Oltre i confini | Trump e Zelensky: una recita a soggetto

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Qualche fatto (scelto, ovviamente, in base alle mie sensibilità) e un’interpretazione sull’incontro tra Donald Trump, JD Vance e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca il 28 febbraio 2025.

  1. La diplomazia non si fa in pubblico. Gli accordi vengono preparati dagli sherpa, i politici li analizzano a lungo in patria con il loro entourage (tecnico e politico). In pubblico si recita. Niente di male: lo facciamo tutti.
  2. I protagonisti dell’incontro-scontro sono tutti “attori”. Zelensky lo era anche di professione. Trump è stato una star televisiva. Tutti hanno partecipato alle campagne elettorali, dove la componente “teatrale” è fondamentale.
  3. Trump non voleva ricevere Zelensky (lo ha fatto dopo le insistenze di Macron). Non è chiaro quindi se l’accordo sulle terre rare fosse davvero pronto per la firma, come si è detto. Gira una bozza, non si sa quanto definitiva.
  4. Un sondaggio del Wall Street Journal mostra che il 69% degli elettori repubblicani pensa che l’aggressore sia Vladimir Putin, e l’83% ha un’opinione sfavorevole del presidente russo.
  5. A parte qualche accenno iniziale, Trump non è sembrato mai rivolgersi a una platea internazionale. («Non sono allineato con Putin. Non sono allineato con nessuno. Sono allineato con gli Stati Uniti d’America. E, per il bene del mondo, sono allineato con il mondo. Voglio mettere fine a questa faccenda. Vedi l’odio che lui prova per Putin. Per me è molto difficile raggiungere un accordo con qualcuno che nutre così tanto odio. Ha un odio tremendo, e lo capisco. Ma ti posso dire che neanche l’altra parte è proprio “innamorata” di lui. Quindi non è una questione di allineamenti. Sono allineato con il mondo. Voglio sistemare le cose. Sono allineato con l’Europa. Voglio vedere se possiamo risolvere questa storia»).
  6. Le prime parole dell’intero incontro sono state quelle con cui Trump ha preso in giro l’abbigliamento di Zelensky. Si sa perché il presidente ucraino lo usa e che valore simbolico abbia. Da notare: Musk gira nella sala ovale in T-shirt (a volte con una giacca) e cappellino.
  7. Verso la fine dell’incontro Trump ha detto: «Penso che sia positivo per il popolo americano vedere cosa sta succedendo. Credo sia molto importante. Ecco perché ho portato avanti la cosa così a lungo».
  8. La frase finale di Trump è stata: «È stata un’ottima trasmissione televisiva, devo dirlo. Bene, vediamo cosa possiamo fare per mettere insieme (le cose, ndr). Grazie».
  9. I riferimenti alla politica interna Usa sono stati molti.
    • Vance: «Per quattro anni, negli Stati Uniti d’America, abbiamo avuto un presidente che si presentava alle conferenze stampa e usava toni duri nei confronti di Vladimir Putin. Poi Putin ha invaso l’Ucraina e ha distrutto una parte significativa del Paese».
    • Trump (a proposito dell’invasione della Crimea): «2014. Io non c’ero».
    • Vance: «Sei andato in Pennsylvania e hai fatto campagna elettorale per l’opposizione a ottobre».
    • Trump: «Vi abbiamo dato, attraverso quello stupido presidente, 350 miliardi». Sono in realtà molti meno. Il Dipartimento della Difesa, a gennaio, scriveva: «A oggi abbiamo fornito 65,9 miliardi di dollari di assistenza militare da quando la Russia ha lanciato la sua invasione su vasta scala dell’Ucraina, premeditata, non provocata e brutale, il 24 febbraio 2022, e circa 69,2 miliardi di dollari di assistenza militare dalla prima invasione russa dell’Ucraina nel 2014. Abbiamo utilizzato l’Autorità di Prelievo Presidenziale d’Emergenza (Presidential Drawdown Authority) in 55 occasioni, a partire da agosto 2021, per fornire all’Ucraina assistenza militare per un totale di circa 27,688 miliardi di dollari provenienti dalle scorte del Dipartimento della Difesa».
    • Trump (a proposito del cessate il fuoco violato da Putin): «Non è successo con me. Non è successo con me. È successo con un tale di nome Biden, che non era una persona intelligente. È successo con Obama». E subito dopo: «È successo con Obama, che vi ha dato lenzuola, mentre io vi ho dato i Javelin».
    • Trump (sulla credibilità degli impegni di Putin): «E se rompessero (l’accordo di cessate il fuoco, ndr)? Non lo so, l’hanno fatto con Biden perché non lo rispettavano. Non rispettavano Obama. Loro rispettano me. Vi dico, Putin ha dovuto affrontare un sacco di cose con me. È passato attraverso una caccia alle streghe fasulla, in cui lo hanno tirato in ballo con “Russia, Russia, Russia, Russia.” Avete mai sentito parlare di quella storia? Era tutta una messinscena. Era una finta accusa contro Hunter Biden e Joe Biden, promossa da Hillary Clinton e dal losco Adam Schiff. Era una truffa dei Democratici. E lui ha dovuto sopportarla. L’ha sopportata. Non siamo finiti in guerra. E lui l’ha sopportata. Lo hanno accusato di tutte quelle cose. Non c’entrava nulla. Proveniva dal bagno di Hunter Biden. Proveniva dalla camera da letto di Hunter Biden. Era disgustoso».
  10. Il dibattito si è riscaldato, ed è andato ulteriormente fuori strada, quando Zelensky ha ricordato l’accordo di cessate il fuoco siglato da lui, Putin, Macron e Merkel nel 2019, violato più volte (da entrambe le parti) nel Donbass a cominciare dal 2020. Ai tempi era presidente Trump. Zelensky: «Ma dal 2014 al 2022… nessuno l’ha fermato. Sai che abbiamo avuto colloqui con lui, tanti colloqui, i miei colloqui bilaterali. E abbiamo firmato [intese] con lui. Io, come nuovo presidente, nel 2019 ho firmato un accordo con lui, insieme a Macron e Merkel. Abbiamo firmato un cessate il fuoco, un cessate il fuoco. Tutti mi avevano detto che lui non avrebbe mai ceduto (e firmato, ndr). Abbiamo firmato anche un contratto per il gas. Ma dopo di ciò, lui ha violato il cessate il fuoco. Ha ucciso la nostra gente e non ha fatto lo scambio di prigionieri. Abbiamo firmato anche lo scambio di prigionieri, ma non l’ha rispettato. Di che tipo di diplomazia stai parlando, JD? Cosa intendi?»
  11. Le domande finali («Di che tipo di diplomazia stai parlando, JD? Cosa intendi?») sono quelle che hanno fatto scattare Vance. Zelensky ha sollevato un interrogativo: può funzionare l’approccio diplomatico, così tanto enfatizzato nell’incontro, con Vladimir Putin? Vance ha risposto, subito: «Penso che sia irrispettoso da parte tua venire nello Studio Ovale e cercare di discutere questa faccenda davanti ai media americani». Sembra si sia sentito in difficoltà di fronte al pubblico.
  12. Zelensky ha poi incalzato Vance: Zelensky: «Sei mai stato in Ucraina? Dici quali problemi abbiamo». Vance: «Io ci sono stato a…». Zelensky: «Vieni una volta.» Vance: «Ho effettivamente visto i servizi e so che di solito portate la gente in un tour di propaganda, signor Presidente». E’ interessante che Zelensky si rivolga a Vance chiamandolo JD, mentre lui risponde con un signor Presidente.
  13. A questo punto è toccato a Trump recuperare. Zelensky gli ha detto: «Prima di tutto, in tempo di guerra, tutti hanno problemi, anche voi. Ma voi avete un bell’oceano e al momento non ne risentite, ma in futuro lo sentirete». Trump: «Non lo sai». Zelensky: «Che Dio vi benedica, e che non abbiate mai una guerra». Trump: «Non dirci cosa proveremo. Stiamo cercando di risolvere un problema. Non dirci cosa proveremo». A molti questo è sembrato un passo falso del presidente ucraino. Forse. Evocare la guerra forse addirittura in territorio americano – cosa molto poco probabile – non poteva far piacere a Trump, che quindi scatta e sembra perdere le staffe.
  14. Prima dell’incontro, il senatore Lindsey Graham, repubblicano e grande sostenitore dell’Ucraina (e di Trump), ha detto a Zelensky di non sollevare il tema delle garanzie sulla sicurezza (e Zelensky lo ha fatto), di mostrarsi «grato e riconoscente». «Gli ho detto stamattina: ‘Non abboccare. Non lasciare che i media o chiunque altro ti trascinino in una discussione con il presidente Trump. Quello che sta facendo oggi è azzerare il rapporto». E’ noto quanto il presidente Usa sia sensibile alle lusinghe e a come viene trattato: il presidente francese Emmanuel Macron sfrutta molto queste sue caratteristiche. Domande: Zelensky lo ha fatto apposta? Ha volontariamente provocato Trump? Voleva recitare una parte per rappresentare anche “drammaticamente” la posizione di vittima del suo Paese, degli Usa oggi come della Russia da tre anni?

Un’interpretazione

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Sembra che tutti gli attori abbiano recitato una parte, a soggetto. Trump e Vance guardavano alla platea domestica, Zelensky anche a quella internazionale. Ciascuno teneva ai propri sostenitori. Sembrano aver avuto entrambi successo: stanno facendo tutti, rispettivamente, quadrato, attorno ai due contendenti.

Restano due problemi. Come farà Zelensky a recuperare il sostegno degli Usa – ammesso che questo obiettivo sia stato realistico, dal 21 gennaio – ora che il sostegno all’Ucraina è a rischio? Come farà Trump a dialogare ed essere credibile con i partner, ora che ha umiliato pubblicamente un capo di Stato e molti Governi si stanno allontanando da Washington? Se in diplomazia non si recita a soggetto, ma il cerimoniale è rigidissimo, ci sarà una ragione, una “saggezza antica”…

Tra i due contendenti Zelensky aveva meno da perdere. Il rapporto con Trump era già compromesso, forse totalmente compromesso. Nel 2019 Trump subì una procedura di impeachment per aver tentato di ricattare Zelensky: in cambio di aiuti, il presidente ucraino avrebbe dovuto indagare sul figlio di Joe Biden, Hunter, e i suoi affari con una compagnia di gas. Zelensky rifiutò. Gli stretti rapporti con Vladimir Putin sono noti (al punto che nel mondo incontrollato e fantasioso dei social si immagina Trump agente dormiente del Kgb). Zelensky ha quindi usato lo stage della Casa Bianca per consolidare il consenso, in patria e in Europa.

Trump punta tutto sulla forza degli Stati Uniti, alla sua espressione muscolare; e all’immagine di “leader folle”, nel senso di dirompente e imprevedibile, che può essere utile nelle trattative. Finché non arriva al punto di rottura, o il gioco non diventa scoperto e ripetitivo. Tempi interessanti.

(Per trasparenza verso i lettori: da europeo, credo che occorre essere al fianco dell’Ucraina)

 

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