Il Centrosinistra: «Riapriamo a Mondovì un Centro giovani per contrastare la violenza»

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«Riapriamo a Mondovì un Centro giovani per contrastare la violenza»: è la proposta dei consiglieri comunali del Centrosinistra di Mondovì, Laura Gasco, Cesare Morandini, Davide Oreglia. Il dibattito che si è sollevato in città dopo i due episodi di violenza giovanile – il secondo, quello che L’Unione ha riportato questa mattina, e in particolare il primo, quello avvenuto la mattina di lunedì 24 febbraio – è ampio.

Della necessità assoluta di ridare ai giovani di Mondovì uno spazio per esprimersi, ne abbiamo già scritto ampiamente: basta leggere questo articolo, di un anno fa, e questo servizio del 2021 in cui trattavamo il tema dopo l’emergere dei grandi problemi post-Covid. E in un incontro svoltosi nel 2023 si parlava proprio di questi temi.

In una nota scrivono: «In relazione all’episodio di violenza,  vogliamo offrire il nostro contributo in termini di osservazioni, considerazioni e proposte. Condividiamo la preoccupazione di molti a proposito di azioni violente commesse da giovani e del diffondersi di pessimi comportamenti, che riconosciamo però non solo nella situazione monregalese, e non solo a livello giovanile. La generazione che ha vissuto il Covid – dicono gli operatori professionali- ha forme di fragilità le cui tracce stanno nella difficoltà nei rapporti con i coetanei, nella chiusura in sé, nella difficoltà di gestire la violenza contro se stessi e contro gli altri. Non sarebbe peraltro corretto imputare soltanto agli strascichi della pandemia tale disagio. L’impressione è che la qualità della convivenza civile sia mutata in peggio, così come i valori che comunichiamo ai nostri giovani: una conflittualità verbale (e non solo) ormai tollerata come sostanza del confronto interpersonale, la prevalenza della forza come legge ineluttabile dei rapporti, persino di quelli internazionali, la diffidenza sociale come leva per ottenere consenso ed erodere diritti individuali. Invocare grandi punizioni, oltre a quanto previsto dalla legge – magari anch’esse di natura violenta, come abbiamo letto in questi giorni qua e là sui social – può forse soddisfare pruriti immediati, ma non serve ad affrontare davvero il problema. Appare ovvio che sul disagio dei nostri giovani occorre lavorare su piani molteplici, mettendo in campo, se richiesto da una situazione che appare deteriorata rispetto al passato, risorse maggiori e nuove idee. Ma non si costruisce nulla di nuovo senza prima considerare ciò che già si fa attualmente e ciò che è stato fatto in passato, che è certo molto. Per questa ragione mettiamo a disposizione del dibattito pubblico un dossier sulle iniziative del passato e del presente, costruito senza la pretesa di essere esaustivi.
Alla luce di tale “storia”, chiediamo che venga posta all’attenzione del dibattito pubblico, ed in particolare di quello spazio di coordinamento cittadino delle politiche giovanili che è il Tavolo di Lavoro promosso dagli assessorati competenti, la proposta dell’attivazione di un centro giovani permanente.

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Un simile centro è rimasto attivo in città fino alla metà degli anni Novanta, gestito per conto del Comune, della Caritas e del Volontariato Vincenziano dalla Cooperativa Valdocco, e lasciato cadere, non certo per la sua scarsa incidenza sulla promozione dell’agio giovanile.
Vengono individuate le seguenti esigenze, relative grosso modo alla fascia di età 11-18:

1) strutturazione del pomeriggio extrascolastico con attività formative e ludiche;
2) attività di recupero pomeridiano delle abilità scolastiche;
3) spazi ed occasioni per la socializzazione e l’aggregazione capaci di offrire stimoli positivi per la crescita e l’espressione di creatività e autonomia responsabile con intelligente accompagnamento, ovvero per occasioni di animazione educativa sui vari fronti del disagio, dell’abbandono scolastico, della prevenzione delle dipendenze, della devianza, della microcriminalità;
4) spazi ed occasioni per interventi su casi a rischio legati alle nuove fragilità.

La proposta, dunque. Una struttura permanente e collocata fisicamente, animata da una équipe di educatori professionali coadiuvata da volontari, che trovi spazio in locali adeguati collocati secondo criteri di accessibilità da parte della fascia di età 11-18 (non mancano di certo in città, tra locali comunali, edifici scolastici ed oratori parrocchiali da utilizzare tramite apposita convenzione). Tale struttura può unire l’animazione pomeridiana quotidiana dei minori all’attività per il recupero delle abilità scolastiche (in modo finanziariamente agevolato da parte delle famiglie) coadiuvando le iniziative di doposcuola già attivate dalle scuole. Può fungere da luogo unificante e di continuità per la realizzazione delle diverse progettualità messe in campo dai diversi enti in relazione alle fragilità giovanili – in primo luogo, l’assessorato alle politiche giovanili, il CSSM e l’ASL – ed alla prevenzione della devianza, ad esempio come base per la preziosa attività di educativa di strada. Fondamentale la sua presenza fisica sul territorio cittadino, come elemento di riferimento nei pomeriggi dei ragazzi, con un carattere ludico, formativo ed educativo (come gli oratori di un tempo, e fortunatamente ancora attivi in alcune parrocchie). Si tratterebbe di uno spazio gestito in modo professionale, con la progettazione ed il monitoraggio da parte del Tavolo di Lavoro. La promozione potrebbe avvenire su iniziativa dell’ente comunale e degli assessorati competenti, su fondi da reperire nei molti bandi di enti e fondazioni destinati all’agio ed alla prevenzione del disagio giovanile. I suoi vantaggi, in termini di efficacia: stabilità nello spazio, stabilità nel tempo, frequenza quotidiana, riferimento per la realizzazione delle varie progettualità finanziate da enti e fondazioni e supporto alla loro continuità».

 





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