adottato il Piano Iris che trasforma la città con la regola 3-30-300

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Le città di oggi affrontano sfide cruciali: cambiamenti climatici, urbanizzazione crescente e una qualità della vita sempre più compromessa. Firenze non fa eccezione. L’effetto isola di calore urbano, l’inquinamento atmosferico e la carenza di spazi verdi accessibili incidono sulla salute fisica e mentale dei cittadini. L’urgenza di un intervento strutturato e sostenibile è diventata evidente e adesso ha finalmente una prima risposta concreta: il Piano del Verde e degli Spazi Aperti, chiamato ‘Iris’ in nome del fiore simbolo della città di Firenze. 

Il piano che porta la natura in città

Approvato ieri dal Consiglio Comunale dopo un intenso dibattito con ben 61 emendamenti, il Piano Iris si ispira al modello 3-30-300, sviluppato dall’urbanista olandese Cecil Konijnendijk e portato nel programma di mandato dal partito paneuropeo Volt, parte della coalizione di centrosinistra a sostegno di Sara Funaro Sindaca. 3-30-300 è un principio ispiratore chiaro ed efficace per migliorare la qualità della vita urbana:

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  • 3 alberi: ogni abitante dovrebbe poter vedere almeno tre alberi dalla propria finestra di casa, scuola o luogo di lavoro;
  • 30% di copertura arborea: ogni quartiere dovrebbe avere un’adeguata densità di alberi per migliorare l’ambiente urbano;
  • 300 metri da un’area verde: ogni cittadino dovrebbe poter raggiungere un parco o uno spazio verde in pochi minuti.

Questo approccio non è solo estetico, ma fondamentale per ridurre l’inquinamento, mitigare le ondate di calore e migliorare il benessere psicofisico della popolazione. I benefici di vedere il verde, di vivere nel verde e di avere un facile accesso a spazi verdi per usi ricreativi sono ormai confermati da numerosi studi scientifici: un ambiente più verde riduce lo stress, migliora l’umore e favorisce uno stile di vita più attivo. Inoltre, quartieri più ombreggiati creano luoghi di incontro, migliorando le interazioni sociali.

Il Piano Iris, proposto dalla vicesindaca e assessora all’Ambiente Paola Galgani e passato al vaglio di Quartieri e Consiglio Comunale, è molto più di un progetto di riforestazione urbana: rappresenta una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici e di affermazione del diritto alla natura nella città di Firenze. Gli alberi assorbono CO2, riducono le temperature nelle zone più cementificate e migliorano la gestione delle acque piovane, prevenendo allagamenti e rendendo Firenze una città più resiliente.

Oltre ai benefici ambientali, il verde urbano porta anche a risvolti economici positivi. Le città competono per attrarre talenti e investimenti da un lato e trattenere residenti dall’altro, e in questo la qualità degli spazi pubblici gioca un ruolo cruciale. Firenze non può permettersi di trascurare questa dimensione: senza adeguate misure di adattamento, il rischio è che il suo clima diventi sempre più simile a quello di città del Nord Africa, con impatti negativi sulla vivibilità e sull’economia locale.

Interventi mirati in quartieri con bassa densità di verde aiuteranno a colmare il divario ambientale tra le diverse zone di Firenze. Aree trascurate e marginali anche di piccole dimensioni come gli angoli inutilizzati dei marciapiedi e le aree dietro i cassonetti della spazzatura, passando ad esempio per desigillature e depavimentazioni, potranno essere rinaturalizzati e ospitare nuovi spazi verdi come pocket park e rain garden per ridurre l’impermeabilità del suolo e migliorare il microclima urbano.

Un altro aspetto innovativo è la creazione di nuovi percorsi completamente alberati che garantiranno ombra e comfort per i pedoni, favorendo la mobilità dolce. Esperienze simili sono già state adottate in città come Torino, dove strade larghe sono state trasformate con isole verdi per rallentare il traffico e migliorare la qualità dello spazio urbano.

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Manutenzione, monitoraggio e valutazione: il verde non basta piantarlo, serve curarlo e misurarlo

Perché il Piano Iris sia efficace, non basta però aumentare la copertura arborea: servono strumenti di monitoraggio e valutazione per analizzare il reale impatto del verde urbano sul microclima cittadino. Come ha ricordato il Prof. Francesco Ferrini dell’Università degli Studi di Firenze, misurare gli effetti dell’infrastruttura verde sul comfort termico e sulla riduzione dell’effetto isola di calore sarà essenziale per calibrare gli interventi futuri e garantire il massimo beneficio per i cittadini. Il monitoraggio costante consentirà di intervenire con strumenti correttivi in tempo reale e di ottimizzare la gestione del verde urbano.

Partecipazione attiva: il verde come bene comune

Un aspetto chiave del Piano Iris è il coinvolgimento della cittadinanza. Progetti partecipativi permetteranno ai fiorentini di avere voce in capitolo nella gestione e nella cura degli spazi verdi. L’idea è di trasformare il verde urbano in un bene collettivo, aumentando il senso di appartenenza e la responsabilità verso l’ambiente.

Dalle grandi città europee a Firenze: il modello 3-30-300 funziona

Il principio 3-30-300 ha già dimostrato il suo valore in altre città europee. Il comune danese di Frederiksberg ha adottato una politica sugli alberi che garantisce a ogni cittadino la possibilità di vedere almeno un albero dalla propria casa, avvicinandosi così alla prima componente della regola.

Inoltre, città come Barcellona, Malmö e Vienna si stanno impegnando per raggiungere il 30% di copertura arborea nei quartieri. Malmö ha introdotto il “Fattore Spazio Verde”, un sistema di punteggi per garantire un’adeguata presenza di verde sia nelle nuove aree residenziali che in quelle esistenti.

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La terza componente della regola, che prevede uno spazio verde accessibile entro 300 metri da ogni abitazione, è supportata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che riconosce i benefici fisici e mentali dell’accesso a spazi verdi per usi ricreativi.

Conclusione: dalla teoria alla pratica

3-30-300 è un principio ispiratore di accessibilità ed equità nell’accesso al verde. La sua forza risiede nella semplicità e nella potenza comunicativa di regole facili da ricordare, che possono essere catalizzatori di cambiamento molto potenti, soprattutto se supportate da solidi fondamenti scientifici. Tuttavia, la sfida sarà quella di bilanciare questa potenza comunicativa e semplicità con la complessità dei singoli contesti all’interno della città. 

Con il Piano Iris l’amministrazione comunale ha dimostrato lungimiranza e una precisa volontà politica, ma la vera sfida inizia ora: l’implementazione concreta delle misure previste farà la differenza tra un piano ambizioso, dal motto accattivante, e un reale strumento di progettazione dello spazio urbano. Sarà fondamentale garantire lo stanziamento di risorse adeguate nel tempo, strumenti di monitoraggio all’avanguardia e un impegno costante per la sua realizzazione. Il coinvolgimento attivo della cittadinanza non dovrà essere solo un obiettivo annunciato e un esercizio di forma, ma un metodo di lavoro strutturato alla base dell’intera architettura, affinché il verde urbano possa dirsi davvero un bene condiviso. 



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