La fotografia dell’Arpav è impietosa e preoccupante, e conferma quanto già segnalato tra gli altri da agricoltori, autorità di bacino o laguna e altre istituzioni: il cambiamento climatico in Veneto incalza, e la serie storica lo conferma con i numeri. Il rapporto Meteo e Clima sul 2024 diffuso il 28 febbraio infatti registra nella nostra regione «un andamento caratterizzato da frequenti anomalie, sia in termini di temperature che di precipitazioni e da numerosi eventi meteo avversi che hanno colpito diverse zone della regione in tutte le stagioni».
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Nonostante una quantità di piogge superiore alla media, l’anno 2024 si pone ai vertici della classifica delle annate più calde e mediamente più piovose della serie storica disponibile. Ondate di calore e notti tropicali sono da record, così come, lo sa bene la città di Venezia, le maree. «Un segnale inequivocabile del riscaldamento globale, che non può più essere negato» commenta l’eurodeputata dei Verdi Cristina Guarda.
Le temperature mai così alte: +1.44 °C, a febbraio 4 gradi più della media
In breve, l’Arpav certifica che 2024 «è il nuovo anno più caldo mai registrato in Veneto almeno dal 1955, guardando sia alle stazioni automatiche Arpav che alle stazioni meccaniche dell’ex Ufficio idrografico del Magistrato alle acque di Venezia». L’anomalia rispetto al periodo 1991-2020 è mediamente +1.44 °C, con valori più elevati su Alpi, Prealpi e pianura orientale e costiera. Il 2024 supera così il precedente record del 2022. Arpav nota che gli ultimi tre anni sono i più caldi della serie storica.
L’aumento è dato soprattutto dalle temperature minime, che nel 2024 sono le più alte mai registrate almeno dal 1955 (inizio della serie storica): l’anomalia rispetto al periodo 1991-2020 raggiunge +1.77 °C ed è equamente distribuita su tutto il Veneto. Il trend trentennale di aumento delle temperature minime resta rilevante e statisticamente significativo con +0.75 °C/10 anni. La distribuzione delle temperature minime, come atteso, individua come aree più calde la costa, la pedemontana e i Colli.
Qualche numero snocciolato dal rapporto, sempre rispetto al periodo 1991-2020: febbraio è il più caldo di sempre in Veneto con una anomalia di +4.5 °C rispetto alla media; marzo è il più caldo con un’anomalia di +3.1 °C; la primavera è la più calda con un’anomalia di +1.6 °C; agosto è il più caldo con +3.2 °C di anomalia rispetto al periodo 1991-2020; l’estate è la più calda, l’anomalia arriva a +2.4 °C. Abbiamo respirato a settembre, che infatti è stato al quinto posto tra i più caldi: ma comunque +1.6 °C rispetto alla media 1991-2020. Novembre è stato addirittura sotto la media con un’anomalia di -1.9 °C, ma nonostante ciò l’autunno 2024 è stato il secondo più caldo, +2.4 °C sulla media.
49 notti tropicali in pianura: sono il quadruplo del periodo 1991-2020
Il record insomma è stato trascinato dalle temperature minime, le massime non sono record, ma si collocano comunque al secondo posto tra le più alte dal 1992. Si conferma ed incrementa il trend trentennale di aumento delle temperature medie che da +0.57 °C per decennio, fino al 2023, balza a +0.65 °C per decennio nel 2024.
In questo quadro estremamente rilevanti, dice l’Arpav, sono le notti tropicali, quelle con temperature mai sotto i 20 gradi: sono state quasi quattro volte più numerose in pianura rispetto alla norma 1991-2020 con ben 49 giorni contro una media di 13 giorni. Superano enormemente il precedente record del 2003, già più recentemente insidiato dal 2015 e 2019.
Se non bastasse, il 2024 segna un nuovo record anche per le ondate di forte disagio fisico in pianura, le giornate consecutive con picchi sopra i 35°C, con mediamente 24 giorni a fronte di una media1991-2020 di poco meno di 6 giorni.
Le mareggiate, maree e piogge tra gli eventi più significativi
L’Arpav elenca una serie di eventi significativi connessi con i cambiamenti del clima. Solo alcuni esempi, tra tanti. Oltre alle anomalie termiche, vengono menzionate le piogge fuori dal comune che hanno riguardato in particolare il vicentino e il veronese, ma anche i 166 mm in 48 ore arrivati a Bibione il 2 ottobre.
E poi la mareggiata del 3 ottobre 2024 che «colpisce la costa veneta con significativi danni, in particolare a Jesolo. Venti con raffiche di 70-100 km/h hanno intensificato l’impatto della mareggiata».
E poi naturalmente l’acqua alta, con il record di 219 giorni con livello del mare superiore agli 80 cm, il più alto da inizio ‘900. E l’alta marea eccezionale: 15 episodi con livello oltre 110 cm ottobre, che hanno portato al sollevamento del Mose, con conseguenti danni per l’attività del porto di Venezia.
«Non è allarmismo, è realtà: la regione Veneto si muova»
Commenta il rapporto Cristina Guarda, già consigliera regionale e oggi eurodeputata dei Verdi, notando che siano dati che arrivano da un’agenzia regionale. «Questo non è allarmismo, ma la dura realtà dei fatti: anche la destra negazionista dovrà farci i conti, prima o poi. Oppure Zaia, leggendo il rapporto dell’agenzia regionale, se la prenderà ancora con i “pericolosi ambientalisti”, che di recente ha messo alla gogna per le critiche alle opere dei Giochi olimpici, fortemente impattanti per la montagna bellunese, a partire dalla pista da bob?» ironizza Guarda.
«Un plauso ad Arpav per il suo lavoro scientifico e indipendente, in contrasto con le posizioni della destra che governa l’Italia e la Regione Veneto, e che in Europa continua a opporsi al Green Deal e alla transizione ecologica. Questi atteggiamenti sono inaccettabili di fronte all’emergenza climatica. Dal Veneto all’Europa, abbiamo bisogno di politiche serie per ridurre le emissioni e adattarsi ai cambiamenti climatici. La scienza ci indica la strada: è ora di agire» conclude l’eurodeputata.
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