Ilva, rallenta il processo di cessione. Le nuove offerte troppo condizionate

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Fumata nera sulla vendita della ex Ilva. Ieri mattina il vertice a Palazzo Chigi fra ministri, commissari e Invitalia ha preso atto che le nuove proposte migliorative di Baku Steel Company CJSC assieme ad Azerbaijan Investment Company OJSC e di Jindal Steel International, sarebbero molto condizionate, secondo fonti, ed entro il 14 marzo potrebbe esserci la scelta da finalizzare nelle settimane successive. Baku, come anticipato dal Messaggero di sabato 22, ha chiesto il rientro in gioco di Invitalia. Fuori gioco Bedrok.

LE STRETTOIE

«I commissari stanno approfondendo le proposte rimaste in campo – ha detto Adolfo Urso, al termine della riunione, lasciando intendere che i tempi si allungano mentre nei giorni scorsi, aveva detto che a breve, forse, si sarebbe scelto l’acquirente – soprattutto alla luce delle ulteriori migliorie che alcuni di questi attori hanno ritenuto fare anche in questi giorni e in queste ore. La nostra è una procedura competitiva che consente, anzi incentiva, a differenza di altre, il rilancio competitivo perché ci siano ulteriori migliorie e anche ulteriori spiegazioni su alcuni aspetti che in ciascuna delle proposte andavano chiariti. È giusto che i commissari abbiano il tempo necessario a completare la loro analisi».

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Attorno al tavolo ieri mattina per circa un’ora e mezza, in presenza e qualcuno in video-collegamento, c’erano Alfredo Mantovano (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio), i ministri Urso (Mimit), Giancarlo Giorgetti (Tesoro), Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente), Elvira Calderone (Lavoro), Tommaso Foti (Pnrr), i commissari della precedente procedura Alessandro Danovi, Daniela Savi, Francesco Di Ciommo e quelli della procedura attuale di AdI Giancarlo Quaranta, Davide Tabarelli, Giovanni Fiori, l’ad di Invitalia Bernardo Mattarella.

I commissari hanno spiegato la relazione illustrativa con le proposte migliorative che, nella parte economica, sarebbe stata alzata soltanto da Jindal, ma senza superare quella di Baku mentre gli indiani hanno elevato la componente investimenti a mediotermine, in massima parte a carico dello Stato, senza raggiungere gli investimenti azeri. Tra cash e magazzino, Jindal mette sul tavolo 900 milioni circa e fa leva solo sulla loro capacità operativa, ritenuta insufficiente per vincere la gara.

L’offerta di Baku si attesta a circa 1,1 miliardi e pone la condizione del coinvolgimento di Invitalia: l’Agenzia per la promozione dovrebbe avere massimo il 20%. Mattarella – che avrebbe dato la disponibilità a costruire un progetto – ha spiegato che sarebbe necessario non ripetere i gravissimi errori del 2020, frutto dell’impostazione data dall’ex premier Conte all’alleanza con ArcelorMittal, basata su un controllo congiunto sulla carta.

GLI ALTRI PALETTI

Secondo i ministri al tavolo, Mattarella avrebbe manifestato la necessità che l’accordo sia diverso dal passato, escludendo il co-controllo e con una chiarezza di ruoli e responsabilità affiinchè non ci siano commistioni.

La proposta Baku dovrà essere affinata perché chiede finanziamenti agevolati al socio pubblico. Inoltre sono istati richiesti da Acciaieria d’Italia tre contratti di sviluppo di circa 600 milioni di contributi: dovrà essere aggiornata l’istruttoria affinchè sia rivitalizzata e adattata al nuovo assetto societario. La proposta è subordinata alle autorizzazioni dei ministeri dell’ambiente, Salute all’accordo con il sindacato sulla cig. Anche sulla cig Baku prevale su Jindal di un 6%.

Nel piano è contenuto il progetto pre-ridotto con una capienza di 1 miliardo riveniente dai fondi di sviluppo e coesione. I commissari firmarono un accordo con Dri d’Italia (gruppo Invitalia) per la costruzione dell’impianto del preridotto di ferro nel siderurgico di Taranto. Alimentato prevalentemente a gas, l’impianto, con una capacità di 2,5 milioni di tonnellate annue, alimenterà i due forni elettrici la cui operatività è prevista dal 2027 con una produzione di 4 milioni di tonnellate annue.

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