Agadez Niger.Italia e ONU abbandonano donne e bimbi nel deserto

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E’ italiana l’idea di abbandonare persone nel campo di Agadez, in mezzo al deserto del Niger. L’ONU è complice.

Sulla scia del movimento Refugees in Libya, le attiviste e attivisti di Refugees in Niger fanno sentire la propria voce. E’ in corso una protesta non violenta all’interno del campo per rifugiati di Agadez, in Niger, dove sono detenute migliaia persone grazie ai soldi dell’Europa e dell’Italia. Il 40% di loro sono bambini e bambine e minori sotto i 18 anni. Sono bloccati in mezzo al deserto, in un fatiscente e affollatissimo campo profughi e ci rimarranno per mesi, anni o per sempre, se non facciamo niente.

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I rifugiati hanno organizzato un sit-in perpetuo e protestano contro l’UNHCR che non vuole evacuarli in paesi sicuri. Espongono cartelli con il numero di giorni della loro permanenza in questo pezzo di mondo abbandonato dal mondo.

Ormai siamo al giorno numero 153. Più di 5 mesi.

In realtà sono molto più di 153 giorni che molte, tra queste persone, sono bloccate nel deserto di Agadez. La protesta dei Refugees in Niger è nominalmente iniziata a novembre 2023. La situazione non si sblocca. C’è un piano per tener lì tutte quelle persone ed è un piano targato Italia.

Il terribile campo profughi di Agadez è finanziato dall’Italia

Il campo profughi si trova a 15 km da Agadez, in zona desertica.

All’ingresso vi sono esposti il logo dell’UNHCR, la bandiera europea e la bandiera italiana. Il campo è finanziato dall’Italia.

Nel 2017 l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti firmò un accordo per finanziare il campo di Agadez attraverso il programma RDPP (Regional Development and Protection Programme) North Africa, gestito dal Ministero dell’Interno italiano. Nel maggio 2020, inoltre, l’Italia approvò un progetto di 2 milioni di euro per la “protezione e assistenza ai rifugiati e richiedenti asilo dentro la città di Agadez” e firmò un protocollo d’intesa “sull’identificazione e il monitoraggio dei migranti e dei rifugiati nel contesto dei movimenti misti” che considerava il Niger come “l’unico spazio alternativo per la protezione e le soluzioni per i richiedenti asilo e i rifugiati”.

La città di Agadez, in Niger, è al centro del sistema di controllo delle migrazioni. E’ allo stesso momento sia un crocevia che un limbo: i migranti spesso rimangono bloccati qui per anni.

Agadez è tristemente famosa perché vi avvengono scontri armati e violenze di ogni tipo.

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Le condizioni nella zona sono terribili. Non c’è né acqua né cibo nel deserto. I trafficanti abbandonano i migranti per strada, nel mezzo del deserto del Sahara. In molti muoiono, è rischioso. Moltissime sono le violenze sessuali denunciate da rifugiate e rifugiati. Agadez è anche un nodo della tratta nigeriana, che qui viene intercettata dagli sfruttatori libici.

Nel campo profughi ci sono migliaia di persone. Il loro arrivo qui avviene in uno dei seguenti modi:

  1. Profughi che arrivano via terra autonomamente fuggendo dai loro paesi di origine. Il flusso è ad ondate e si intensifica con il riacuirsi di conflitti armati nei vari paesi africani. Ad esempio nel primo trimestre del 2022 arrivarono circa 17 mila persone dal Mali e più di 8000 dal nord-ovest della Nigeria. Tutti fuggivano da guerre e violenze.
  2. Migranti di ritorno“, ovvero chi è riuscito ad arrivare in Nord Africa (Libia, Algeria o Tunisia) e poi è tornato indietro. I motivi del ritorno vanno dall’impossibilità di prendere in mare alla fuga da persecuzioni e violenze.
  3. Persone espulse via terra dai paesi nordafricani.  Libia, Tunisia e Algeria espellono persone abbandonandole nel deserto. Le caricano su camion e autobus e poi le scaricano nel deserti di paesi confinanti. La Tunisia usa in genere il deserto algerino; Libia e Algeria usano quello del Niger. Il 9 gennaio 2025 per esempio 613 persone di nazionalità nigerina furono trasferite dalla Libia alla città di Dirkou, nel nord del Niger. Nel 2024 il numero totale di persone espulse dall’Algeria verso il Niger è stato 26.031. Nel primo trimestre 2022 l’Algeria espulse in questo modo più di 8000 persone.
  4. Persone arrivate in aereo dalla Libia con voli di evacuazione UNHCR. Da quasi un decennio l’ONU usa i campi profughi del Niger per parcheggiare persone che intende evacuare in paesi europei o in Canada. Ma lascia le persone in Niger per anni.

La situazione politica in Niger e il colpo di Stato

Il 27 luglio 2023, il governo democratico di Mohamed Bazoum fu rovesciato dalla giunta militare Conseil national pour la sauvegarde de la patrie  che arrestò il presidente della Repubblica Mohamed Bazoum, eletto nel 2021, e mise a capo del Niger il generale Abdourahamane Tchiani (noto anche come Omar Tchiani).

L’Italia ritirò circa 65 militari dalla base militare italiana di supporto “Niamey” ma non interruppe gli accordi per le migrazioni.

Niger Agadez

Ogni giorno, da 5 mesi, queste persone mandano decine di foto a tutti gli attivisti e giornalisti che conoscono, me compresa.

Cosa possiamo fare? Una sola cosa: causa contro l’ONU !

L’ONU utilizza il terribile campo di Agadez per parcheggiare le persone, spesso a tempo indeterminato. Conosco persone che sono state ad Agadez due o tre anni. Questo sistema va cambiato!

Bisogna agire nei tribunali contro l’ONU e questa sua ignobile strategia. E’ un’azione legale al di sopra delle mie competenze e spero che chi può la intraprenda. Quello che invece so fare e posso fare è aiutare le singole persone e famiglie che sono in Niger.

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Vi racconto una cosa. In Libia l’UNHCR si vanta del fatto che non riceve ricorsi dai rifugiati a cui ha negato la protezione. In realtà ciò accade perché lo staff libico di UNHCR caccia le persone dai propri uffici e perché le persone respinte non hanno avvocati. Il mio collettivo – JLProject – un anno fa ha varato il sottoprogetto UNvisibles: fornisce avvocati alle persone abbandonate in Libia da UNHCR. Nel 2024 il nostro staff legale ha presentato ricorso ad UNHCR per una famiglia altamente vulnerabile con bimbi piccoli esclusa dalla protezione e dall’evacuazione. UNHCR ha rifiutato di rispondere al ricorso, violando i termini temporali. Non poteva rispondere negativamente perché la famiglia aveva i requisiti per avere la protezione, non voleva rispondere positivamente probabilmente per non creare un precedente. Alla fine hanno messo la famiglia su un volo di evacuazione di Sant’Egidio per Roma. Ora vivono a Riace e stanno bene. Dopo il successo del primo caso, UNvisibles ne ha presi altri.

Perché vi sto raccontando tutto questo? Perché vogliamo fare la stessa cosa con le persone in Niger. Vogliamo assisterle legalmente caso per caso. Non riusciremo ad aiutarle tutte, ma è sicuramente meglio che non fare niente. Ci servono soltanto… più avvocati.

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