Milano il processo ai 13 presunti sodali del boss curdo Baris Boyun, tra i quali il 32enne viterbese Giorgio Meschini, pronti a chiedere lo sconto di un terzo della pena previsto da riti alternativi dell’abbreviato e del patteggiamento. La settimana scorsa, nel frattempo, la procura di Istanbul ha chiesto 4 ergastoli per il quarantenne curdo, arrestato nove mesi fa a Bagnaia e tuttora detenuto in Italia, nell’ambito della maxi operazione dello scorso ottobre in cui è stata arrestata anche la moglie Ece.
Maxioperazione contro la mafia turca – La polizia in azione a Bagnaia – Nel riquadro Giorgio Meschini e Baris Boyun
Lo scorso 12 novembre il sostituto procuratore Bruna Albertini della direzione antimafia di Milano ha formalizzato al gip Roberto Crepaldi la richiesta di giudizio immediato per i 18 arrestati nel blitz interforze scattato all’alba del 22 maggio 2024, quando è finito in carcere il boss. In dieci furono catturati nella Tuscia, tra Vetralla, Montefiascone, Tuscania e Nepi. In manette finirono anche le due donne del boss, oltre al viterbese e a sei turchi arrestati tra Vetralla, Montefiascone, Tuscania e Nepi.
In carcere, come è noto, è finito per l’appunto anche il viterbese Giorgio Meschini, 32 anni, residente sulla Cassia Sud, tuttora detenuto al Nicandro Izzo di Viterbo, che all’interno dell’organizzazione avrebbe avuto il ruolo di autista. Ci sono poi i “turchi viterbesi”: Ahmet Durmus, 38 anni, e Firat Cogalan, 30 anni, residenti a Vetralla; Bayram Demir, 33 anni, residente a Nepi; Caglar Senci, 29 anni, residente a Tuscania; Friki Faith Cancin, 43 anni, e Kerem Akarsu, 25 anni, dimoranti a Montefiascone.
L’udienza davanti al gip Domenico Santoro si è aperta con le eccezioni sulla utilizzabilità delle difese ed è stata rinviata a marzo per i successivi adempimenti. Il giovane del capoluogo è assistito dall’avvocato Remigio Sicilia. Tra i difensori del foro di Viterbo che hanno chiesto un rito alternativo c’è anche l’avvocato Samuele De Santis, che assiste quattro imputati, mentre tra gli altri legali spicca il noto avvocato Giosuè Bruno Naso del foro di Roma.
Diciotto in tutto gli indagati che furono arrestati con il boss d’origine curda Baris Boyun, nel blitz interforze scattato all’alba del 22 maggio, quando è finito in carcere il super sorvegliato turco d’origine curda 41enne, che era ristretto ai domiciliari dal 21 marzo a Bagnaia, dove era guardato a vista da polizia, carabinieri e guardia di finanza in un’abitazione di via Cardinal G. Francesco de Gambara.
Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di detenzione e porto abusivo di armi anche clandestine e traffico internazionale di armi, favoreggiamento immigrazione clandestina, omicidi, stragi, traffico di sostanza stupefacente, riciclaggio, falsificazione di documenti di identificazione, ricettazione ed autoriciclaggio.
L’aula bunker del tribunale di Milano
Presunzione di innocenza
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.
26 febbraio, 2025
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