I titoli statunitensi ed europei sono sotto pressione dopo che il Presidente Donald Trump ha imposto nuove tariffe del 25% sui beni importati da Canada e Messico, oltre a un’ulteriore tariffa del 10% sui beni importati dalla Cina. Le importazioni di energia dal Canada saranno tassate con un’aliquota del 10%.
In apertura oggi, martedì 4 marzo, l’indice S&P 500 mostra un calo dell’1,8%. Lunedì le notizie sui dazi hanno scosso gli investitori e il Morningstar US Market Index ha chiuso in ribasso dell’1,82%. Le perdite sono state registrate in tutti i settori della style box. La categoria delle small-cap growth è stata la peggiore, con perdite del 2,86%. La categoria large-cap value è stata la migliore, con un calo dello 0,65%. Lo yield del Treasury a 10 anni ha chiuso lunedì al 4,18%, al di sotto del massimo del 4,25% raggiunto in mattinata, mentre gli investitori cercavano sicurezza nel mercato obbligazionario.
Le case automobilistiche guidano i titoli europei al ribasso
I titoli europei sono scesi martedì, cancellando i guadagni della seduta precedente, guidati al ribasso dai titoli del settore automobilistico più esposti al mercato statunitense. Stellantis STLAM, con una base produttiva significativa in Messico, ha subito il calo maggiore, pari a -8% nel pomeriggio in Europa, BMW BMW scende del 6%, Mercedes Benz MBG del 5% e Volkswagen VOW3 del 3%.
A pesare ulteriormente sul settore è stato il comunicato stampa di martedì mattina relativo agli utili del principale fornitore automobilistico tedesco, Continental CON, che secondo l’analista di Morningstar, Rella Suskin “ha dipinto un quadro fosco per il 2025”. L’azienda non si aspetta una ripresa della produzione di auto quest’anno.
Secondo Suskin, la relativa sovraperformance di Volkswagen potrebbe essere il risultato dei piani dell’azienda di aprire il prossimo anno il suo impianto Scout EV negli Stati Uniti, in quanto questa mossa rafforzerà la base produttiva dell’azienda negli Stati Uniti e ridurrà la sua esposizione ai dazi.
Trump ha inizialmente annunciato le tariffe su Messico e Canada all’inizio di febbraio, ma ne ha ritardato l’applicazione dopo che entrambi i paesi hanno dichiarato che avrebbero adottato misure per rispondere alle sue preoccupazioni. Ora ha detto che gli sforzi sono insufficienti e le tariffe vanno avanti.
“Visti i commenti del presidente Donald Trump di oggi pomeriggio, sembra che i dazi siano più che minacce o strumenti di negoziazione”, afferma Dominic Pappalardo, chief multi-asset strategist di Morningstar Investment Management. “Il violento crollo del mercato conferma che alcuni investitori non credevano che le tariffe sarebbero mai state implementate, o almeno non nella loro forma attuale”.
L’incertezza sui dazi può portare volatilità
La volatilità sui mercati di lunedì si inserisce nel quadro delle continue preoccupazioni per la solidità dell’economia statunitense, in parte alimentate dal timore che i nuovi dazi possano intaccare la crescita economica e alimentare l’inflazione. I mercati sono rimasti fermi per settimane in attesa di una maggiore chiarezza sulla politica commerciale statunitense, anche se ci sono stati segnali di una nascente rotazione settoriale. Dall’inizio dell’anno, gli investitori si sono allontanati dai titoli growth e dalle Big Tech (i vincitori del 2024) a favore dei value e dei mercati internazionali.
Con altre proposte tariffarie sul tavolo e la possibilità di ritorsioni da parte di Cina, Messico e Canada, gli investitori dovrebbero prepararsi a un’ulteriore volatilità. Se i dazi entreranno in vigore martedì, Pappalardo prevede che “la conversazione si sposterà rapidamente su 1) per quanto tempo rimarranno in vigore e 2) come reagiranno i paesi colpiti?”. Ritiene che sia troppo presto per dirlo e che “l’incertezza porterà probabilmente a un’elevata volatilità dei mercati fino a quando non sarà più chiara una soluzione”.
L’autore o gli autori non possiedono posizioni nei titoli menzionati in questo articolo. Leggi la policy editoriale di Morningstar.
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