«Non è stato suicidio, è morta soffocata»

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MILANO Non un suicidio, ma un probabile soffocamento. A oltre tre anni dalla morte di Liliana Resinovich, scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 e ritrovata priva di vita il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico con la testa e la parte inferiore del corpo infilate in due sacchi neri, l’ipotesi iniziale viene ribaltata dalla super perizia. Quella affidata dalla Procura all’antropologa forense Cristina Cattanero, ai medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio Leone e all’entomologo Stefano Vanin, depositata all’1.40 di sabato notte.

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ASFISSIA

Dalle prime indicazioni che emergono, il quadro indiziario è totalmente diverso rispetto agli esiti della prima inchiesta, che stava per essere archiviata come suicidio. Il gip Luigi Dainotti ha respinto la richiesta della Procura e il fascicolo numero 005545 aperto il 22 dicembre 2021 per sequestro di persona a giugno 2023 è diventa un’indagine per omicidio. E in questa direzione puntano ora i risultati delle nuove analisi effettuate sul corpo (riesumato) di Lilly: la prima autopsia indicava come causa del decesso uno scompenso cardiaco acuto, la seconda conclude che a causarlo sarebbe stata un’asfissia provocata da terzi. La frattura alla vertebra T2, sfuggita alla tac della prima consulenza medico legale, è infatti compatibile con un movimento di torsione brusco del collo che potrebbe essere stata provocata da una compressione letale con l’avambraccio. Questo spiegherebbe anche perché sul collo della donna, che presenta una lesione allo sterno e un’altra subpleurica a livello polmonare, non siano evidenti lividi. Ci sono però delle ferite al volto, su cui il medico legale Raffaele Barisani – consulente di Sebastiano Visintin, marito di Lilly – ha espresso dubbi già due anni fa: «Segni derivati da colpi che una persona ha ricevuto – precisava – Questo non può essere escluso».
Dunque prima l’aggressione e poi l’asfissia, è lo scenario ritenuto plausibile. Due giorni fa Claudio Sterpin illustrava la sua tesi: «È stata soffocata probabilmente con un cuscino. Bisogna trovare da chi». Lui è «l’amico speciale» di Liliana, l’uomo che l’aspettava a casa la mattina in cui è svanita nel nulla. Di questo rapporto il marito Sebastiano Visintin non vuole nemmeno sentire parlare: «Non esiste nessuna storia d’amore tra Liliana e Claudio. Lui secondo me ha capito male le cose. Io l’ho visto tre volte nella mia vita. Non porto rancore, sento un senso di pietà. Però sì, ho sospettato di Claudio». Il quale, da parte sua, si è fatto un’idea chiara sulla morte di Lilly: «È logico, se qualcuno ti preme un cuscino sulla bocca non ti lascia alcun segno. Mi sembra che da casa di Liliana sia scomparso il suo cuscino. Non lo si è più visto nelle riprese fatte nell’abitazione». Quel cuscino, segnala Sterpin, «compare nei primi due mesi, dopo di che all’improvviso ne spunta uno quadrato, mi sembra, anziché rettangolare. C’erano due cuscini uguali, poi non più, almeno così mi è parso». Questa, insiste l’amico, «è una mia ipotesi e la affido alla Procura per un controllo».

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CONGELAMENTO

Altro dato determinate della super perizia è il momento della morte di Liliana, se cioè sia avvenuta nell’immediatezza della scomparsa o in prossimità del suo ritrovamento. Gli esperti incaricati dalla Procura convergerebbero per il 14 dicembre, mentre i consulenti precedentemente interpellati dal pm concludevano che il decesso è avvenuto 48-62 ore prima della scoperta del corpo della donna. Nel frattempo sono stati consegnati i risultati degli esami sperimentali condotti negli Stati Uniti: uno studio sul microbiota rivela la presenza di un germe compatibile con la conservazione del corpo a basse temperature. Il cadavere di Lilly, dunque, potrebbe essere stato congelato e poi portato nel boschetto, possibilità che il gip Dainotti ha inteso esplorare come dimostra la lista di 25 punti oscuri sui quali ha chiesto approfondimenti. Tra questi la «misurazione di un enzima mediante un prelievo dai muscoli al fine di verificare la fondatezza dell’ipotesi del congelamento o del raffreddamento del cadavere». Inoltre «uno studio accurato sullo sviluppo della rigidità cadaverica nei casi di congelamento». E va nella stessa direzione la richiesta di «un’analisi medico legale sui campioni prelevati dal tallone del piede sinistro per accertare l’origine della colorazione anomala». Anche la misurazione delle temperature nel luogo del ritrovamento deve rispondere alla stessa domanda: era sufficiente il freddo dell’inverno a conservare il corpo di Lilly?
 

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