Vita da single? No! Costa meno convivere

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Di Giuseppe Storti (Quotidianoweb.it)  Roma, 1 marzo 2025 – Lo studio è stato poi ripreso dal Corriere della Sera, in esclusiva.

Ma quali sono i dati “scoperti” dalla ricerca? Intanto smentiscono un luogo comune troppo spesso ritenuto inattaccabile. Ovvero che la cosiddetta “singlitudine” costi di meno, garantendo agli animi solitari una maggiore agiatezza nella vita. Non è affatto così.

Intanto le persone sole dai dati Istat più recenti denotano che tra il 2022 e il 2023 le persone sole sono in forte crescita: da 8.364.000 a 8.846.000. Una crescita di un punto percentuale in più, in un anno. Ovviamente nella conta dei single, sono inseriti anche i separati e i vedovi che ormai assommano al 15% della popolazione italiana. Secondo quanto rilevato nello studio della Moneyfarm, vivere da soli comporta una spesa mensile in più di ben 564 euro. Rispetto ad una coppia che invece divide le spese a metà.

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Costa tanto la “singlitudine”, in quanto a divario economico, in particolare per alcuni elementi del carrello della spesa: abitazione, utenze domestiche e generi alimentari. Altro dato che salta agli occhi è quello che vede i single under 45 uomini che sono addirittura il doppio rispetto alle donne.  In particolare, la percentuale di persone che vivono da sole, è maggiore nel centro -nord, e nella Italia centrale, di gran lunga inferiore nel sud. A livello anagraficoquasi una persona sola su due (47%) ha più di 65 anni: ben 4,1 milioni di anziani soli, di cui oltre la metà (54%) sono vedove. Una persona sola su tre (32%) ha tra i 45 e i 64 anni, mentre solo una su cinque (21%) ha meno di 45 anni. 

Tra i single sono in maggioranza quelli che non si sono mai sposati. Ovvero sono single da sempre. I vedovi poi sono il 35% delle persone sole. In netta prevalenza sono le donne. Ma non per una tendenza alla solitudine, ma per la maggiore longevità rispetto ai maschi. Poi ci sono i separati, che non si sono più risposati. E’ la percentuale minore tra i single italiani.

Certamente vivere da soli, comporta meno doveri da espletare, ed è una scelta basata sulla voglia di autodeterminazione, però ciò comporta un costo maggiore. Infatti diverse spese fisse se divise in due, pesano molto meno su singoli redditi a disposizione della coppia. Ed in effetti l’ammontare della spesa mensile del single rispetto alla coppia, messa a raffronto, ha dato risultati davvero clamorosi.

Eccoli: Complici i livelli elevati di inflazione registrati negli ultimi annila spesa media mensile per chi vive da solo è passata dai 1.796 euro del 2021 ai 1.972 euro del 2023, con un minimo di 1.825 euro per gli over 65 e un massimo di 2.156 euro per chi è in età da lavoro, tra i 35 e i 64 anni.

Cifre decisamente superiori rispetto a quelle stimate per una coppia, che affronta costi mensili pari a 2.816 euro, quindi, nell’ipotesi di suddivisione equa delle spese tra i due partner, 1.408 euro a testa.

Per cui se si decide di mantenere la propria vita da single, bisogna considerare che equivale quasi ad un lusso. Mettendo a confronto i dati Istat le voci si spesa che penalizzano di più chi decide di vere dal solo, è rappresentata dal costo dell’appartamento da dividere, e dalle utenze che, come si sa nell’ultimo periodo, sono schizzate in su.

Per non dimenticare le spese per i mobili e per gli altri servizi per tenere efficiente una casa. Se si sommano anche le spese destinate a mobili ed altri servizi per la casa, chi vive in due spende mediamente 587 euro a testa al mese, contro i 949 euro di chi vive da solo. Ma non finisce qui.

Aver una persona con cui vivere la vita, conviene anche quando si va in vacanza oppure più semplicemente a cena fuori. È l’effetto “dessert con due cucchiaini” che permette a una coppia di spendere “solo” 71 euro al mese per alberghi e ristoranti. Al contrario, per la pizza con gli amici o una camera in hotel, i single devono mettere in conto 100 euro al mese, e cioè 29 euro in più (+41%). Per quanto riguarda i generi alimentari, bisogna tenere presente che il costo al chilo aumenta al diminuire della quantità acquistata, penalizzando i single: per cibo e bevande, chi vive solo spende in media ben 337 euro al mese, contro i 266 euro a testa di chi convive, con un maggior costo di 71 euro (+27%).

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Per le spese “indivisibili”, cioè legate alla persona, invece, il costo mensile non varia sensibilmente: ad esempio i single devono sostenere spese per trasporti e servizi sanitari superiori di appena, rispettivamente, il 6% e il 15% rispetto a chi è in coppia. Insomma, i single aumentano.

Ma dati alla mano sono penalizzati in quanto in coppia è possibile ammortizzare una serie di voci di spesa che alla fine pesano, e non poco sul bilancio economico mensile.

Allora forse il “crescete e moltiplicatevi” di biblica memoria che andava inteso come aumentate di numero, va attualizzato e forse se non altro per convenienza economica adottato come stile di vita. In caso contrario la “singlitudine” diventa davvero un lusso difficile da sopportare.





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