Guerra dei dazi, Carron: «L’Europa ora cambi marcia»

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«Al Consiglio di Confindustria tra i miei colleghi c’è chi diceva già che in futuro, sui libri di storia, scriveremo di un’epoca prima di Trump e dopo Trump. Io non so se finirà così, ma una cosa è chiara: l’Europa deve cambiare marcia, è suonata una sveglia che deve essere recepita». Paola Carron, presidente di Confindustria Veneto Est, ritiene che, al momento, ci sia una sola, importante, contromisura da prendere: massima unità dell’Unione Europea. Su più fronti, ovvero prezzi dell’energia, transizione ecologica, sburocratizzazione, credito a sostegno delle Pmi e, ovviamente, dazi degli Stati Uniti sulle merci europee. «Forse l’approccio dell’Europa, negli ultimi anni, è stato contrario all’industria, la manifattura va difesa, è un tema di fondamentale importanza».

Del resto i numeri non mentono. «Gli Stati Uniti – sottolinea Carron – sono il terzo mercato di sbocco per le vendite all’estero del Veneto. Valgono il 9,3% delle esportazioni regionali complessive, circa 7,6 miliardi di euro nel 2023. Nei primi nove mesi del 2024 il valore delle esportazioni venete negli Usa è stato pari a 5,4 miliardi (-4,8% rispetto allo stesso periodo 2023) in settori chiave della manifattura, come macchinari e apparecchi, prodotti in metallo, agroalimentare, tessile e abbigliamento. Il peso della domanda americana sul surplus commerciale veneto e ̀strategico».

Un peso strategico, dice la presidente, che adesso rischia di essere minato dall’imposizione delle tariffe. «Bisogna anche capire – aggiunge la presidente di Confindustria Veneto Est – se l’America è strutturata per produrre le cose che importa dall’Europa. E poi c’è pure un tema che riguarda l’inflazione, che potrebbe riprendere la sua corsa negli Stati Uniti. Ci sono una serie di elementi da valutare, con la speranza che si possa arrivare a una mediazione fra gli Usa e l’Europa. Ma noi dobbiamo comunque lavorare perché i governi europei siano, prima di tutto, d’accordo tra di loro. Non si possono solo creare regole da rispettare, ma snellire la burocrazia per procedere più spediti».

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Nessuno stupore, invece, per quel linguaggio rude, senza fronzoli del presidente americano. Parole che sembrano di carta vetrata. Un modo di esprimersi così lontano dai canoni di gentlemen agreement a cui siamo abituati. «Non sorprende il linguaggio di Trump – continua Carron – , è una sua tipica modalità quella di agire all’attacco. L’obiettivo? Forse è per arrivare a trattare, ma da una posizione di forza. Sono convinta che, a forza di tirare la corda, anche l’America potrebbe avere problemi, mi auguro che il presidente Usa possa ritornare su queste decisioni. Ma, ripeto, l’Europa non deve attendere questo, deve restare unita per essere attore protagonista. E mettere in campo le misure adatte in tempi brevissimi».

Luigino Pozzo sui dazi Usa: «Le istituzioni intervengano subito»

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Se, nonostante i tentativi di mediazione, la guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico dovesse davvero esplodere, sarà necessario trovare nuovi mercati per le merci del Nord Est ed evitare che l’attuale stagnazione economica si avviti e diventi recessione vera e propria, uno spauracchio a cui nessuno vuole pensare. «Ampliare il ventaglio dei mercati dove siamo presenti sarà necessario – conclude la leader degli industriali di Veneto Est – , anche con i Brics e la Cina. Se ci sono delle possibilità, pure verso l’Arabia Saudita e gli Emirati. Certo si tratta di Paesi che hanno dinamiche molto complesse, bisogna conoscerli a fondo. Però hanno sicuramente importanti disponibilità economiche».

Preoccupazione, per le mosse dell’inquilino della Casa Bianca, anche in Friuli Venezia Giulia. Ma pure la speranza che alla fine, con l’America, ci si possa trovare a metà strada. Di ritorno da Roma, dove ieri mattina si è riunito il consiglio generale di Confindustria, il presidente degli industriali di Udine, Luigino Pozzo, imprenditore nel settore meccanico di alta tecnologia, da un lato invita a non lasciarsi prendere dal panico, «perché bisogna ancora capire con esattezza quali prodotti europei saranno colpiti dai dazi annunciati da Trump», dall’altro guarda con un sentimento d’urgenza alla politica e alle istituzioni, «c’è bisogno – dice – che si muovano subito, viceversa rischiamo di arrivare tardi. Questa minaccia si aggiunge a condizioni già difficili per la manifattura nazionale, reduce da una pandemia, alle prese con gli effetti sui mercati di due conflitti e ancora con gli alti costi dell’energia, l’aumento di prezzo delle materie prime, la difficoltà di reperimento della manodopera. Per dirla con il presidente Orsini, viviamo “l’era più buia per l’industria”».

Sulla stessa lunghezza d’onda, infine, il presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia Pierluigi Zamò, imprenditore nel settore del legno arredo, nonché vignaiolo. «L’Europa – osserva – rimane uno dei più grandi mercati del mondo, se fa politiche comuni è imbattibile. L’Ue, nel recente passato, si è messa insieme tre volte, sulla pandemia, sulla guerra in Ucraina, almeno all’inizio, e sul Recovery fund. Quando siamo in difficoltà ci uniamo, è una cosa importante. Ho visto in Confindustria, tra i miei colleghi, uno spirito unitario, abbiamo capito che una nazione sola non ce la fa, nemmeno la Germania».

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