Chiusura del Reparto prevenzione crimine Basilicata: “sarebbe un grosso vantaggio per la criminalità organizzata”

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Il Capo della Polizia Vittorio Pisani, durante un incontro tenutosi in data 25 gennaio scorso con le sigle sindacali di categoria, ha paventato una riorganizzazione dei Reparti Prevenzione Crimine. Pur essendo d’accordo su una necessaria riqualificazione delle strutture esistenti, gli Operatori di Polizia sono esausti di sentire spot ed annunci basati più sull’improvvisazione che sull’equilibrio e la sostanza. Adottare un provvedimento di questo genere, per la regione Basilicata, senza il benché minimo confronto col territorio e quantomeno con la politica locale e regionale sia un segnale che non fa presagire nessuno dei tanti decantati vantaggi.

Il Reparto prevenzione crimine Basilicata, rappresenta, difatti, una vera e propria “Task force” della Polizia di Stato, essendo in grado di assicurare un intervento dinamico e capillare su più territori, garantendo la risposta rapida alle esigenze di sicurezza dei cittadini. Peculiarità che, in un’area vasta come quella lucana, penalizzata dalle distanze esistenti tra i Capoluoghi di Provincia e i paesi della circoscrizione, risulta essenziale per ottenere un adeguato ed efficace controllo del territorio.

La chiusura del Reparto prevenzione crimine Basilicata, non rappresenterà solo la riduzione o il venir meno dei servizi resi al cittadino, ma anche l’esigenza, per il personale in servizio presso le diverse realtà. Se poi guardiamo l’aspetto della prevenzione e repressione dei reati, a parità di territorio da controllare, sicuramente la situazione non potrà migliorare. Diversi sono i poli industriali e produttivi, dalla rilevanza “strategica” per la sicurezza e l’ordine pubblico: il Centro Oli Val d’Agri (COVA) opera sul più grande giacimento europeo di estrazione petrolifera; l’indotto automotive Stellantis di San Nicola di Melfi, uno dei più grandi poli industriali del Mezzogiorno. Nonché la presenza di un Centro per il Rimpatrio (CPR) degli stranieri non regolari, situato a Palazzo San Gervasio e funzionalmente diretto dalla Questura di Potenza.
È di tutta evidenza che la presenza di un reparto e dei suoi poliziotti, professionisti del controllo del territorio, consente un celere impiego nell’intera Regione e, grazie anche alla sua ottima posizione strategica, anche nelle diverse province limitrofe come Salerno e Avellino. Inoltre, giova ricordare che da circa sette anni, i nuclei operativi del Reparto di Potenza, sono costantemente impiegati nella lotta contro la criminalità organizzata anche nella provincia di Foggia.
Come se ciò non bastasse, è emerso da varie attività di indagine, coordinate dalla Dda di Potenza, l’esistenza di conclamate organizzazioni criminali operanti in diversi Comuni della Basilicata e presenti sia nella provincia potentina che nella fascia Ionico-Metapontina. Associazioni a delinquere, costituite da numerosi sodali, dedite ad attività estorsive, di riciclaggio e allo spaccio di stupefacenti. D’altronde, per la Questura di Potenza si è resa necessaria una reintroduzione della classificazione in fascia A e da circa tre anni è operante una sezione interforze della DIA.
L’esistenza di questa moltitudine di fenomeni delinquenziali provoca, d’altro canto, un elevato allarme sociale, in una regione definita retoricamente (in maniera del tutto errata) tranquilla. Invece, la percezione della sicurezza nei cittadini sta oltremodo diminuendo, con riflessi negativi anche per l’economia.
Parlando del nostro settore ci teniamo a ribadire che l’ottimizzazione delle risorse, possa avvenire solamente mediante la rivisitazione delle competenze, l’implementazione degli Istituti d’istruzione della Polizia di Sato per la formazione degli Agenti e snellire le procedure concorsuali per accedere alla qualifica di vice ispettore del ruolo degli ispettori della Polizia di Stato. La competenza nelle province di Potenza e Matera ma anche nelle vicine regioni della Puglia e Campania di questo reparto dovrebbe essere già da sola sufficiente a comprendere l’importanza di questo Ufficio la cui specialità è il controllo del territorio. I dati lo dimostrano: nel solo anno 2024 sono stati impiegati complessivamente più di 1.266 equipaggi di cui 1.223 in controllo del territorio, in cui sono stati controllati più di 36.364 persone di cui 7.782 risultati con precedenti penali, controllati 33.288 documenti, contestate n° 721 violazioni al Codice della Strada e n° 90 documenti di guida ritirati per sanzioni accessorie, sono stati eseguiti n° 23 esecuzioni di arresto. Durante le attività sono state denunciate 10 persone, eseguite circa 49 perquisizioni personali e 40 domiciliari. Le unità operative, circa 5 equipaggi giornalieri, sono state impiegate anche nelle zone di spaccio di stupefacenti ed hanno eseguito svariati arresti e sequestrati considerevoli quantitativi di droghe, rispettivamente n° 625 pattuglie nella provincia di Potenza, n° 327 nella Provincia di Matera, n° 278 nel Comune di Foggia, n° 4 nel Comune di Salerno e n° 21 nel Comune di Taranto. Quotidianamente il reparto viene impiegato per il pattugliamento delle zone in cui imperversa la microcriminalità individuate dai vari Comitati per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica provinciali. Per il Ministero dell’Interno questo Reparto può essere considerato uno spreco tanto da paventarne la chiusura.

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Per il SIULP e la CISL, invece, il Reparto Prevenzione Crimine Basilicata deve essere considerato risorsa in virtù del contributo che offre proprio nel controllo del territorio. E’ innegabile che la presenza di equipaggi in strada possa essere considerato un deterrente. Negli anni il SIULP è stato sostenitore di una razionalizzazione delle risorse ma questa non può essere raggiunta con un semplice taglio lineare senza un progetto chiaro ed organico. Secondo questa O.S. la soppressione del Reparto prevenzione crimine Basilicata rappresenterebbe un grosso vantaggio per la criminalità organizzata, che proprio negli ultimi periodi sta alzando il tiro, inoltre, abbasserebbe di molto la percezione della sicurezza da parte dei cittadini i quali necessitano di una presenza significativa dello Stato sul territorio. Esprimiamo pertanto il nostro netto dissenso ad un progetto che riteniamo parziale, superficiale e dannoso per il territorio lucano e sollecitiamo l’opinione pubblica, la classe politica locale e regionale e le associazioni produttive, affinché questo piano venga rivisto ed adattato alle peculiari esigenze del nostro territorio.



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