Europa e Trump: dalla padella nella brace?

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«Nessuna Pace è possibile senza Verità» questo l’ipse dixit  di chi la Pace l’ha costruita davvero e, mentre stava facendolo, appena due anni dopo questo suo forte messaggio Urbi et Orbi non a caso hanno pure cercato di uccidere come avevano già fatto con John F. Kennedy e suo fratello Robert. La stessa fortuna, volendola chiamare così, di cui ha goduto Donald Trump (v. Corriere PL.it ”La Guerra: il futuro cominciato ieri”) il quale, a nostro avviso, deve soprattutto a questa seconda «pallottola “deviata da Dio”» – o più realisticamente all’immagine di questo fallito attentato divenuta virale e globale – il fatto di essere divenuto «a furor di popolo» e per la seconda volta «l’uomo più potente della Terra».

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Naturalmente è il Papa e Santo Giovanni Paolo II l’autore di quella frase storica nonché  l’Uomo che, nel piano del Vaticano per una Pace duratura in Europa avviato da Papa Giovanni XXIII (attraverso il suo strepitoso “Nunzio Itinerante” Cardinale Francesco Colasuonno) fece cadere il Muro di Berlino e segnare la fine definitiva della Guerra Fredda: quel capolavoro di geopolitica firmato appunto da Karol Wojtyla che ha retto magnificamente fino alla sempre più credibilmente provocata invasione della Russia ai danni dell’Ucraina di 3 anni fa.

E comunque uno spettro sempre presente, quello di una nuova Guerra Fredda qualora fallissero gli attuali tentativi di fermare la sanguinosa guerra guerreggiata in Europa, e madre putativa pure dell’altra in Medio Oriente. Questo realisticamente il quadro, vista l’asticella troppo in alto messa dagli USA e da Trump per una trattativa di Pace, a cominciare dal mirabolante e già richiesto risarcimento per le spese per il sostegno dato all’Ucraina attraverso una stock option sui suoi preziosi giacimenti e risorse… però lasciando prevedibilmente alla nostra «marginale Europa » solo «gli impegni morali», crediti irriscuotibili e gli incalcolabili danni che ha subìto e sta subendo da questo conflitto, ma le cui responsabilità sarebbero piuttosto da ascrivere, se vogliamo, allo «stupido Presidente» che lo aveva preceduto, come lo ha definito.

Insomma quello che fa sembrare il tutto orientato ad aprire una trattativa per una quasi nuova spartizione dell’Europa solo tra forti, tra Trump e un lucidissimo Putin «da strappare dall’influenza e dai pericolosi accordi con la Cina» (la vera nemica sotto tutti i profili dell’America) anziché mirare veramente a costruire una Pace degna di essere definita e funzionare come tale. A farlo pensare – oltre all’astensione di Cina e India… – il voto contrario, recentemente espresso all’ONU, di USA e Russia al sostegno dell’integrità territoriale dell’Ucraina.

 La dimostrazione evidente della considerazione in cui il tycoon alla Casa Bianca, tiene questa «ancora indefinita e confusa “galassia Europa”» e cioè tanto da averla esclusa da queste prime trattative per una pace che la riguarda direttamente. E che anzi «nata per fregarci» vede l’UE più come un competitor commerciale da sconfiggere con pesanti dazi, che come un alleato prezioso per poter frenare o fermare la crescita di quel già potentissimo BRICS che «l’euroasiatico Putin» ha messo in piedi per difendersi dall’attacco, sul piano economico poi divenuto militare, scatenato contro la Russia dall’occidente filo atlantico a guida Biden.

Qualcosa che riporta alla mente la famosa frase di Kissinger: «Essere nemici dell’America è pericoloso, amici è letale». Basti solo pensare allo “schiaffo” di Trump di venerdì scorso a Zelensky, e due contro uno con anche il vice presidente J.D Vance nel famoso Studio Ovale, per capire come, ad appena un mese dal cambio di presidenza americana, è andato in onda un totale cambiamento di paradigma di rapporti USA – Ucraina e di totale reinterpretazione di questo «conflitto sempre e comunque a rischio di 3^ Guerra Mondiale e nucleare». Un bilaterale che oggi vede un’Europa apparentemente unita sul sostegno a Zelensky, ma in realtà divisa in mezzi falchi e mezze colombe e con visioni addirittura opposte sia sul fronte della politica interna che estera, come emerge dalle dichiarazioni dei vari leader di Stato o di partito.

Di certo c’è che, Premio Nobel o meno nei suoi obiettivi, se adesso si potranno riaprire credibili trattative di pace lo dobbiamo all’elezione di quel Trump che diceva «se fossi stato io presidente la guerra non ci sarebbe stata» e fatto della sua promessa «se sarò eletto io la guerra finirà il giorno dopo» un caposaldo della sua campagna elettorale. E, da persona evidentemente e direttamente informata sui fatti soprattutto di casa sua, Trump sta dimostrando tutta la coerenza con i suoi annunci attraverso una sorta di Operazione Verità che, attraverso l’analisi e i riscontri tra utopiche ideologie e Realpolitik, sta ribaltando tutto ciò che il mainstream progressista a reti unificate e a «“pensiero unico” e globale» ci ha propinato per anni e continua ancora a propinarci da mane a sera.

Eccoci cosi allo stralcio del termine “aggressione” e “aggressore” dal documento presentato all’ultimo G7 dagli USA (una sorta di riabilitazione di Putin reo al massimo di essere caduto nella “ trappola di Tucidide”) e al racconto di un Biden  che, un tutt’uno con una «NATO che abbaiava ai confini della Russia», è riuscito a convincere «un dittatore senza elezioni …e mediocre attore comico», Zelensky (e indebolito in patria da pesanti accuse che non lo avrebbero fatto quasi certamente rieleggere democraticamente nel 2023) che la guerra contro la Russia in cui avrebbe calato l’Ucraina e il suo popolo si sarebbe potuta vincere con il suo aiuto e quello del «potente Occidente»: la più attendibile spiegazione di come si sia passati da una «guerra di provincia» fino al 2022 a «una guerra per procura» e poi a quella «mascherata guerra mondiale a pezzi» che rischiava di divenire aperta e nucleare e che presumibilmente aveva un preciso obiettivo finale: «mettere in ginocchio la Russia e far cadere Putin».

Ovvero l’esatto contrario di ciò che è avvenuto con questa «guerra che non si doveva neppure iniziare» e «non si poteva vincere» o, subito dopo, «che si doveva fermare immediatamente» come, insieme a Papa Francesco, la maggior parte degli intellettuali liberi, inascoltati anche loro e sempre meno presenti sulle tv progressiste, sono andati dicendo su questo conflitto che – dietro l’alibi tutto da dimostrare «di una volontà di conquista dell’Ucraina da parte di Putin»-  è invece nato, e forse molto più che plausibilmente, per il disegno di non si sa quale nuovo ordine mondiale e,  mettiamola pure così, non si capisce veramente a guida di chi.

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«Una guerra lontana dai princìpi della nostra Costituzione e dai nostri valori identitari e cristiani» in cui però l’Italia, grazie alla linea «supinamente filo atlantista» del precedente Governo, si è trovata coinvolta… e adesso dovrà fare i conti, insieme a tutti i partner dell’Ue e i Paesi vicini, con questa muscolare «America First» annunciata da Trump, e con tutte le enormi sfide con cui ci stiamo già misurando, «dal “Green Deal – Green Kill”, all’Immigrazione e all’IA …» ma aggravate, adesso, da un  «nazionalismo egemone degli USA» apertamente dichiarato.

E dunque «un’Europa che rischia di cadere dalla padella nella brace»? Le incognite ci sarebbero davvero tutte perché sembra stia già funzionando «il divide et impera» verosimilmente in corso ai suoi danni, e che ci autorizza persino a pensare a un sogno americano che vede Washington come una novella “Roma caput Mundi” e al modello di gestione del suo vasto impero.

Al di là della recuperata unità di sostegno morale al leader ucraino, per un “effetto specchio” in cui tutti si ritrovano a doversi immaginare nei panni di un umiliato Zelensky in una trattativa singola “prendere o lasciare”, è «un’Europa più sulla carta che un’entità che conta» quella che, divisa da troppi interessi contrapposti e con governi instabili, deve ora misurarsi con la realtà dei fatti. E, in primis, con le prospettive e gli effetti di una «guerra per la libertà di un popolo per tutti gli altri» ma voluta «da un presidente che sembra solo un’imitazione in piccolo, e in tutto, del suo omologo russo». Piaccia o non piaccia a qualcuno, questa la verità per come ce la restituisce questa rilettura trampiana, e senza mezzi termini, degli avvenimenti recenti e attuali.

Evidentemente la storia non ha insegnato nulla visto che è rimasto inascoltato il reiterato messaggio di Papa Francesco al mondo per la Pace, e una Pace possibile anche subito semplicemente copiando dalla storia e da ciò che fece il suo predecessore Wojtyla, alla fine del secolo scorso, facendo leva sui valori identitari e cristiani dell’Occidente: la creazione di «un Europa che respira a due polmoni, uno a Est e uno a Ovest» e ago preziosissimo della bilancia tra tutti i potenti del mondo che si fossero voluti sfidare per la conquista del Globo.

Quell’equilibrio mondiale, senza ripeterci, fatto saltare e che comunque potrebbe trovare la soluzione più semplice, a quanto drammaticamente il mondo sta vivendo, nel puntare a un progressivo ritorno a uno status quo ante bellum, ma in una visione di un unico e forte Occidente cristiano, sia pur fatto di blocchi distinti. Quanto basta a rassicurare sia gli USA, in caso di escalation delle tensioni che già si agitano nello scacchiere indo pacifico, quanto la Russia dai timori rappresentati da una popolatissima Asia affacciata ai suoi sterminati confini e affamata di cibo ed energia.

Più che prendere atto delle eventuali soluzioni ora allo studio dell’UE e proposte da «un’Europa che non è riuscita a evitare una guerra in casa sua»… bensì cercare di  riportare indietro le lancette del tempo a prima di quel «maledetto 24 febbraio 2022», questo probabilmente il piano di Trump per la pace in questa complessa partita al Risiko reale, e con carte necessariamente coperte, da cui dipendono letteralmente le sorti e il futuro dell’Umanità.

Ma una partita che adesso vede «l’Italia, Paese geopoliticamente più importante di Mondo», nonché sede del Vaticano, in un ruolo di primo piano e ben diverso da quello che ormai aveva tra i fondatori dell’UE. E questo grazie alla stabilità del suo Governo e dell’accresciuta autorevolezza a livello internazionale che gli è derivata dall’attento e studiatissimo equilibrismo diplomatico del nostro Presidente del Consiglio. Quella sua indubbia dote (v. Corriere pl.it “Un successo anche della Puglia questo G 7”) che fa della Meloni l’unica mediatrice possibile tra Trump e Putin verso un processo di Pace giusta e duratura.

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In attesa delle notizie del 6 p.v., questa la nostra personale chiave di lettura. E per adesso è veramente tutto.

Enrico Tedeschi



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