L’epidemia e la cura. I progetti dal basso per cambiare il Quarticciolo

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Mentre scrivo queste righe si affollano i titoli delle principali testate: “Blitz antidroga, 400 agenti al Quarticciolo” oppure “Roma, nuovo blitz al Quarticciolo contro le occupazioni abusive e lo spaccio: 400 uomini in campo”.


E quale è stato il risultato di questo ingente dispiegamento di forze? Due appartamenti sgomberati e sessanta dosi di cocaina sequestrate. La sera tutto come prima, stesso giro di affari col crack, stessi angoli pieni di spacciatori e due donne, Fabiola e Sembrette, con le loro famiglie senza un tetto sopra la testa.


Sembra che vada di moda, oramai, mettere insieme l’epidemia di crack con le occupazioni delle case, come se queste cose fossero collegate, come se la povertà dei senza casa fosse parallela al dilagare dello spaccio.  Tutto insieme nel grande calderone del “degrado”. Sempre meno voci hanno il coraggio di alzarsi e restituire un po’ di verità: se occupare una casa è sbagliato, non avere una politica degna di questo nome sul diritto all’abitare è criminale. E di colpevoli ne abbiamo molti.


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Il governo Meloni ha tolto qualsiasi sussidio all’affitto e alla morosità incolpevole, il ministro Salvini mentre blocca l’Italia per manifesta incompetenza sul tema trasporti non ha ancora presentato un Piano casa nazionale. Da anni nessun investimento sull’edilizia popolare, nessuna forma di controllo su mutui e prestiti per le fasce più precarie del paese. Nulla di nulla.


Ha ragione il presidente del municipio V Mauro Caliste commentando le operazioni di queste ore, più sceniche che altro: “Quanto accaduto nelle scorse ore al Quarticciolo – afferma – è l’ennesima conferma che è necessario intervenire differentemente, soprattutto in questa fase, senza acuire ulteriormente la tensione sociale e senza generalizzare, confondendo esigenze e diritti con fenomeni del tutto differenti”.


Se oggi al Quarticciolo c’è una speranza, non è dovuta alle operazioni spot o ai servizi dei vari Brumotti e Cicalone, cacciatori di like che non spostano niente a parte il loro conto in banca, oppure ai provvedimenti stile Caivano.


La speranza nasce nel doposcuola dell’ex Caserma, nella palestra popolare del Quarticciolo, nell’ambulatorio popolare che esercita la “salute di comunità”, nell’impegno a costruire il polo civico, nelle mobilitazioni per pretendere la manutenzione delle case popolari..

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Scrivo questo articolo perché il Quarticciolo assomiglia, per alcuni aspetti, al Tufello che avevamo di fronte più di 20 anni fa: anche nel mio quartiere cominciarono a comparire sedie e tavolini che vendevano cocaina e crack tra i lotti popolari, minacce alle famiglie che non facevano la retta, sparatorie. Ma le somiglianze sono anche nelle pratiche scelte per lottare a difesa del quartiere: prendere spazi vuoti e trasformarli in servizi oppure combattere il racket sulle case popolari difendendo però chi rischiava lo sfratto.


Assegnare la Palestra popolare Valerio Verbano, permettere la continuità associativa ad esperienze come il DeFrag, costruire Lab Puzzle e renderlo il primo bene comune urbano d’Italia, aprire il portierato sociale, rilanciare il mercato di quartiere, interrompere la spirale di sgomberi di famiglie in difficoltà, progettare strade scolastiche, la scelta di mettere fine al tentativo di costruire piazze di spaccio sul modello di Scampia o di San Basilio. Oppure rafforzare quel terzo settore coraggioso che ha fatto degli interventi a bassa soglia e della riduzione del danno la cifra di un modello innovativo di intervento sulle tossicodipendenze come la cooperativa Parsec. Vuol dire che va tutto bene? Certo che no. Ma questo sta facendo la differenza. E la farà.


Al Quarticciolo serve questo: serve sinergia tra le forze sociali positive del quartiere, serve innovazione progettuale sul welfare percorrendo strade non battute, serve salvare le famiglie dagli sfratti senza accostarle, perché povere, allo spaccio di cui spesso sono vittime.

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E’ tempo del coraggio: lo dico da attivista così come da assessore. 


L’amministrazione Gualtieri ha una occasione: dimostrare che un quartiere di Roma, attraversato da una epidemia di crack che inquina ogni relazione sociale, può salvarsi dando il massimo del supporto possibile al welfare comunitario, investendo su chi lì ci sogna, vive e rimane più che su qualche vigile o poliziotto che ci passa a comando per poi scomparire nella luce dei flash. Se il Giubileo è un periodo straordinario, straordinarie devono essere le scelte politiche da attuare.


Il 1 Marzo 2025 la rete sociale del Quarticciolo chiama alla mobilitazione e ora più che mai bisogna esserci per pretendere un domani diverso per i nostri quartieri, perché è tempo che si spengono flash e titoli altisonanti per accendere una nuova speranza popolare.


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Nessuno si libera da solo e oggi Quarticciolo è la casa di tutte e tutti quelli che amano Roma. Davvero.


*LUCA BLASI – Assessore alla Cultura e alle Politiche abitative del municipio III e portavoce della rete No Ddl Sicurezza

 






















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