Il decreto che disciplinerà il riconoscimento degli indennizzi per gli stabilimenti balneari uscenti sarà pronto entro il 31 marzo. Lo ha annunciato il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, durante gli Stati generali dell’imprenditoria balneare, organizzati dal Sib Confcommercio a Roma. «Entro il 31 marzo avrete le certezze che chiedete in tema di indennizzi» ha dichiarato il ministro rivolgendosi agli operatori del comparto. Il provvedimento riguarderà il giusto riconoscimento del valore d’impresa per coloro che dovranno lasciare la propria attività in caso di perdita delle gare previste per il rinnovo delle concessioni in base alla direttiva Bolkestein.
Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini
Già l’11 marzo, tutte le associazioni di categoria saranno convocate al ministero per discutere la bozza di decreto: «Il nostro obiettivo – ha aggiunto Salvini – è garantire un giusto indennizzo, che tenga conto non solo degli investimenti effettuati, ma anche del valore commerciale che oggi esprime l’azienda balneare». Tra gli altri temi che verranno affrontati nei prossimi incontri, ci sarà anche la rideterminazione dei canoni demaniali e la possibilità di incentivare l’occupazione giovanile nel comparto, con una particolare attenzione al ruolo dei bagnini.
Il turismo balneare: una risorsa strategica per l’economia
A sottolineare il peso economico del comparto è stato Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari, che ha aperto i lavori dell’evento con un appello alla politica: «Il turismo balneare, con 175 milioni di presenze turistiche, pari al 39,2% del totale, è un asset strategico per l’economia italiana – ha detto. In un momento di crisi internazionale e di guerre commerciali, il nostro settore può dare un contributo fondamentale alla stabilità economica del Paese».
Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari
Secondo Capacchione, una cattiva applicazione della normativa europea potrebbe avere conseguenze devastanti: «Distruggere o terremotare il comparto con un’applicazione errata della direttiva Bolkestein non è solo ingiusto, ma sarebbe un grave errore storico. Siamo di fronte a una problematica che ha generato persino un conflitto tra il Parlamento, le Regioni e i Comuni, da un lato, e l’Autorità giudiziaria amministrativa, dall’altro – ha proseguito il presidente del Sib. Il confronto si è spesso ridotto a una disputa giuridica, quando invece la questione andrebbe affrontata con una visione più ampia».
Oltre le concessioni: gli altri nodi del settore
Il sindacato chiede da tempo una riforma complessiva che non si limiti solo al rinnovo delle concessioni, ma che tenga conto anche di altri aspetti fondamentali. Tra le priorità indicate da Capacchione, c’è la necessità di un piano nazionale straordinario per contrastare l’erosione costiera e recuperare le spiagge scomparse. Un altro tema urgente riguarda la carenza di assistenti bagnanti: senza un numero sufficiente di professionisti, molti stabilimenti rischiano di non poter garantire il servizio di salvamento, con il pericolo concreto di dover chiudere: «Stiamo lavorando con la Fin e il Coni per affrontare il problema del reclutamento e della formazione di questa figura professionale essenziale» ha spiegato il presidente del Sib.
Il modello italiano di balneazione attrezzata si è affermato nel tempo e ha contribuito a plasmare l’identità di molte località costiere, «eppure – ha sottolineato Capacchione – continuiamo a essere regolamentati dal Codice della navigazione del 1942. Serve una riforma che tenga conto della realtà attuale».
Balneari, la necessità di un riordino legislativo
Il nodo centrale del dibattito resta quello del riordino normativo. Secondo il sindacato, la messa a gara delle concessioni rischia di stravolgere il settore e creare un effetto a catena sull’intera economia costiera: «Non possiamo prescindere dalla tutela della certezza del diritto e della buona fede di chi ha investito confidando in un quadro normativo e amministrativo consolidato», ha dichiarato Capacchione. Inoltre, secondo il sindacato, la concessione demaniale è strettamente legata all’azienda che la gestisce, tanto che il suo trasferimento dovrebbe prevedere anche il riconoscimento del valore dell’attività preesistente.
Balneari e concessioni: il nodo del riordino legislativo
In questo contesto, diventa essenziale la determinazione di un indennizzo effettivo e proporzionato al valore commerciale dell’azienda: «Senza un equo riconoscimento economico – ha avvertito Capacchione – rischiamo di assistere alla confisca di migliaia di imprese, con inevitabili ripercussioni sul turismo e sull’occupazione». Insomma, il decreto annunciato da Salvini potrebbe rappresentare un primo passo per garantire certezze agli imprenditori balneari. Ma il dibattito è tutt’altro che chiuso e la partita sulle concessioni resta ancora aperta.
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