Clima e crisi umanitaria: l’allarme dell’OIM in Afghanistan

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L’Afghanistan, uno dei più poveri al mondo ma anche uno dei più vulnerabili agli effetti del climatici, continua a confrontarsi con crisi umanitarie. Negli ultimi tre anni, le calamità naturali hanno superato i conflitti armati come principale matrice di sfollamento, esacerbando una già grave crisi umanitaria.

Il 2024 si è rivelato un anno drammatico, caratterizzato da eventi climatici estremi. Negli ultimi 12 mesi, fenomeni climatici estremi hanno avuto impatto su quasi 9 milioni di persone obbligando mezzo milione di loro a sfollare a seguito di inondazioni, siccità e altri disastri naturali. Un Paese, già segnato da decenni di conflitti e instabilità politica, si trova ora ad affrontare una delle peggiori crisi umanitarie dovute alle conseguenze devastanti del fenomeni climatici.

È quanto emerge dal rapporto pubblicato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), che evidenzia come l’Afghanistan, pur contribuendo in minima parte alle emissioni globali di carbonio, sia tra i dieci più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico. Il nuovo rapporto evidenzia le conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici nel Paese, che ha visto un intensificazione significativa di inondazioni, siccità e altri disastri naturali.

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I rischi climatici hanno  sostituito il conflitto come causa principale delle migrazioni forzate e, tra il 2021 e il 2024, tre milioni di afghani sono stati obbligati a spostarsi. Le conseguenze dei cambiamenti climatici rappresentano una minaccia strettamente collegata ai rischi economici. Tra cui gli spostamenti forzati e i mezzi di sussistenza sensibili al clima. Una minaccia per le risorse naturali, da cui la maggior parte degli afghani dipende per il proprio sostentamento. La sola agricoltura rappresenta il 73% dei posti di lavoro. L’OIM avverte che, senza un intervento immediato, la situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente, con conseguenze umanitarie devastanti.

Tra le più colpite ci sono le province di Herat e Farah, dove le comunità sono costrette a evacuare per sfuggire alla furia delle acque. Solo nelle ultime settimane, inondazioni nel sud-ovest hanno causato la morte di almeno 39 persone in soli due giorni, segnalando la gravità della situazione. Secondo i dati, il 59% degli sfollati si è insediato nella provincia di origine e la maggior parte di loro proviene per l’appunto dalle regioni di Herat e Farah.

La situazione è ancora più drammatica se si considera quanto si è verificato nel maggio dello scorso anno, a seguito delle devastanti inondazioni che hanno provocato la morte di 352 persone e il ferimento di altre 1.630. Eventi di questa portata stanno diventando sempre più frequenti, mettendo a dura prova il Paese.

Nel 2024, un totale di 33 province su 34 hanno subito qualche disastro, come terremoti, inondazioni, frane. E, contemporaneamente alle difficoltà legate alle condizioni interne, bisogni, vulnerabilità aumentano anche i rischi legati allo sfollamento. Tra gennaio e ottobre 2024, 1.105.547 persone sono tornate in Afghanistan; rimpatriati che dovranno essere assorbiti e supportati dalle comunità che già lottano per far fronte alle vulnerabilità esistenti

Un Paese privo di strumenti per affrontare la crisi

La capacità dell’Afghanistan di rispondere ai disastri climatici è uno degli aspetti più preoccupanti. Il basso livello di sviluppo socio-economico del Paese lo rende estremamente vulnerabile ai disastri, con conseguenti frequenti perdite di vite umane, mezzi di sostentamento e proprietà pubbliche e private. Dal 1980, i disastri causati da calamità naturali hanno colpito 9 milioni di persone e causato oltre 20.000 vittime nel Paese. Secondo l’OIM, il 96% dei villaggi afghani non dispone di risorse sufficienti per adottare misure di allerta precoce e facilitare la ricerca e il soccorso delle persone colpite da disastri climatici. Quasi il 46% dei villaggi ha difficoltà ad accedere all’assistenza sanitaria e il 92% ha un accesso limitato ai servizi di emergenza.

I dati dell’OIM mostrano come il cambiamento climatico è sempre più un fattore scatenante per gli sfollamenti interni e per la migrazione fuori dall’Afghanistan. Sottolineano, inoltre, la necessità di investimenti significativi per migliorare per ricostruire infrastrutture danneggiate e sviluppare sistemi resistenti alle intemperie. E’ fondamentale un procedimento multilivello che comprenda interventi immediati e strategie a lungo termine.

  • Miglioramento delle infrastrutture di prevenzione e risposta ai disastri.
  • Sostegno all’agricoltura sostenibile.
  • Accesso equo alle risorse idriche.
  • Cooperazione internazionale.
  • Programmi di educazione e sensibilizzazione.

Di fronte a questa situazione allarmante, Mihyung Park, capo della missione dell’OIM in Afghanistan, lancia un appello per un maggiore sostegno. Secondo Park, è fondamentale mobilitare risorse per aiutare le comunità più vulnerabili, rafforzare le infrastrutture e prevenire ulteriori migrazioni forzate.

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Le autorità afghane, tuttavia, devono affrontare la sfida con poche risorse a disposizione e con un panorama politico instabile. L’accesso limitato agli aiuti umanitari e le difficoltà logistiche nel raggiungere le aree più colpite rappresentano ulteriori ostacoli nel contrastare gli effetti della crisi climatica. Per alleviare le sofferenze umanitarie in Afghanistan, la comunità internazionale deve agire con urgenza e aumentare il sostegno alle organizzazioni della società civile afghana, in particolare alle organizzazioni guidate da donne e per i diritti delle donne.

I leader dovrebbero inoltre intensificare l’impegno diplomatico e umanitario con le autorità de facto dell’Afghanistan, spingendo allo stesso tempo i talebani a rispettare gli standard internazionali sui diritti umani. Compresi gli obblighi nei confronti di tutti i sessi. Ripristinare il flusso di aiuti allo sviluppo in Afghanistan è uno dei primo passi fondamentali per affrontare le cause profonde della povertà.

I ​​donatori dovrebbero dare priorità ai programmi di finanziamento che costruiscono comunità resilienti, riducono la povertà e affrontano le esigenze specifiche di donne e ragazze. Gli sforzi per mitigare l’impatto dei disastri naturali e sostenere le comunità vulnerabili devono diventare una priorità globale. Solo attraverso un impegno collettivo sarà possibile garantire un futuro più sicuro e sostenibile per il popolo afghano.

 

Felicia Bruscino



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