la galassia dell’odio nero vuole invadere Milano

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La città di Milano potrebbe essere la cornice di un incontro fondato su ideologie xenofobe e razziste: il Remigration Summit, che riunirà la galassia nera dell’estrema destra europea.

La cosa certa è che il raduno, promosso dal politico austriaco Martin Sellner, avrà luogo il 17 maggio in Lombardia. Il tema della kermesse è la remigrazione, ovvero la teorizzazione di una deportazione di massa di persone migranti che vivono nei paesi europei.

In Italia è diventata il traino della nuova campagna di CasaPound che espone striscioni e promuove sit-in e volantinaggi sul tema. Il feticcio della reimigrazione viene portato avanti anche da politici ed esponenti di governo: il sottosegretario alla giustizia di Fratelli d’Italia, Andrea Delmastro Delle Vedove, ha condiviso su X un articolo della Verità sul tema.

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L’europarlamentare leghista Isabella Tovaglieri ha condiviso un post con il medesimo articolo con la scritta: «Remigrazione subito!», con in calce i simboli della Lega e di Patriots for europe. Il deputato leghista Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega al Consiglio regionale della Lombardia, in un messaggio su Facebook, ha scritto che «in Italia, come già si fa in Germania e in altri paesi europei, è fondamentale iniziare a discutere seriamente di remigrazione». Infine la Lega giovani Lombardia, nei suoi ultimi post, riprende fatti di cronaca con al centro persone migranti, commentando: «L’unica soluzione è la remigrazione».

La kermesse nera

«Martin Sellner è un lobbysta xenofobo austriaco, il nuovo astro nascente tra le voci intellettuali di destra radicale – dice Elia Rosati, storico dell’Università degli Studi di Milano – Un estremista che si propone, anche per sua ambizione carrieristico-editoriale e politica, come teorico della remigrazione, la nuova parola d’ordine dell’estrema destra occidentale».

L’incontro è una occasione per intessere connessioni tra «singoli intellettuali, giornalisti radicali, editor di case editrici, dirigenti di gruppi giovanili neofascisti, portaborse e deputati di partiti xenofobi di governo, membri di associazioni culturali, e, come già capita negli Usa, neonazisti e imprenditori».

È un evento singolare, sia per l’Italia sia per l’Europa: «Non un congresso tra organizzazioni o partiti di estrema destra come siamo abituati da decenni, ma una convention transnazionale, con iscrizione a pagamento e crowdfunding». Un momento dove «“vendere” il nuovo “prodotto di tendenza” della destra radicale mondiale, la remigrazione, come concetto ideologico-politico-comunicativo» che tiene insieme «soggetti singoli o organizzati di vari mondi di destra e liberal-conservatori: tutti, potenzialmente, da connettere e allineare».

La proposta xenofoba

La remigrazione è l’ultima proposta del mondo culturale della destra radicale, spiega Rosati: «Parliamo di un nuovo feroce razzismo di stato e di strada. Dopo decenni di discorsi d’odio e imprenditoria della paura, gruppi e partiti di destra di governo o meno passano all’offensiva, proponendo un modo non solo di bloccare l’immigrazione ma di liquidarla».

Una proposta fortemente xenofoba che, politicamente e comunicativamente, «è proponibile alla luce del sole perché strutturata ufficialmente su base identitaria-culturale e non razziale, cosa che invece renderebbe la remigrazione un concetto meno digeribile a livello sociale, con l’aggravante che può essere utilizzata anche contro cittadini di seconda o terza generazione purché giudicati non conformi a una supposta identità occidentale “pura”; definita in modo totalmente antistorico».

Il concetto di remigrazione sta penetrando nel lessico dei maggiori partiti xenofobi, dopo essere rimasto per anni nei programmi di un estremismo di destra più di nicchia. Per Rosati: «È stato utilizzato da Trump fino alla tedesca Afd (Alternative für Deutschland), dall’austriaco Fpoe (estrema destra austriaca) ai partiti di destra di governo italiani».

Per lo storico, «dopo trent’anni di radicalismo di destra post-fordista e neoliberista, si è dimostrato che per l’estremismo più duro è più importante produrre idee di odio ed esclusione e spargerle nei vari paesi, che candidarsi in prima persona». Per Rosati, dunque, stiamo vivendo una fase storico-politica «profondamente reazionaria, in cui sono aumentati il tasso di rabbia identitaria, il più becero individualismo e un imbarbarimento del lessico politico».

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I legami con la destra italiana

Dalle rivendicazioni di CasaPound fino alle esternazioni di esponenti di destra sul tema, il concetto di remigrazione va via via radicandosi, infestante come la gramigna. Per Rosati, tutti i gruppi organizzati in Europa «sono impegnati in questo scontro, al di là delle loro competizioni e invidie. Le differenze ideologiche tra loro, di fondo, non esistono più. Ci sono diverse ambizioni e ricerca di spazio politico: tutti fanno quadrato».

L’evocazione del concetto di remigrazione si vede «dai banchetti informativi di CasaPound nelle piazze ai discorsi politico-televisivi di deputati o amministratori di grandi partiti di destra come la Lega o FdI. Dalle campagne elettorali di soggetti outsider, come AfD in Germania, agli editoriali dei giornali conservatori, dalle librerie fino ai concerti di gruppi nazirock».

Luca Paladini, consigliere regionale di Milano, fondatore e portavoce dell’associazione I Sentinelli di Milano, sottolinea che il tema della remigrazione è già parte dell’azione di governo: «Quando si decide di esternalizzare dei Cpr e portarli in Albania siamo dentro a questa narrazione. Un santino della destra e di Fratelli d’Italia è Trump che, dopo l’insediamento, ha messo la foto di persone incatenate e deportate. In questo clima non vedo una manifestazione folkloristica di una parte minoritaria della destra, ma un’azione politica già messa in campo dal governo».

Le reazioni

Al momento non ci sono passi indietro sulla convention. Andrea Ballarati, portavoce italiano del Remigration Summit e volto dell’associazione identitaria Azione, cultura, tradizione ha detto che la conferenza si terrà: «La pressione mediatica non ha funzionato».

In merito al luogo dove si svolgerà, invece, c’è ancora incertezza: in rete circola una email che indica ai militanti di soggiornare a Busto Arsizio, «l’opzione più conveniente che garantisce vicinanza e facilità di trasporto». Oltre al luogo, c’è un dato da non sottovalutare: il giorno scelto per l’inizio del summit coincide con la Giornata mondiale contro l’omolesbobitransfobia.

«I movimenti paranazisti di estrema destra tengono insieme il loro razzismo e la loro xenofobia con l’omolesbobitransfobia», dice Paladini. La scelta della data, dunque, non è casuale: «Nel loro mirino, oltre le persone migranti, ci sono anche le persone della comunità Lgbt che sempre più, in varie parti del mondo, vengono colpite anche fisicamente da questi soggetti. Ci sembra una decisione politica: nella loro agenda delle persone da odiare c’è anche la comunità arcobaleno».

Anche il Pd milanese ha subito lanciato una raccolta firme contro il summit raccogliendo in pochi giorni oltre 12mila sottoscrizioni. «Abbiamo chiesto alle istituzioni di vietare questo sfregio nei confronti di Milano, città da sempre solidale e aperta al mondo. Insieme a tante altre organizzazioni, abbiamo promosso una grande piazza per il 17 maggio», dice Alessandro Capelli, segretario metropolitano del Pd di Milano «Non possiamo permettere che deliri che evocano purezza e rimpatri razziali di massa possano essere normalizzati».

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