Anche quando lo sviluppo di intelligenza artificiale e pubblica amministrazione va di pari passo, anche nel contesto piĆ¹ favorevole, le sfide non mancano. La conferma arriva dalla quarta edizione del Lombardia digital summit, appuntamento ospitato il 24 febbraio 2025 a Palazzo Lombardia. Un incontro che ĆØ stata occasione di riflessione su numerosi temi della vita del territorio alla luce perĆ² del macroframe della trasformazione digitale.
La sfida della Lombardia all’intelligenza artificiale
Un contesto peculiare come quello lombardo permette di essere usato come metafora per il resto della nazione (il prodotto interno lordo regionale, pari a 481 miliardi di euro, si posiziona al decimo posto non fra le regioni, ma fra gli stati europei). Differente ĆØ anche il numero dei data center presenti sul suolo regionale (57), la rete a supporto della diffusione di conoscenza e know-how digitale (sono presenti in loco il 16% dei cluster tecnologici e il 20% degli incubatori registrati sul totale paese), il peso di un polo come Milano e Brianza sul fronte Ict.
Tuttavia, domande e spunti per fare meglio non mancano, in relazione a dinamiche presenti anche altrove: piccole imprese che ancora fanno fatica a confrontarsi con la rivoluzione digitale, pubblica amministrazione piĆ¹ innovativa rispetto al passato ma ancora alla ricerca dello scatto definitivo, ecosistema accademico che potrebbe valorizzare meglio i risultati con un dialogo piĆ¹ proficuo con gli attori dell’impresa. Ma anche con una maggiore disponibilitĆ di risorse, limitazioni a carattere normativo e burocratico che penalizzano la valorizzazione dei dati.
L’evento aveva come focus la trasformazione digitale e la spinta propulsiva dell’AI, partendo dall’attitudine delle imprese: per il 40% di quelle lombarde il digitale fa completamente parte del modo di operare delle aziende, il 48% sta implementando la trasformazione digitale nei processi di business e solo il 5% non prevede una trasformazione in chiave digitale del suo fare.
E il grado di adozione delle tecnologie di artificial intelligence? L’aspetto dimensionale si riflette nell’attivazione (54% nelle aziende con piĆ¹ di 50 dipendenti, 36% quelle che annoverano tra i 20 e i 50 dipendenti), a fronte di un 43% generale che utilizza una o piĆ¹ soluzioni di strumenti di AI. Gli ambiti di utilizzo (siano essi sperimentali o consolidati) sono quelli delle attivitĆ di comunicazione e marketing, sviluppo software, sicurezza informatica, relazione con i clienti e customer service, sviluppo prodotti. Tra le tecnologie piĆ¹ indagate, l’AI generativa e gli strumenti per l’automazione dei processi/assistenti virtuali ma in entrambi i casi l’utilizzo avanzato e consolidato tocca percentuali modeste.
Intelligenza artificiale sƬ, ma non senza remore
Tra i freni all’utilizzo, tra chi attualmente non la usa, la mancanza di competenze specifiche in azienda, la specificitĆ del settore, la non conoscenza dei casi d’uso concreti utili al business. Mentre, chi pure se ne serve, lamenta urgenze su altri fronti, la complessitĆ dell’offerta tecnologica ma – fattore comune – anche l’ignoranza di use case.
Quest’ultimo ĆØ un tema da non trascurare, posto che l’analisi – condotta da The Innovation Group – fotografa un campione rappresentativo di aziende con almeno 20 dipendenti. Anche quelle che pure hanno deciso di scommettere sulla metatecnologia piĆ¹ discussa e enfatizzata forse non sanno abbastanza bene cosa fare, se lamentano la non conoscenza di casi d’uso concreti come freno all’utilizzo. Anche in questa logica, come ricordato nel corso del convegno, erano state promosse da Assolombarda le āLinee guida per le imprese sullāapproccio allāintelligenza artificialeā, e, come ribadito da Claudio Bassoli, presidente del Gruppo innovation services Assolombarda, āsiamo in un momento in cui stiamo lavorando molto per metterle a terraā.
L’AI come tecnologia per il quotidiano
Il tema della valorizzazione degli strumenti, e quindi delle applicazioni nella vita quotidiana, si riaggancia anche a quello delle risorse economiche, come sottolineato da Paola Generali, presidente Assintel: se ĆØ vero infatti che per le microimprese anche diecimila euro da investire sono tantissimi, piĆ¹ difficilmente le piccole realtĆ saranno portate a cercare fondi per acquistare tecnologia di cui non ĆØ chiaro lo scopo. Un richiamo, quello della presidente Assintel e Edi Confcommercio, rivolto anche al mondo dell’offerta āche non puĆ² parlare da solo, se non c’ĆØ confronto con la domandaā.
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