I sindaci dell’Ats 3 chiedono alla Regione la revoca di Amantea come comune capofila

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Il sindaco Vincenzo Pellegrino

AMANTEA (CS) – Gli otto sindaci dell’Ambito territoriale 3

chiedono alla regione Calabria di revocare Amantea in qualità di comune capo fila. Questo è l’ultimo atto di un lungo ed estenuante braccio di ferro che ha visto da una parte tutti i sindaci del comprensorio insieme alla regione Calabria e dall’altra Vincenzo Pellegrino.

“Gli accadimenti delle ultime settimane hanno di fatto caducato di effetti gli indirizzi politici esternati nel verbale del 6 novembre 2024, stato di cose che impone di individuare una “exit strategy” dall’impasse che ormai da troppo tempo attanaglia l’Ats per non vanificare il lavoro sino ad ora fatto, i risultati conseguiti e soprattutto pregiudicare il futuro”, questo è quanto premesso nella comunicazione inviata dai sindaci del comprensorio al segretario generale regionale, Eugenia Montilla.

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In particolare, i sindaci chiedono:

proporre un comune alternativo all’attuale capofila e negli atti da sottoporre ai consigli, demandarne la designazione al coordinamento dei sindaci nella seduta costitutiva dell’Ats;

sede dell’ufficio del Piano, ciò che si intende proporre non discosta dal dettato regolamentare e l’ultima modifica dello stesso utilizzata con ragionevolezza. Il principio cardine in materia è l’unicità dell’Udp. Esso ha sede presso il comune designato capofila. Tuttavia il coordinamento dei sindaci con le maggioranza può deliberare che lo stesso possa svolgere la sua attività presso un altro comune per ragioni di efficienza ed efficacia della sua azione, il che nulla toglie al comune capofila e nulla dà in più al comune dove il responsabile lavora”;

nomina responsabile Udp, di fatto di poter assegnare al coordinamento dei sindaci il compito di individuare il responsabile dell’Udp, appare una proposta ragionevole (fatta propria anche dall’Ats di Cosenza) e risponde a diverse esigenze;

regolamenti, i consigli comunali hannola competenza in materia di “convenzioni tra comuni e quelle tra comuni e provincia, costituzione e modificazione di forme associative”. I regolamenti di organizzazione degli Ats, pertanto, escono dalla competenza dei consigli per essere trasferite all’organo di direzione politica dell’Ats stesso, cui spetta approvare gli atti regolamentari di cui lo stesso si vuole dotare e cioè, in primis il regolamento di funzionamento del coordinamento e dell’ufficio di piano. Ai consigli potrebbe essere lasciata la prerogativa di dettare, nella convenzione, i principi che l’Ats, nell’approvare non può derogare;

“checks and balances”freni – pesi e contrappesi). Com’è noto con la convenzione i comuni non capofila (otto su nove) delegano al comune capofila le attività e le funzioni in tutta la materia socio assistenziale, tanto è vero che il comune capofila è il legale rappresentante dell’Ats. Il punto è che non gestisce (solo) per sé. Ma gestisce su delega di altri otto comuni che non gli conferiscono un mandato in bianco, ma un potere che deve essere controllato con apposite misure. E la prima cosa che il comune capofila deve assicurare è la trasparenza, su tutta la complessa attività, cominciando da una chiara, visibile, controllabile, corretta, sana gestione dei fondi sociali. L’esperienza vissuta con l’attuale comune capofila, in cui ha regnato e regna confusione, non è edificante, né tantomeno concepibile che prosegua per il futuro. E’ stato, ed è difficile anche sapere se sono stati posti in cassa vincolata e se dichiarati non assoggetabili a pignoramenti i fondi sociali, la logica conseguenza è che in questo Ats adeguati “cheks and balance” sono ritenuti indispensabili. In convenzione devono essere pertanto previste non solo le classiche funzioni di indirizzo e programmazione, attività piuttosto formali, ma anche quelle di vigilanza e controllo concreto sull’utilizzo delle risorse sociali. Questo a prescindere da chi venga designato a svolgere le funzioni di capofila. Tutti i soggetti che in qualunque modo e ruolo toccano fondi sociali devono certamente avere la loro autonomia gestionale e decisionale, ma devono rispondere dei risultati e della corretta e sana gestione dei medesimi”. Una considerazione finale in merito “a ben guardare il principio “dell’uno vale uno è il primo e più efficace contrappeso allo strapotere del delegato” chi gestisce deve avere i descritti poteri, ma deve anche sopportare i limiti ed i controlli. L’accesso rinforzato viene così a costituire il terzo principio cardine.

Infine, in merito alle votazioni, i sindaci hanno scritto: sembra che l’argomento sia diventato “campo di distorsione della realtà” posto che solo nell’Ats di Amantea le votazioni dovrebbero svolgersi secondo il principio di unanimità. Unico argomento a sostegno è che, siccome il Piano di zona è stato approvato all’unanimità dai soggetti che vi prendono per legge parte, tutte le votazioni devono essere fatte con lo stesso sistema, il tutto operando un’estemporanea e fragile estensione analogica che non è suffragata da alcun crisma giuridico”.

Il documento inviato alla Regione, lo ricordiamo, è stato firmato dai sindaci di: San Pietro in Amantea, Gioacchino Lorelli; Aiello Calabro, Luca Lepore; Cleto, Armando Bossio; Serra D’Aiello, Antonio Cuglietta; Belmonte Calabro, Roberto Veltri; Lago, Enzo Scanga; il vice sindaco Longobardi, Antonio Costabile; il vice sindaco Fiumefreddo Brizio, Vincenzo Aloise.

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