Per il mercato obbligazionario il 2025 è cominciato con qualche variazione importante, che ha portato gli investitori a rivedere le prospettive per l’anno in corso, prestando attenzione agli indicatori economici a breve termine, come tassi, inflazione e salari, ma valutando con attenzione i temi di lungo un periodo per ottimizzare i risultati degli investimenti a livello globale. Il tema è stato affrontato da Columbia Threadneedle Investments in un Webinar sulla volatilità del reddito fisso e su come affrontare la divergenza obbligazionaria globale cui sono intervenuti Gene Tannuzzo, Global Head of Fixed Income, Roman Gaiser, Head of Fixed Income EMEA, Ed Al-Hussainy, Senior Rates Analyst, e Katy Nuss, VP, Client Portfolio Manager, che hanno condiviso le loro riflessioni e considerazioni.
TRAIETTORIE DIVERGENTI DELLE DIVERSE BANCHE CENTRALI
In particolare, gli esperti di Columbia Threadneedle Investments introdotti da Katy Nuss si sono focalizzati sulla politica delle banche centrali, con l’attuale posizione della Fed che rimane restrittiva ed un possibile intervento prima di luglio/settembre sembra sempre meno probabile, mentre prosegue la divergenza tra l’inasprimento della politica della Bank of Japan e l’allentamento operato dalla BCE. Sono state anche affrontate le prospettive del credito, sia Investment Grade che High Yield USA ed europeo, con un’analisi degli spread e delle opportunità legate al rischio duration e dei settori più esposti ai default, sulla base della ricerca proprietaria della stessa Columbia Threadneedle Investments. Nei Mercati Emergenti si intravvedono opportunità, anche se l’indicazione è di essere cauti.
SPOSTAMENTO DALLA LIQUIDITÀ AL RISCHIO DURATION
Gene Tannuzzo sottolinea che bisogna per prima cosa guardare dove si è partiti, con attese di tagli della Fed poi rientrate e da una forte spinta alle valutazioni degli asset di rischio. I rendimenti sono rimasti relativamente elevati, ben sopra l’inflazione, mentre cash e equivalenti monetari sono rimasti gettonati, ma poi gli investitori si sono spostati sul rischio di duration nella convinzione che i titoli di Stato siano destinati a sovraperformare rispetto alla liquidità. Intanto i fondamentali corporate sono rimasti decisamente buoni, fornendo buone ragioni per investire nel credito societario.
RESTARE POSITIVI MA SELETTIVI SUL CREDITO CORPORATE
Il quadro macro generale e le condizioni monetarie suggeriscono che siamo tornati a una situazione simile a quella precedente l’esplosione della pandemia. Secondo Tannuzzo occorre comunque restare estremamente selettivi sul credito e sugli spread, bisogna difendersi dalla volatilità e puntare sulla stabilità di prezzi e rendimenti. Roman Gaiser non vede rischi particolarmente elevati nel credito corporate anche nei segmenti a rating più basso, sia in USA che in Europa, con percentuali di default attesi contenute, anche se con forti diversificazioni settoriali.
LE PROSPETTIVE DI AUMENTO DELLA PRODUTTIVITÀ
Secondo Gaiser, i settori difensivi sembrano meglio posizionati, mentre per quanto riguarda i Mercati Emergenti, la nozione che il debito possa essere insostenibile è errata. Ed Al-Hussainy sottolinea il fattore positivo rappresentato dalla buona situazione finanziaria delle famiglie e dei consumatori USA, accompagnato dalle prospettive di aumento della produttività legati all’evoluzione tecnologica e digitale, in un trend che in USA è più forte rispetto all’Europa, ma il livello di eccezionalismo dell’economia americana si è ridotto rispetto a un anno fa.
LA FED POTREBBE TAGLIARE PIÙ AGGRESSIVAMENTE DOPO L’ESTATE
Al quadro si aggiunge l’instabilità globale indotta dall’introduzione dei dazi da parte dell’amministrazione Trump, che non rappresenta un fattore positivo per la crescita, con un impatto possibile anche sull’inflazione. Al tutto potrebbero inserirsi aggiustamenti valutari, con epicentro nel dollaro, il cui recente apprezzamento è stato probabilmente eccessivo. Alla fine si potrebbe determinare un atteggiamento meno restrittivo da parte della Fed, per supportare e stimolare l’economia, anche perché le tensioni salariali dovrebbero allentarsi, inducendola a tagliare più aggressivamente dopo l’estate. E in questa prospettiva i Treasury possono diventare attraenti anche rispetto all’azionario come ammortizzatore.
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