Bellissimo successo per ‘I due Papi’ al teatro dei Rinnovati – Foto 1 di 4

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Una commedia, certo, ma che va al di là di tutte le convenzioni, affrontando con coraggio le sfide del potere e della fede. “I due Papi” di Anthony McCarten, con la produzione italiana firmata dal regista Giancarlo Nicoletti e le eccezionali interpretazioni di Mariano Rigillo e Giorgio Colangeli, è stato uno spettacolo bellissimo, grandioso, eccezionale. Aggettivi che si moltiplicano, come gli applausi dell’accorto e fedele pubblico senese. Venerdì e ieri sera, ai Rinnovati, gli spettatori hanno assistito a due ore di dialoghi che rivelano il complesso rapporto tra Joseph Ratzinger e Jorge Mario Bergoglio, pochi mesi prima delle dimissioni di Benedetto XVI e dell’elezione di Francesco nel 2013. Con battute divertenti e una profonda forza emotiva, l’opera invita a interrogarsi sull’essenza del Papato nel terzo millennio, sulla potenza del dialogo e sull’importanza di saper guardare oltre. È stato un peccato che molti senesi, spesso entusiasti nel riempire il teatro per produzioni più popolari o attori di grande richiamo, non abbiano colto l’opportunità di assistere a uno spettacolo di così profonda rilevanza culturale. “I due Papi” offre un palco privilegiato per un confronto autentico, in cui si rivelano le paure, le speranze e le contraddizioni di due uomini che cercano di orientarsi nella complessità della loro Missione. In un’epoca in cui le certezze vacillano, l’evento dei Rinnovati, fortemente voluto dal direttore Vincenzo Bocciarelli, ci invita a riflettere: quali principi guidano le nostre scelte e come possiamo trovare un equilibrio tra fede e responsabilità? In momenti come questi, in cui il pontefice Francesco affronta sfide di salute e di dottrina, emerge con forza l’idea che il valore del soglio di Pietro trascende la natura umana di chi è chiamato a ricoprirne il ruolo. Un postulato che rievoca le parole di Benedetto XVI in “Luce del mondo”, quando rispose alla domanda del giornalista Peter Seewald: “Lei è la fine del vecchio o l’inizio del nuovo?” – “Entrambe le cose”.

Un dialogo profondo tra due uomini di fede

Il momento più iconico e al tempo stesso profondo? Per qualcuno è il finale, che non sveliamo ovviamente, ma per noi è invece la scena della bibita Fanta e dell’acqua consumata dai due uomini di Fede tra una confessione e l’altra nella Stanza delle Lacrime, che supera perfino il momento in cui a Castel Gandolfo papa Ratzinger suona a Bergoglio una ninna nanna e lo stesso Cardinale insegna a sua Santità qualche passo di tango in una fusione celestiale di entrambi i protagonisti. Come dice Giovanni Marcotullio in breviarium.eu: “Due uomini anziani, ciascuno nell’ultima fase di vite assai diverse ma analogamente ricche di esperienza, luci e ombre, che si vogliono bene e si ripongono a vicenda in un abbraccio eterno”. L’interpretazione di Rigillo e Colangeli, ben sostenuti da Daniela Scarlatti (in sostituzione di Anna Teresa “Cicci” Rossini) nel ruolo di Suor Brigitta, la migliore amica di Papa Ratzinger, e Eny Cassia Corvo (in sostituzione di Ira Fronten) nel ruolo di Suor Sofia, è monumentale. I due attori riescono a infondere intensità e vita a figure di straordinaria complessità. E non passa inosservata la mimica espressiva: Ratzinger si presenta gravato dal peso del dopo Wojtyładi un governo papale pesante e probabilmente non voluto perché “io sono uno studioso”, mentre Bergoglio si erge con determinazione, determinato nel perseguire un cambiamento e nel promuovere l’innovazione. Due approcci divergenti alla Chiesa, perfino nelle scarpe rosse e nere e che devono fare i conti con le ombre del loro passato. In questo contesto emergono le ammissioni liberatorie, un cammino essenziale per lasciar andare e per abbracciare nuove opportunità.

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Un’esperienza visiva e teatrale da non perdere

Le bellissime scenografie di Alessandro Chiti, arricchite da un gioco di luci e immagini di David Barittoni, riproducono con grande cura le stanze interne dell’appartamento papale, i giardini di Castel Gandolfo, la terrazza di San Pietro e la Cappella Sistina, offrendo al pubblico un’esperienza visiva che accompagna e amplifica le emozioni del testo. “I due Papi” non è solo un’opera che intrattiene, ma un’opportunità per approfondire e guardare dentro noi stessi su temi attuali e universali. La struttura narrativa, pur non essendo pesante, si snoda attraverso due ore di dialoghi serrati, interrotti solo da una breve pausa. La domanda centrale che ci si pone, sia in scena che in platea, è: nei momenti di crisi, bisogna seguire le regole o la propria coscienza? Lo spettacolo è davvero intenso, approfondisce le relazioni e le emozioni che stanno alla base del dialogo tra i due uomini di Chiesa grazie anche alla traduzione di Edoardo Erba e, come detto, alla regia italiana che riesce a restituire l’essenza di un legame che è, in fondo, un invito alla riflessione. Un’esperienza teatrale assolutamente da non perdere che il pubblico senese potrà ammirare nell’ultima replica di oggi alle ore 17 ai Rinnovati entrando nel cuore di un dialogo che va oltre le istituzioni, ponendosi quesiti profondi sull’umanità e sul significato del potere. Cosa conta realmente?



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