L’Abruzzo si svuota di sportelli bancari, mancano nel 60 per cento dei Comuni

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Sportelli bancari, per l’Abruzzo lo svuotamento ha assunto proporzioni preoccupanti. Nella nostra regione i comuni che non hanno sul proprio territorio uno sportello bancario attivo sono oramai il sessanta per cento. Si tratta di 169mila persone, poco meno del doppio rispetto a dieci anni fa, a testimonianza della rapidità di un trend che appare inarrestabile.

Ai comuni abruzzesi senza sportelli bancari si aggiungono quelli che ne hanno solo uno, pari a un ulteriore 18 per cento. I dati sono della Federazione Italiana Rete dei Servizi del Terziario (FIRST) della Cisl.

Non avere filiali bancarie nel proprio comune equivale in molti casi a difficoltà per l’accesso al credito, ma anche, specialmente per la popolazione più anziana, che non ha confidenza con l’Internet banking, a problemi per portare a termine operazioni in teoria semplici e scontate come il pagamento di un bollettino, un bonifico, un prelievo di contanti.

Giulio Olivieri, referente per l’Abruzzo e il Molise della FIRST della Cisl, al Capoluogo spiega che “il trend si è aggravato e da quando le banche e le casse di risparmio locali hanno cominciato ad essere acquisite dai grandi gruppi, che perseguono una politica di accorpamento e di chiusura degli sportelli bancari nei centri economicamente meno convenienti. Dobbiamo considerare che la desertificazione riguarda anche comuni di una certa consistenza”. Nella provincia dell’Aquila, per fare alcuni esempi, Civitella Roveto e Tornimparte, che hanno circa 3000 abitanti, sono rimasti senza sportelli bancari, Scoppito e Pescina ne hanno solo uno.

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Le conseguenze riguardano la vita di tutti i giorni, sottolinea Olivieri, “il credito e i servizi bancari diventano più complicati, e si perdono posti di lavoro nel settore. Nella nostra regione solo negli ultimi cinque anni ne registriamo cinquecento in meno”. Perché le acquisizioni portano via o ridimensionano uffici di direzione sul territorio: al Palazzo ex Carispaq nel centro dell’Aquila lavoravano un tempo 250 persone, l’arrivo di Bper li ha portati a meno di cinquanta.

La crescita del trading online e l’internet banking – prosegue Olivieri – hanno ulteriormente stimolato la propensione dei grandi gruppi a dismettere sedi fisiche”. L’Abruzzo, con una quota alta di piccoli paesi popolati in gran parte di anziani non avvezzi all’utilizzo di questi tipi di strumenti, la sconta in modo particolare.

Intervenire sui piani industriali grandi gruppi è praticamente impossibile, tuttavia, dice il rappresentante di FIRST Cisl nella nostra regione, “ci siamo fatti promotori della creazione dell’osservatorio regionale sul credito, che potrebbe instaurare con le banche un rapporto diretto basato sull’acquisizione preventiva delle informazioni delle chiusure. In questo modo l’osservatorio potrebbe promuovere con altre banche interessate, come le Bcc, l’installazione di nuovi sportelli al posto di quelli che chiudono”. Un ulteriore strumento tampone suggerito dalla Cisl sono gli Atm evoluti, che consentono operazioni ulteriori oltre al semplice prelievo di denaro. “Il problema è serio, riguarda direttamente anche l’economia – dice – e la sopravvivenza delle imprese. Faccio l’esempio della filiale di Capestrano che ha chiuso recentemente trasferendo la clientela a San Demetrio, con tutti i problemi che ne conseguono per chi, come i commercianti, ha necessità di depositare regolarmente gli incassi, per dire la questione più impellente”.

L’osservatorio sul credito si è appena riunito, anche con una rappresentanza di sindaci.  “Con l’Anci – ha detto l’assessore regionale alle Attività produttive Tiziana Magnacca  a valle della riunione – dobbiamo pianificare un percorso comune in grado di avviare una interlocuzione efficace con l’Abi, pensando magari di istituire sportelli multiservizi con un ridotto costo di gestione. Il primo passo è aprire un confronto con l’Abi a livello nazionale e verificare le cause che spingono gli istituti bancari a chiudere egli sportelli per elaborare poi soluzioni efficaci. La desertificazione bancaria in atto in Abruzzo pesa notevolmente sulla capacità di sopravvivenza della microimpresa che rappresenta la spina dorsale della nostra economia”.

Lorenzo Berardinetti, presidente regionale di Uncem che rappresenta i comuni montani, dice al Capoluogo che l’associazione “su questo problema, che è serio, è impegnata a livello nazionale. Parliamo tanto di aree interne, ma la prima cosa da fare per difenderle è garantire i servizi. La questione riguarda anche la scomparsa di fatto delle banche abruzzesi, che rappresenta anche un problema per la localizzazione delle risorse per gli investimenti, che tendono ad andare al Nord”. Berardinetti ricorda in ogni caso “l’apporto positivo del progetto Polis di Poste Italiane, che promuove il potenziamento degli uffici postali nei piccoli comuni, e l’apertura di Postamat sul territorio”.





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