Frodi finanziarie, ci sono 25 indagati a Torino. Uno è Massimo Segre, il banchiere dei Vip – Torino Cronaca

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Abusivismo bancario, falso in bilancio, corruzione fra privati e abusiva attività di mediazione creditizia: sono i reati che la Procura di Torino contesta a 25 indagati, di cui 21 persone e 4 società. Si tratta della Directa Società d’intermediazione immobiliare di Torino, la Argos Corporate Finance di Milano, la Framat srl di Trento e Gt Advisory srl di Roma: la prima è una SIM quotata sul mercato Euronext Growth Milan gestito da Borsa Italiana. E il presidente è Massimo Segre, l’ormai celebre “finanziere dei Vip” al centro di inchieste giudiziarie e vicende sentimentali che hanno fatto il giro d’Italia: «Directa è un’azienda solida, non c’è nessun impatto sull’operatività. Chiariremo le contestazioni della Procura» replica alle accuse con una nota la società con sede in via Bruno Buozzi, in centro a Torino

Segre è fra le 21 persone fisiche coinvolte in questa inchiesta appena chiusa dai finanzieri del Nucleo Speciale Polizia Valutaria, che hanno svolto le indagini con il coordinamento del pubblico ministero Mario Bendoni. E ora stridono le rivendicazioni fatte solo qualche giorno fa dallo stesso finanziere dopo l’assoluzione definitiva in uno dei processi riguardanti la “sua” Thesan Savio.

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L’indagine, che aveva portato anche a perquisizioni nelle società coinvolta, è nata da informazioni acquisite dalla polizia giudiziaria nell’ambito di accertamenti finalizzati alla prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio e da un’ispezione condotta nei confronti della Directa da parte della Banca d’Italia. In particolare, dal 2019 al 2023, la SIM avrebbe custodito e amministrato ingenti somme di denaro (circa 300 milioni di euro l’anno), affidate dalla propria clientela istituzionale (bancaria e corporate), per finanziare altri istituti di credito in gravi difficoltà finanziarie. I quali avrebbero riconosciuto alla SIM tassi di interesse superiori (in media il 2%) a quelli che lei corrispondeva ai propri depositanti.  

Secondo gli inquirenti, questa attività è stata svolta abusivamente, senza rispettare il prescritto vincolo di accessorietà, in quanto la SIM avrebbe dovuto utilizzare tali somme esclusivamente per l’esecuzione di ordini di negoziazione di strumenti finanziari, in realtà mai avvenuta. Inoltre, nei bilanci degli anni 2019-2022, sarebbe stata omessa da parte della SIM l’indicazione dei rischi di credito, liquidità e tasso d’interesse correlati allo svolgimento di tale attività di deposito della liquidità di terzi, fornendo valori dei coefficienti patrimoniali di vigilanza superiori a quelli reali e ai minimi regolamentari. 

Infine l’attività sarebbe stata gestita dal co-amministratore delegato della SIM, Giancarlo Marino, che avrebbe individuato i clienti istituzionali e i soggetti presso cui sub-depositare i fondi in custodia attraverso quattro segnalatori di pregi che avrebbero percepito compensi elevati in ragione delle somme depositate (1,5 milioni l’anno). I citati segnalatori, in virtù di un accordo corruttivo con il co-amministratore, avrebbero poi impiegato parte dei compensi ricevuti dalla SIM per il pagamento di consulenze fittizie, pari a circa 700 mila euro l’anno, fornite a due società riconducibili a Marino oppure per retrocessioni in contanti allo stesso dirigente (che nel frattempo si è dimesso). 

Due dei segnalatori avrebbero in realtà svolto attività riconducibili a quelle proprie dei mediatori creditizi in assenza della prescritta iscrizione all’albo tenuto dall’Organismo Agenti e Mediatori (Oam). Inoltre uno di questi è stato anche denunciato con l’ipotesi di essersi sottratto in maniera fraudolenta al pagamento delle imposte. Avrebbe, infatti, ricevuto gli ingenti pagamenti della SIM su un conto corrente estero e utilizzato tale provvista per l’effettuazione di giroconti su altri rapporti esteri, di pagamenti di spese personali e di prelievi in contanti. 

Sulle contestazioni della Procura, la SIM guidata da Segre risponde con una nota: «Directa è una azienda solida, da trent’anni punto di riferimento nel suo settore che ha fatto della trasparenza e correttezza di gestione un proprio punto d’orgoglio. L’inchiesta non influenza in alcun modo la continuità operativa, tutte le attività proseguono regolarmente». Inoltre, si legge ancora nella nota, «le indagini risalgono indietro nel tempo. Con l’avviso di conclusione sarà finalmente possibile accedere al fascicolo della pubblica accusa, quindi replicare nel merito alle contestazioni e documentare l’assoluta correttezza dei comportamenti della società. I bilanci di Directa sono certificati delle principali società di revisione che mai hanno sollevato alcun rilievo».



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