Sì alle Smart destinations, ma salvaguardando l’autenticità

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Realtà aumentata, intelligenza artificiale, big data. Sono alleati per conoscere e scoprire luoghi e città. Rendono le destinazioni più accessibili e le esperienze di viaggio più personalizzate. Si fa strada il concetto di Smart City, una città che utilizza tecnologie digitali e dati per migliorare la qualità della vita dei cittadini e dei turisti e le startup svolgono un ruolo attivo nel loro sviluppo, ma come si può trovare il giusto equilibrio tra innovazione e rispetto dell’identità culturale dei luoghi? Si possono governare i dati in modo responsabile? A riflettere su questi temi Flavio Tagliabue, segretario generale Associazione Startup Turismo, assieme a quattro startup.

 

La realtà aumentata per capire i luoghi

La realtà aumentata aiuta a vedere. È ciò che fa Augmented City. “Abbiamo creato una tecnologia utilizzabile tramite smartphone per comprendere i palazzi all’interno di una città – spiega Francesco Diomede, director of business development -. Gli spazi possono diventare una vetrina dove inserire contenuti, possono essere utilizzati per campagne pubblicitarie, inserendo cartelloni e video promozionali. Si possono arricchire gli spazi espositivi di una fiera o scoprire le città con la gamification”. Il turista potrebbe avere una percezione errata del luogo? “La realtà aumentata va vissuta nel luogo dove ci si trova, offre contenuti che sono frutto di studio”, precisa. I loro committenti sono le amministrazioni, che chiedono di poter far vedere ciò che a occhio nudo non si vede. Non crede quindi che tutto ciò possa essere invasivo, semmai è “un aiuto per il turista”.

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Ai+big data + droni

Un territorio lo si può raccontare anche grazie all’intelligenza artificiale, ai big data e ai droni. È ciò che fa Immodrone, startup innovativa del Politecnico di Torino nata nel 2015. Realizza foto e video dall’alto per il settore immobiliare e turistico. “I droni stanno rivoluzionando diversi settori, il turismo e le smart city sono tra questi”, spiega il ceo Simone Russo. Immodrone è una piattaforma di piloti di droni dotati di tecnologie ispettive potenziate con l’intelligenza artificiale. “Il drone mostra il territorio, i big data profilano in modo preciso il cliente, l’intelligenza artificiale permette di distribuire gli annunci pubblicitari”. La startup realizza più di 9mila annunci pubblicitari al mese. “Il ritorno sugli investimenti è elevato, pari a 10-15 volte l’investimento fatto”.

 

I vantaggi del data analysis

InsightUp è una start-up fondata nel 2022. La sua specializzazione è la data-drive solution per aiutare i clienti ad analizzare il loro business, prendere decisioni strategiche e migliorare i risultati attraverso strumenti di data analysis. Il target sono strutture ricettive medio-grandi. Come sono posizionate nei confronti dei big data? “L’adozione di tecnologia e data intelligence è appannaggio di qualche catena”, afferma Vittorio Dionisi, founder & ceo InsightUp. I vantaggi connessi all’analisi dei dati però sono molteplici, a partire dalla facilità con cui si può “catturare il cliente e trattenerlo”, ma anche “ampliare la visione aziendale, capire cosa succede in azienda e nel mercato e avere una sintesi in pochi minuti è un grande vantaggio – osserva -. E poi velocizzare l’analisi dei dati, potendo analizzare circa dieci volte la quantità di dati analizzati prima nel 98% di tempo in meno”. Tutto ciò accresce le competenze, ma l’analisi non può prescindere dal data quality. “Bisogna essere capaci di governare i numeri, così si possono creare strategie predittive”. I risultati delle strutture che utilizzano InsightUp rivelano un +25% di ospiti fidelizzati che ritornano, un +20% la media di aumento della marginalità e un +15% la media del tasso di occupazione.

 

L’ecosistema digitale

Un ecosistema digitale a supporto del destination management per affrontare le sfide di uno spazio di vita condiviso. È ciò di cui si occupa Factory. “Lavoriamo per destinazioni molto avanzate, che vogliono approcciarsi alle nuove tecnologie”, spiega Hubert Rienzner, ceo Factory e managing partner e co-founder Guestnet. Il manager dice sì alle Smart destination, ma sottolineando sempre “l’autenticità del luogo, trovando un equilibrio tra l’identità locale e le tecnologie che si adattano ai nuovi contesti tecnologici e sociali, con la sostenibilità ambientale e sociale al centro, valorizzando le differenze, riflettendo la cultura locale, ottimizzando l’efficienza operativa e promuovendo la resilienza”. Cosa deve fare una destinazione domani per essere smart? “Deve preoccuparsi degli equilibri e usare tecnologie a supporto delle esperienze del viaggiatore. L’Ai non sostituirà l’esperienza, ma la integrerà”.

Stefania Vicini

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