Roma, Regolamento per i tavolini di bar e ristoranti: ecco cosa cambia

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Azzera e riordina l’arte del mangiare fuori, che si sa, è una delle attrattive più ricercate a Roma, insieme ai monumenti. Lo sa chi vive qui e appena spunta il sole sa già dove andare; lo sa chi viene a trovare l’amico romano e prima o poi lo pregherà: «Dai, portami a mangiare una carbonara all’aperto».

Roma, Regolamento per i tavolini di bar e ristoranti: ecco cosa cambia

Il Regolamento che ristabilisce le norme comunali per piazzare fuori i tavolini non è stato votato neanche ieri, slitta a dopodomani. Promette una rivoluzione perché spazza via le rendite di posizione maturate con il vecchio decennale metodo, quello del fronte vetrina. E si vedrà quando il 31 dicembre di quest’anno scadrà la lunghissima proroga (voluta per risollevare le attività di ristorazione martoriate dalla pandemia Covid) dei “dehors”, la parola francese che sta per “fuori” e indica appunto i plateatici, le pedane e in generale gli spazi per bere e mangiare all’esterno.

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Che la carbonara consumata in mezzo a una storia millenaria non sia solo un desiderio di ozio e sole, lo dimostra la lunga gestazione di questo Regolamento, frutto di trattative e confronti anche molto accesi, durati oltre un anno.

L’obiettivo è restituire qualità, ordine e decoro alle strade invase dai tavolini e ombrelloni, tutti diversi, senza alcuna continuità architettonica e urbana. Situazioni dove pochi metri quadri di cucina servono pasti per decine e decine di coperti. Ed è una novità perché disciplinerà in modo esclusivo le somministrazioni (e quindi non tutto l’“universo suolo pubblico”, dai ponteggi ai traslochi). Il metodo per concedere lo spazio per i tavolini è totalmente nuovo: l’occupazione è infatti calcolata in base alla superficie interna dei locali, comprendente la superficie di somministrazione (il bancone), dei laboratori, delle cucine e dei servizi igienici. Non i magazzini. Inoltre c’è una suddivisione della città in tre macro aree. E infine, anche agli alberghi che fanno somministrazione al piano terra è concesso aprire un plateatico.

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Il Regolamento è stato condiviso e negoziato al centimetro, letteralmente. Anche ieri sera in Assemblea capitolina, il testo è stato bersagliato da 160 emendamenti. Ce n’è uno presentato dalla maggioranza: solo nelle aree pedonali Unesco l’occupazione del suolo pubblico può essere richiesta fino a un massimo del 40% degli spazi (e non 50% come era inizialmente). Mentre nella città storica e nelle altre zone (nel Regolamento le chiamano “suburbio”) sono rimaste come prima: rispettivamente fino al 50% dei due terzi degli spazi interni, e del 150%. Questo vale per le aree pedonali. E invece, l’occupazione su marciapiede e su strada? Mettere i tavoli fuori sarà possibile solo dentro un’area che dovrà misurare un terzo della superficie interna del locale in zona Unesco, due terzi nella città storica, e tre terzi in tutte le altre zone della Capitale. «Rispetto alla situazione attuale, questo regolamento, in ogni caso, farà diminuire l’occupazione di suolo pubblico in zona Unesco», ha dichiarato ieri in Aula il presidente della Commissione Commercio Andrea Alemanni rispondendo indirettamente alle preoccupazioni dei residenti e a chi teme ulteriori espansioni.

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Il testo è benedetto anche dalla presidente del Primo Municipio, Lorenza Bonaccorsi che guarda positivamente al “Catalogo degli arredi”, un allegato importantissimo di questo Regolamento. Un elenco, cioè, di tipologie di sedie e tavoli, di materiali e colori, realizzato con la Sovrintendenza Capitolina, a cui dovranno attingere ristoratori e altri esercenti che fanno somministrazione (possono derogare se presentano progetti collettivi congiunti). Ed è un testo ben accolto anche dagli esercenti. «Era necessario mettere mano a una situazione per molti versi disomogenea e non decorosa, noi abbiamo chiesto di salvaguardare le occupazioni preesistenti al Covid ma siamo comunque dell’opinione che i turisti debbano essere accolti in un contesto adeguato. Ricordiamo che la “cucina romana” è cercatissima dai visitatori», ha detto il presidente di Fipe Sergio Paolantoni. «L’idea è semplice: dare regole chiare», va ripetendo l’assessore Monica Lucarelli. La libera concorrenza, e le regole, piacciono perché anche Giordano Rapaccioni, della Cna Roma auspica la stessa «attenzione per gli artigiani alimentari tra cui panifici, gelaterie e pizzerie. L’obiettivo è la possibilità di esercitare anche attraverso strutture amovibili che consentano alla clientela di consumare i prodotti acquistati».

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