Un sonoro “no” alla riforma della giustizia. Pienone nell’aula GIP del primo piano del Tribunale di Lecco per l’assemblea organizzata dalla Sottosezione lecchese dell’Associazione Nazionale Magistrati. L’incontro, tenutosi nel pomeriggio di giovedì 27 febbraio, ha visto la partecipazione di magistrati, giudici, avvocati, rappresentanti di vari enti e semplici cittadini, tutti riuniti per discutere della contestata riforma della giustizia attualmente in corso di elaborazione.La manifestazione si è svolta in concomitanza con lo sciopero nazionale proclamato dall’ANM proprio per la giornata odierna, che ha visto un’importante mobilitazione anche a Milano, dove in mattinata si è tenuto un presidio davanti al Tribunale in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
Le critiche alla separazione delle carriere
Il comunicato dell’ANM di Lecco
La dottoressa Chiara Stoppioni, presidente della Sottosezione ANM di Lecco, ha aperto i lavori leggendo il comunicato ufficiale dell’associazione: “Il Ddl muta profondamente l’attuale assetto della magistratura voluto dai Padri Costituenti incidendo su tre aspetti: la separazione delle carriere di Giudici e Pubblici Ministeri; l’istituzione di due diversi organi di autogoverno (uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri) i cui membri verranno non eletti ma estratti a sorte; e, infine, l’introduzione di un’unica Alta Corte per i procedimenti disciplinari a carico di magistrati che, pertanto, non verranno più decisi dall’organo di autogoverno. L’ANM ha sin da subito denunciato la pericolosità di questa riforma, perché reca in sé il rischio di creare un impianto costituzionale in cui la magistratura – il cui ruolo è quello di adoperarsi per la tutela dei diritti e per garantire l’uguaglianza di tutti davanti alla legge – sarà sempre meno indipendente e sempre più soggetta all’influenza del potere esecutivo”. Successivamente, diversi magistrati hanno preso la parola per esprimere le proprie preoccupazioni sulla riforma.
Marco Tremolada, presidente del Tribunale di Lecco, ha criticato aspramente la separazione delle carriere: “La riforma non tocca il problema centrale e da sempre oggetto di discussione, non cancella la differenza anzi la accentua. L’indipendenza della carriera è un falso problema che nasconde una perdita enorme di valore”. Tremolada ha ricordato la propria esperienza personale, avendo iniziato come pubblico ministero per poi diventare giudice: “Una specializzazione spinta porta pericolosamente verso un processo accusatorio puro e non una battaglia tesa a cercare la verità”.
La dottoressa Bianca Maria Bianchi, presidente della II Sezione Penale del Tribunale di Lecco, ha sottolineato come “le carriere siano già separate, con un tasso di cambi dello 0,31%”. La magistrata ha evidenziato una contraddizione significativa: “Si dice che il problema sia la colleganza tra pm, giudici e avvocati, ma il 30% dei processi finisce con un’assoluzione”. Bianchi ha poi espresso timori sulla futura indipendenza della magistratura: “Allontanare la magistratura dal potere giudiziario la porterà a scivolare verso la gerarchizzazione delle Procure già iniziata nel 2006. Vogliono il modello americano? Allora devono prenderlo tutto, con la giuria popolare e il verdetto immotivato a fare da contraltare”.
Le preoccupazioni sul nuovo CSM e sull’Alta Corte disciplinare
La dottoressa Chiara di Francesco, sostituto procuratore di Lecco, ha affrontato il tema della riforma del Consiglio Superiore della Magistratura: “I CSM saranno divisi in due e saranno tolte loro le competenze sulle disciplinari dei magistrati. Cambierà anche il sistema di elezione: oggi noi eleggiamo due terzi del CSM, un terzo il Parlamento in seduta comune, e con la riforma ci verrà tolta la possibilità di eleggere i nostri rappresentanti, che saranno scelti tramite sorteggio, con modalità ancora poco chiare”. La procuratrice ha definito il sistema “pericolosissimo”, chiedendosi: “Perché dobbiamo essere privati di questo diritto con una misura punitiva?”.
Il dottor Dario Colasanti, giudice civile di lungo corso, ha denunciato la crescente delegittimazione della magistratura: “Da tempo la Magistratura è delegittimata con sempre maggiore costanza: la riforma è basata sui presupposti di un organismo politicizzato che porta a giudizi troppo benevoli. Una base falsa e testimoniata dai dati”. Pur riconoscendo che “il sorteggio non è un’assurdità”, Colasanti ha criticato la cosiddetta “riforma finale” che “stacca l’ambito disciplinare dal CSM”. Il giudice ha evidenziato come la riforma riguardi “solamente la Magistratura ordinaria e non una visione d’insieme”, sottolineando il pericolo di “rimettere alla maggioranza di turno la composizione di un collegio disciplinare”. Particolarmente critico sulla composizione dell’Alta Corte disciplinare, ha spiegato: “Come si comporrà l’Alta Corte? Sei membri giudicanti e sei pm scelti a sorteggio, ma con i laici presi da una short list del Parlamento; l’ultima ciliegina è l’esclusione ai magistrati ordinari del ricorso per Cassazione. È inaccettabile, mi verrebbe da dire incostituzionale”.
La dottoressa Federica Trovò, giudice del lavoro, ha rimarcato come la riforma non affronti i veri problemi della giustizia: “C’è bisogno di tanto nella Giustizia, vero, ma sono aspetti che interessano l’utenza e non dovrebbero essere oggetto di una riforma che a livello di efficienza non avrà dei risultati”.
Il vertice di governo e la posizione dell’avvocatura
Nelle stesse ore dell’assemblea a Lecco, a Palazzo Chigi si è tenuto un vertice di governo proprio sulla giustizia. Come riporta Today.it, “oltre alla premier Meloni hanno partecipato i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, il guardasigilli Carlo Nordio, il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera Nazario Pagano, e quelli delle commissioni giustizia di Camera e Senato, Ciro Maschio e Giulia Bongiorno. La mobilitazione arriva a meno di una settimana dall’incontro con la premier Giorgia Meloni, in programma il 5 marzo e al momento ancora confermato. In queste ora è arrivata la richiesta di essere presenti all’incontro anche da parte dell’avvocatura. Secondo il presidente dell’Ordine degli avvocati più grande d’Italia, quello di Roma, Paolo Nesta: ‘Sarebbe utile che all’incontro fossero presenti anche i rappresentanti dell’avvocatura, perché se è vero che giurisdizione è amministrazione della giustizia, è altrettanto vero che nel nostro sistema costituzionale non esiste giurisdizione senza la presenza di un difensore’”.
Cosa prevede la riforma
La riforma della giustizia, che ha ottenuto a metà gennaio il primo sì della Camera e deve ora passare in Senato, si compone di 8 articoli e modifica il Titolo IV della Costituzione. L’obiettivo principale è separare le carriere dei magistrati requirenti (pubblici ministeri) e giudicanti (giudici), prevedendo due distinti organi di autogoverno: il Consiglio Superiore della Magistratura giudicante e il Consiglio Superiore della Magistratura requirente. L’articolo 2 della riforma modifica il primo comma dell’articolo 102 della Costituzione, specificando che le norme sull’ordinamento giudiziario devono disciplinare le distinte carriere dei magistrati. L’articolo 3, modificando l’articolo 104 della Carta, precisa che la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente composto dai magistrati della carriera giudicante e della carriera requirente. Altre novità riguardano il sorteggio di un terzo dei componenti dei due CSM e l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare, che avrà il compito di valutare eventuali sanzioni e provvedimenti nei confronti dei magistrati.
L’impegno dell’ANM per una giustizia indipendente
Il dottor Gianluca Piantadosi, segretario della Sottosezione ANM di Lecco, ha sottolineato l’importanza della partecipazione attiva all’interno dell’associazione: “La linfa vitale dell’associazione sono i colleghi che quotidianamente dedicano del tempo alla condivisione delle idee. Cerchiamo di creare una rete con la Sezione di Milano e le altre sottosezioni”. Riferendosi allo sciopero tenutosi in mattinata a Milano cui ha preso parte, Piantadosi ha evidenziato: “La necessità di dare la nostra l’abbiamo sentita forte per potervi far sentire questa riflessione. La separazione rende più difficile tutto perché complica il dialogo: la realtà lecchese è straordinaria proprio per la presenza di rispetto ed equilibri, senza dove si andrebbe a finire?”. In chiusura, Piantadosi ha ribadito che l’associazione “non cerca contrapposizioni con i governi, ha il privilegio di avere un occhio tecnico e segnala i rischi presenti in questa riforma. Siamo qui per tenere fede ai punti 5 e 6 del nostro Statuto”.
Il confronto con l’avvocatura
Al termine degli interventi dei magistrati si è tenuto un partecipato dibattito che ha visto come protagonisti soprattutto gli avvocati presenti in sala. La discussione ha permesso un confronto aperto tra le diverse componenti del mondo della giustizia, evidenziando punti di vista differenti ma anche preoccupazioni condivise riguardo agli effetti pratici che la riforma potrebbe avere sul funzionamento quotidiano dei tribunali e sulla qualità della giustizia offerta ai cittadini. Diversi esponenti dell’avvocatura, pur non esprimendosi unanimemente contro la riforma, hanno sottolineato l’importanza di mantenere aperto un canale di dialogo costruttivo tra tutti gli attori del sistema giudiziario.
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