«No velo integrale», femministe di sinistra contro la crociata di Cisint. Ma lei replica a muso duro

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UDINE – A Udine, dove la Lega ha presentato la mozione sul “no al velo integrale”, cavallo di battaglia del Carroccio in Europa (con Anna Maria Cisint), ma anche a Roma e in Regione, le femministe di sinistra hanno deciso di rispondere all’europarlamentare monfalconese, che proprio nel capoluogo friulano, pochi giorni fa, aveva illustrato la sua posizione, affiancata dalla segretaria udinese leghista Francesca Laudicina. E così ai media è stato veicolato un testo, firmato da Raffaella Barbieri (portavoce di Possibile Udine) e seguito da una trentina di condivisioni, fra cui quella di consigliere regionali (Serena Pellegrino e Maria Rosaria Capozzi), comunali di Udine (Annapaola Peratoner, Antonella Fiore, Stefania Garlatti Costa, Emma Ferrari), ma anche assessore come Arianna Facchini e segretarie di partito, come Anna Manfredi, più sindacati (Fp Cgil Udine) e associazioni. Nel ricordare i provvedimenti di Cisint sindaca, nei confronti della comunità musulmana di Monfalcone, le firmatarie ritengono che «questa politica ostile nei confronti delle cittadine e cittadini stranieri» sarebbe «da sempre l’unico modo che Cisint conosce per ritagliarsi un po’ di visibilità e la cosa più preoccupante è la totale assenza di un’articolata riflessione culturale, la Lega vorrebbe modificare una normativa già vigente e applicata nel nostro ordinamento che vieta il travisamento del volto, la battaglia sarebbe contro la sottomissione della donna, peccato che non ci sia mai stata un’interlocuzione con le donne musulmane che Cisint e il suo partito fingono di voler tutelare».


Il documento ricorda che «la Costituzione tutela la libertà di culto, che ovviamente trova dei limiti nel bilanciamento di altri principi garantiti nel nostro ordinamento come la parità di genere» e che serve «un confronto costruttivo con la comunità islamica affinché si conformi al diritto positivo italiano», mentre «l’approccio repressivo dalla Lega rischia invece di amplificare fenomeni di segregazione delle donne vittime dell’integralismo religioso». «Fa sorridere infine l’ipocrisia di Cisint e Laudicina, intervenute a Udine di fronte ad una platea composta prevalentemente da uomini, che oggi si presentano come attiviste per i diritti delle donne quando il loro partito a livello nazionale porta avanti da sempre battaglie ideologiche che discriminano le donne nell’esercizio di diritti civili». Fiore, poi, ha fatto una nota a sua firma per dire che «Udine non è e non diventerà il terreno di sperimentazione della propaganda razzista e islamofobica della Lega».

L’EUROPARLAMENTARE

Non si è fatta attendere la replica al vetriolo di Cisint: «Quando il pregiudizio acceca la ragione, si svilisce ogni capacità di giudizio e ci si racchiude nelle offese e nella gabbia dei luoghi comuni del fanatismo politico: alle femministe della sinistra udinese si adatta bene il criterio di aver poche idee ma ben confuse. Nella loro presa di posizione definiscono come “provvedimenti discriminatori” l’applicazione delle leggi che valgono per tutti i cittadini italiani e dalle quali i musulmani dovrebbero – a loro giudizio – essere esentati anche quando investono ragioni di incolumità pubblica. Pretendono una “riflessione culturale”, con il linguaggio incomprensibile e ambiguo del politicamente corretto, per giustificare la contrarietà alla regolamentazione del velo che per le donne islamiche rappresenta una costrizione alla sudditanza della sharia». Secondo l’europarlamentare, le firmatarie «sostengono la libertà delle donne iraniane, ma non riconoscono che l’unica azione concreta contro l’integralismo islamico, in Iran, come in Afghanistan e in Pakistan, è stata da me portata nell’Europarlamento di un’Europa che sinora ha mostrato debolezza e sudditanza nell’agire per contrastare le repressioni della libertà e della democrazia dei Paesi Islamici, che, purtroppo, si perpetuano nelle comunità emigrate senza controllo nel nostro continente. Si dichiarano femministe ma il loro impegno si ferma quando c’è da affermare l’uguaglianza politica, economica, personale e sociale per le donne musulmane all’interno delle nostre società». Per Cisint, «non basta dichiararsi a parole progressiste, se poi si fanno battaglie di retroguardia contro i valori occidentali».
 





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