oltre l’Ucraina, migranti, dazi, tagli a spese e posti di lavoro

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Non c’è solo l’Ucraina – con un cessate il fuoco e la spartizione con la Russia delle sue ricchezze – nelle priorità della Trump 2. Ci sono pure i migranti, i dazi, i tagli alle spese e al personale della burocrazia federale: su tutti questi fronti, Donald Trump e i suoi sodali, in primis Elon Musk, procedono a ritmo spedito, ma tra passi falsi e contraccolpi giudiziari. Facciamo un punto.

Trump 2: migranti, caccia agli ‘illegali’ sotto traccia
La lotta all’immigrazione e le deportazioni degli ‘illegali’ sono finite un po’ sotto traccia, specie perché i risultati finora conseguiti non sono stati all’altezza di quanto strombazzato. Il Pentagono ordina lo schieramento di altri 3000 uomini con veicoli da combattimento Stryker lungo il confine degli Usa con il Messico per intercettare le infiltrazioni.

Il Dipartimento della Sicurezza interna ha anche tentato di ottenere dall’Ufficio delle Imposte informazioni utili a contrastare l’immigrazione illegale, ma l’Ufficio non può per legge condividere informazioni sui contribuenti con altri Dipartimenti dell’Amministrazione federale. E’ possibile che ne nasca un contenzioso giudiziario.

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Lo stesso Dipartimento della Sicurezza interna ha creato un nuovo database cui gli immigranti senza documenti devono iscriversi, pena – se non lo faranno – conseguenze, fino alla prigione. Ma pochi ottempereranno all’ordine, perché iscriversi significa auto-denunciarsi e, quindi, esporsi all’espulsione.

Un giudice federale mantiene in funzione il meccanismo di richiesta d’asilo, inchieste giornalistiche sui migranti trasferiti alla base di Guantanamo a Cuba descrivono condizioni di detenzione “umilianti”: periodi di isolamento prolungati, tentativi di suicidio, mancanza di contatti con i legali e i familiari. Misure sono allo studio per i minori non accompagnati.

Trump 2: Doge insiste per falcidiare dipendenti federali
Naufragato un primo tentativo, i dipendenti federali stanno per ricevere, o hanno già ricevuto, via email, una seconda richiesta di dettagliare che cosa hanno fatto nell’ultimo periodo, non più ‘condita’ da minacce di licenziamento in assenza di risposta. Si ripropone il tentativo di Trump e, soprattutto, del responsabile del Doge, Elon Musk, di avere più elementi per valutare l’efficienza e le esigenze dell’apparato federale.

I metodi del Doge continuano a suscitare perplessità e contestazioni. I giudici intervengono contro licenziamenti e blocchi dei finanziamenti, ma sono tutte sentenze provvisorie di vertenze spesso destinate a finire alla Corte Suprema. Così, sabato, un giudice federale ha sancito che il Presidente non può destituire senza giusta causa il Presidente di un organo di controllo indipendente – il caso era quello di Hampton Dillinger, il capo dell’Office of Special Counsel -; un altro giudice federale ha bloccato lo stop ai finanziamenti federali alle istituzioni che assistono transgender minorenni.

Quanto al Pentagono, sta rivedendo la posizione dei militari transgender – si calcola siano circa 14 mila – che potrebbero non essere giudicati adeguati ai loro compiti.

Almeno 21 esperti di tecnologia assunti dal Doge si sono dimessi perché in disaccordo con i fini e con i metodi. “Avevamo giurato – scrivono nella lettera di dimissioni ottenuta dalla Ap – di servire il popolo americano e di rispettare la Costituzione… Ma ci è ormai chiaro che non possiamo mantenere questi impegni…”.

Il New York Times lancia una sfida ai “segreti di Musk” e cerca di spiegare come e perché l’uomo più ricco al Mondo voglia “ridimensionare” l’Amministrazione federale. E il Washington Post s’interroga se quello che Musk sta facendo sia “legale”. Ad esempio, il taglio del 90% dei contratti dall’Agenzia per lo sviluppo, la USAid. E l’Ap sostiene che il 40% dei tagli fatti non hanno riflessi positivi sui conti federali.

Trump 2: economia, dazi e consumatori poco inclini a spendere
Sul fronte economico, i consumatori statunitensi appaiono poco inclini a incrementare le spese, perché l’inflazione resta relativamente alta – i dato di gennaio mostrano, però, un rallentamento – e c’è incertezza sul potenziale ‘effetto dazi’ a Messico, Canada e Cina, i tre maggiori fornitori Usa -. Studi mostrano che, dopo la pandemia, i consumatori non sono più tornati alle loro abitudini, nonostante l’aumento dei redditi.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Sui dazi, Trump sforna annunci e li contraddice. L’ultima versione è che, all’inizio di aprile, scatteranno dazi ‘erga omnes’ del 25% su auto, semi-conduttori e farmaceutici – settore che tocca, in particolare, India e Cina –, oltre a quelli ormai a giorni per acciaio e alluminio da Messico, Canada e Cina.

L’effetto delle misure potrebbe però farsi sentire al di là dei settori colpiti: il costo delle auto potrebbe salire di migliaia di dollari. Venerdì, il presidente Trump ha anche firmato un ordine esecutivo in base al quale l’inglese diventa lingua ufficiale degli Stati Uniti. Fra gli effetti pratici, potrebbe esserci una minore disponibilità di formulari federali in doppia lingua, inglese e spagnolo.







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