è ideale per il centrocampo a tre. Serve almeno il sesto posto, il futuro di Palladino è legato all’Europa League. Gioco assente, solo i risultati possono zittire i critici

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Kean recupera nel momento decisivo e il suo ritorno abbastanza lampo vale oro, se non di più, in un momento in cui la Fiorentina si gioca la pelle e una parte di futuro. Da quasi dieci anni la squadra viola non aveva messo insieme 45 punti in 27 partite, dai tempi del primo e basculante Paulo Sousa (lasciamo perdere il secondo) il punteggio era sempre stato più modesto.

Eppure Firenze buba assai e molti critici, noi compresi, hanno perdonato pochissimo a Palladino. E’ il momento per fare gli schizzinosi oppure – tesi dei tifosi che si considerano veri – bisogna turarsi il naso di fronte al gioco che non c’è e remare tutti dalla stessa parte, chi vivrà vedrà, i conti si fanno alla fine?

Buona parte del malumore nasce da un fatto: l’idea diffusa è che da quando c’è Commisso la Fiorentina non abbia mai avuto una rosa più forte di questa – rosa, non squadra – e aggiungiamo che almeno due sconfitte sono state davvero umilianti (Monza, Verona) e soprattutto inspiegabili per come sono maturate. 

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Ma torniamo al punto: l’assenza di gioco può essere ritenuta più discriminante della presenza di risultati, seppure altalenanti, che per ora valgono un settimo posto in classifica a 2 punti dal sesto posto?

La risposta di chi scrive è che ora è inutile fare i sofisticati, bisogna rassegnarsi, il gioco non c’era e difficilmente arriverà anche se Palladino – meglio tardi che mai – si è deciso a giocare con il centrocampo a 3 per aggiustare la squadra dopo il mercato di gennaio (e anche per far fronte alla assenze). L’allenatore giustamente sottolinea che in estate è stata fatta una rivoluzione e a gennaio quasi, sicché ci vorrebbe del tempo per far integrare i nuovi. Il problema è che il tempo non c’è e mai come questa volta la Fiorentina dovrà raggiungere un risultato in linea con le promesse (migliorarsi rispetto allo scorso anno, cioè entrare almeno in Europa League). E in base alle promesse e alle aspettative della società, il sesto posto sarà il limite minimo da raggiungere, in alternativa a un’eventuale vittoria della Conference varrebbe la qualificazione all’Europa League. Palladino sa benissimo che il suo futuro è strettamente legato a uno di questi due obiettivi.

Giovedì contro il Panathinaikos passerà in secondo piano il dibattito sull’evoluzione stilistica che la Fiorentina potrebbe fare per ritenersi soddisfatta e riempire almeno un poco gli occhi di chi la guarda. Sempre per chi scrive, Fagioli è un elemento irrinunciabile: farlo partire dalla panchina è sembrato francamente uno spreco all’interno di un assetto poco attrezzato per gestire il gioco, far respirare la squadra, concederle una soluzione di riserva. Se hai la fortuna di avere Fagioli a gennaio, devi essere pronto per costruirgli intorno un reparto che lo valorizzi, non una squadra che lo aspetta fra le sostituzioni dopo aver impostato il solito tipo di partita aspetta-riparti, anche perché di solito dopo un buon inizio c’è un calo vistoso in termini di identità. Fagioli è ideale per il centrocampo a tre (magari con Folorunsho mezz’ala), può coordinare o fare altro. L’essenziale è non lasciarlo in panchina.

 In tutto questo siamo ancora in attesa di Zaniolo, che è stato impiegato in ruoli di rappresentanza in attacco e non ha lasciato molte tracce. Fare il centravanti non è nelle sue corde, soprattutto se la squadra cerca di servirlo come se fosse Kean. Anche da esterno le prestazioni non sono state granché, ci si aspetterebbe di vederlo come trequartista in un 4-3-2-1, oppure sottopunta in un 3-5-1-1. L’impressione è che Zaniolo in questo momento non abbia l’esplosività che serve a un attaccante per essere servito nelle zone calde con le spalle alla porta e anche da esterno per ora non ha mostrato lo ‘strappo’ breve che serve per superare il diretto avversario lungo la linea di fondo. Meglio sarebbe concedergli spazio centrale fra le linee, in modo da vederlo in posizione di tiro in una zona più comoda per scambiare nelle stretto o tirare in porta, avendola bene di fronte.

Giovedì in casa del Panathinaikos scopriremo molte cose, siamo fra quelli che non credono al ritorno in porta di Terracciano per una partita così importante (non gioca da tre mesi), anche se Palladino ci ha abituato a scelte imprevedibili. L’essenziale è che la quadratura del cerchio venga trovata senza minare la tenacia che ha aiutato questo gruppo a cavarsela in molte situazioni. Anche senza gioco. Per cui lo ripetiamo, se non arriverà ce ne faremo una ragione. Basta però che arrivino i risultati, gli unici che possono zittire la critica.



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