“Nella nostra casa non esiste futuro”

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A quasi due anni dalla catastrofica alluvione del maggio 2023 e a poco meno di sei mesi dall’altra tragica alluvione dello scorso settembre, ci sono ancora tante situazioni da risolvere nel territorio ravennate. E mentre si inizia ad affrontare la questione delle delocalizzazioni, tra favorevoli e contrari, tra regole e aree ancora da definire, c’è chi invoca un intervento risolutivo. Gianluca Ierpi, 66enne di Riolo Terme, racconta a RavennaToday la sua drammatica vicenda, che ha visto la sua casa vittima di ben cinque alluvioni. 

Gianluca abita insieme a sua moglie in via Fornace, una zona periferica di Riolo Terme che si trova praticamente nell’ansa del fiume Senio, vicina a un piccolo lago, e lambita anche da un piccolo canale. Un’area che, durante le terribili alluvioni che hanno colpito la Romagna è finita sott’acqua. A farne le spese è stata specialmente l’abitazione del 66enne, rimasta completamente sommersa dalle acque. “Abbiamo perso tutto”, racconta affranto Gianluca che, insieme alla moglie, vive a Riolo ormai da sedici anni, lui originario di Marradi e lei della provincia di Roma.

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“Noi pentalluvionati”

Una situazione “che va ben oltre la sopportazione umana”, afferma Gianluca. Un incubo che si è materializzato in tutta la sua drammaticità a maggio 2023, ma “i problemi idrogeologici di questa area erano ben presenti da anni”. Il 66enne ci spiega che in questi sedici anni a Riolo “abbiamo subito cinque alluvioni. Siamo pentalluvionati”. La prima nel settembre 2014, poi le due terribili di maggio 2023, seguita dai violenti fenomeni di novembre 2023 e l’ultima nel settembre 2024. “In altre sei occasioni il Torrente Senio non è entrato in casa per pochi centimetri, undici eventi alluvionali in sedici anni non sono un caso”.

Per Gianluca sono molteplici le cause che contribuiscono a rendere la loro casa non sicura: “Un canale nel quale si riversa il torrente Senio in piena, un lago che, come una spada di Damocle, ci sovrasta con il perenne rischio di esondazione e un’area, e questo è il problema principale, che si sta rivelando una zona alluvionale che il Senio in piena occupa ormai stabilmente ad ogni allerta arancione o rossa che sia. I lavori fatti relativi al canale si sono rivelati dei palliativi”.

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Il riolese non nasconde un certo risentimento anche verso gli enti locali. “Qualcuno in Comune ci ha detto che in confronto al maggio 2023, dove abbiamo avuto 2 metri d’acqua, ci sono stati evidenti miglioramenti. Purtroppo, siamo a questi livelli. I lavori di presunta messa in sicurezza del lago, seppur dovessero essere fatti, non saranno risolutivi e non serviranno a far si che questa area non si allaghi più”. Gianluca riconosce che il Comune di Riolo, da solo, possa far poco, ma non nasconde un certo rammarico: “La sindaca è venuta una volta a casa mia. Poi non si è fatta più sentire”.

Sfollati da quasi due anni

Si può ben immaginare quali siano le conseguenze di avere due metri d’acqua in casa. Gianluca e sua moglie hanno dovuto praticamente buttare tutto. E durante la tremenda alluvione di maggio sono stati portati in salvo dalle squadre di soccorso. Da allora sono sfollati e non sono più tornati ad abitare nella loro casa, per la quale stavano ancora pagando il mutuo. 

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“Da maggio 2023 abbiamo cambiato quattro case, siamo dei viandanti”, continua il 66enne. Inizialmente Gianluca e la moglie sono stati infatti ospitati per alcuni giorni nella casa dei genitori di un loro. Poi da lì sono andati a Villa Vezzano, dove sono rimasti fino al successivo settembre. Da ottobre 2023 hanno trovato un’altra sistemazione in appartamento a Forlì, dove la moglie lavorava al tempo. Qui sono rimasti per circa un anno, fin quando hanno dovuto di nuovo spostarsi, e a quel punto hanno trovato un affitto a Riolo Terme. 

“Viviamo in una trappola per topi”

Gianluca evidenzia come, con le alluvioni, lui e sua moglie siano stati colpiti non solo dal punto di vista economico, ma anche moralmente: “Da due anni non abbiamo più un punto di riferimento”. Ma non è tutto qui: “Ci siamo resi conto che in pratica viviamo in una trappola per topi”, dice il riolese. In particolare, dopo l’alluvione di settembre “non abbiamo il coraggio di tornare lì”. Gli eventi calamitosi che si sono susseguiti uno dopo l’altro hanno tolto loro ogni voglia di tornare in quella casa, tanto che dopo il maggio 2023 non hanno avviato i lavori nella loro abitazione: “Il problema non è se e quando ricostruiremo, ma quanto tempo passerà da oggi alla prossima alluvione”. 

L’altra opzione possibile era quella di vendere casa. “Avevamo ricevuto un’offerta, a un prezzo che ci andava bene – testimonia Gianluca – Era settembre 2024, ed era già stata fatta una proposta d’acquisto. Ma ho preso un attimo di tempo, perché moralmente non me la sentivo”. Quindi è arrivata la quinta alluvione. “Ora voglio tagliare i ponti con questa casa”, continua il 66enne, il quale vorrebbe che la sua casa rientrasse tra quelle da delocalizzare. La faccenda, però, potrebbe non essere così semplice.

La richiesta di delocalizzare la casa

A questo punto Gianluca si è mosso per chiedere un riscontro ufficiale sulla effettiva “abitabilità” della sua casa. Il riolese chiede che “qualcuno prenda delle decisioni definitive per questo lembo dimenticato di Romagna. Purtroppo, ci sentiamo soli e lasciati al nostro destino, come se il grido che esce dalle nostre bocche restasse inascoltato o considerato senza importanza e il fango ancora dentro di noi che ormai è il compagno delle nostre vite ogni giorno e ogni minuto della nostra vita, fosse diventato ormai normalità. La certezza che la nostra situazione sia stata colpevolmente sottovalutata è molto forte. Dopo l’ennesima alluvione subita, i proclami servono a poco se non si hanno risposte e se si continua a difendere certe scelte e a nascondere le ragioni del perché tutto questo sia successo nuovamente e continuerà ad accadere”.

Per un riscontro sull’abitabilità e sulla valutazione di una eventuale delocalizzazione, Gianluca e la moglie si sono rivolti a vari enti, fra cui la struttura commissariale, la Regione, l’Autorità di Bacino. Prima è arrivata una “risposta generica a firma del generale Figliuolo”, poi una seconda risposta è giunta dall’agenzia regionale di Protezione civile, nella quale si legge “che la situazione è nota e la particolarità della zona non è legata al regime idraulico del torrente Senio, ma ad una serie di concause la cui valutazione complessiva deve trovare spazio nelle previsioni del Piano Speciale”.

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Insomma, una soluzione in vista per i due riolesi al momento non si vede. E per loro continua questa vita sospesa, con un’abitazione distrutta, e una sistemazione provvisoria in affitto. “Pensiamo di meritarci una risposta perché questa precarietà e questo silenzio ci sta distruggendo molto più del fatto di aver perso tutto – conclude Gianluca – Chi, nella propria cecità, considererà questa area abitabile nonostante tutto, cavillando su chi dovrà intervenire fra i vari enti o, peggio, si riterrà di non intervenire per presunte regole che oggi non hanno più senso, si assumerà una grave responsabilità morale e civile. A Riolo Terme, in via Fornace, non esiste futuro, esiste solo disperazione, degrado e paura”.



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