nessuno spirito di rivalsa nei confronti della magistratura

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di Valeria Fatone

 

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SOTTOSEGRETARIO HA PARTECIPATO A TAVOLO DAL TITOLO “RIFORMA DELLA GIUSTIZIA PENALE” ORGANIZZATO DA TONUCCI & PARTNERS

 

“Non c’è alcuno spirito di rivalsa nei confronti della magistratura, né alcun intervento punitivo. Tuttavia, in questi anni abbiamo assistito a un problema che ha riguardato i magistrati. Con la nostra riforma vogliamo restituire onorabilità sociale alla magistratura”.

Alla vigilia dello sciopero della magistratura, il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, è intervenuto al tavolo organizzato da Tonucci & Partners, studio legale e tributario, dal titolo “Riforma della Giustizia Penale”, svoltosi a Roma presso Palazzo Soderini.

“Prima ancora della separazione delle carriere – ha aggiunto Delmastro – sarà fondamentale il sorteggio per eradicare il potere delle correnti, uno strumento che farà comprendere ai cittadini che certe posizioni si ottengono per merito e, lo dico forse in termini eccessivi,  non per affiliazione. Quanto alla separazione delle carriere, la Costituzione stabilisce che il giudice debba essere terzo, e ciò richiede una parità processuale oggi impedita dall’unità delle carriere. Non c’è alcuna volontà di sottoporre il pubblico ministero all’esecutivo”.

Il sottosegretario ha poi affrontato il tema delle carceri italiane, segnalando che, sotto il governo Meloni, è stato incrementato il numero dei funzionari giuridico-pedagogici e sono stati investiti 255 milioni di euro per il piano di edilizia penitenziaria. “Il cronoprogramma stabilito – ha aggiunto, rispondendo a una segnalazione sulla lunga durata dei nuovi progetti penitenziari – produrrà soluzioni nel breve periodo”.

Sul tema dell’abuso d’ufficio, Delmastro ha evidenziato che l’intervento normativo ha contribuito ad accelerare la spesa delle risorse del PNRR. Quanto alle modifiche sulle misure cautelari, ha sottolineato che, nel caso della reiterazione del reato, si tratta di “un’operazione di grande civiltà, perché prima di varcare le porte del carcere ho il diritto di confrontarmi con un giudice”.

Giorgio Altieri, avvocato dello studio Tonucci & Partners, ha espresso apprezzamento per la riforma della giustizia penale, in particolare per la separazione delle carriere. “Alcuni temono che in questo modo il pubblico ministero finisca sotto il controllo del governo, ma ciò non può accadere grazie all’articolo 104 della Costituzione, che sancisce l’autonomia della magistratura”. Ha inoltre sollecitato il governo a intervenire sulla riforma della prescrizione e a trovare soluzioni per il sovraffollamento carcerario, “almeno per i condannati meno pericolosi”.

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Un problema, quello delle carceri, evidenziato anche da Giuseppe Belcastro, presidente della Camera Penale di Roma, che ha definito la situazione di Rebibbia “inumana”. “Amnistia e indulto non rappresentano la resa dello Stato, ma il riconoscimento della condizione di illegalità in cui versano i nostri istituti di pena”.

Il professor Adolfo Scalfati, ordinario di Procedura Penale all’Università di Tor Vergata, ha sottolineato la necessità di una riforma costituzionale della magistratura. “La magistratura deve applicare le leggi, non sindacare sul contenuto delle norme. Inoltre, è opportuno che l’asse disciplinare sia sganciato dalla magistratura stessa, e il sorteggio è l’unico strumento per comporre i due CSM”.

Sul tema del sorteggio è intervenuto anche Giuseppe Chinè, consigliere di Stato e procuratore federale FIGC, proponendo un’alternativa: “nella giustizia amministrativa si utilizza il principio dell’anzianità e dell’idoneità. Troppi criteri fissati dal CSM portano inevitabilmente a errori e successive impugnazioni. Un sistema basato su criteri chiari eviterebbe questi problemi”.

Aldo Morgigni, consigliere della Corte d’Appello – IV Sezione Penale, ha espresso invece  preoccupazione per alcune delle proposte in discussione: “Stiamo mettendo nelle mani della maggioranza politica del momento la possibilità, attraverso l’azione disciplinare, di sospendere un giudice sgradito. È un fatto di una gravità inaudita”.

A queste parole ha replicato il sottosegretario Delmastro, spiegando che l’obiettivo della riforma è esattamente l’opposto: “La sudditanza politica è ciò che vogliamo eliminare, non perpetuare”.

Al tavolo hanno preso parte avvocati, magistrati e professori universitari, contribuendo a un dibattito con osservazioni e proposte sul futuro della giustizia penale in Italia.

 

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