“Abbiamo chiesto rispetto, le nostre posizioni non cambiano”

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Dopo l’incontro con una delegazione dell’Unione Camere Penali (guidata dal presidente Francesco Petrelli e dal segretario Ronaldo Romanelli), ieri mattina, a Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il ministro della giustizia, Carlo Nordio, e il sottosegretario di Stato, Alfredo Mantovano, hanno ricevuto nel pomeriggio l’Associazione nazionale magistrati. Al centro di entrambi i colloqui, la riforma costituzionale della giustizia con la separazione delle carriere. Terminato dopo oltre due ore l’incontro con il sindacato delle toghe, rappresentato dal presidente, Cesare Parodi, dal segretario Rocco Maruotti e dal vicepresidente Marcello De Chiaria. Entrati intorno alle 15:30, i vertici dell’Anm sono usciti verso le 19,30 da Palazzo Chigi, dove erano presenti anche i vicepremier Tajani e Salvini.

“È stato un incontro non breve in cui c’è stato un lungo scambio di opinioni che, devo dire, non ha portato a sostanziali modifiche delle nostre posizioni e tantomeno di quelle del governo” commenta per sommi capi il presidente dell’Anm, Cesare Parodi, uscendo dall’incontro a Palazzo Chigi. “Io credo non sia stato inutile perché abbiamo avuto modo di spiegare nel dettaglio le ragioni specifiche, tecnico-giuridiche, che ci portano assolutamente a non condividere questa riforma. Lo abbiamo fatto. E abbiamo preso atto con molta chiarezza di una volontà del governo di andare avanti senza alcun tentennamento, e alcuna modifica sul punto”.

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“Non mi aspettavo di più ma non lo considero un fallimento”

“In tutta sincerità, – prosegue il capo del ‘sindacato delle toghe’ – non mi aspettavo di più e non lo considero un fallimento. Lo considero un momento di chiarezza per la prosecuzione della nostra attività, per la nostra volontà di arrivare alla gente, di farci capire. In qualche modo, ci aiuta perché sappiamo perlomeno che questo processo è destinato ad andare avanti, legittimamente, perché è una procedura costituzionale che noi rispettiamo e nella quale ci inseriremo come cittadini nel dibattito democratico”.

“Non abbiamo parlato di sorteggio temperato – ha aggiunto Parodi -. Ero assolutamente certo che nulla sarebbe arrivato, anche per una ragione di tempi. La riforma non può tornare indietro se il governo vuole approvarla in questa legislatura. Allora evidentemente non può neanche fare una piccola correzione perché sapete che altrimenti dovrebbe ripartire da capo alle Camere e i tempi non ci sono. Forse è meglio così, chiarezza per tutti, rispetto per tutti, noi andiamo avanti con serenità e se la riforma sarà approvata saremo i primi evidentemente ad applicarla”.

 

“Continua la mobilitazione contro la riforma, faremo di tutto per spiegare le nostre idee”

“Proseguiremo la nostra mobilitazione contro la riforma, “cercando la gente, i corpi intermedi, degli interlocutori e cercando di far capire quello che molte persone non credono. Lo leggiamo sui social. Tanti pensano veramente che noi siamo qui per difendere interessi corporativi, la casta, i privilegi. Se noi non abbattiamo queste convinzioni, se non lo facciamo con estrema forza e capacità, la partita è persa fin dall’inizio” aggiunge ancora il presidente dell’Anm. “Ci saranno manifestazioni, ma di varia natura. Ci saranno dibatti, ci saranno interventi sui social, ci saranno, speriamo, interventi televisivi, pubblicazioni sui giornali, opuscoli e incontri con la gente. Quello che si può fare in una democrazia per far valere le proprie idee”, ha precisato.

Gli otto punti della riforma targata Anm

“Non è stata una trattativa, non volevamo che lo fosse, non lo sarebbe stata mai, perché noi non abbiamo da offrire nulla se non la nostra lealtà ai principi nei quali crediamo” ha detto ancora il presidente Parodi, dopo l’incontro a Palazzo Chigi sulla riforma della giustizia; incontro durante il quale il sindacato delle toghe ha presentato una propria proposta in otto punti. “Gli otto punti sono una proposta costruttiva perché ci teniamo a dare l’impressione non di essere soltanto qua per criticare ma anche per dare un contributo effettivo al funzionamento della giustizia – ha spiegato il presidente dell’Anm -; sono otto punti meditati fra di noi, condivisi, che toccano gli aspetti centrali in quello che dovrebbe riguardare i cittadini, ossia una giustizia più rapida, più efficiente, più efficace, più vicina a quelle che sono le esigenze della gente”.

Il presidente dell’Anm ha raccontato di aver “notato un grande interesse”, “perché effettivamente riguardano concretamente il prodotto giustizia finale, non questa riforma che, come abbiamo detto più volte, non è una riforma della giustizia ma del ruolo dei magistrati all’interno dell’ordinamento. Sull’intenzione di lavorare per una giustizia migliore attraverso gli otto punti, ed eventualmente anche altri, abbiamo trovato sicuramente un’apertura. Di questo ci rallegriamo, e speriamo che ci possa essere un seguito. E, se ci saranno dei discorsi da fare per realizzare concretamente questi punti, se saremo coinvolti, come gli avvocati, certamente non ci tireremo indietro” ha concluso Parodi.

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“Abbiamo chiesto rispetto, ci hanno detto che anche la politica si sente attaccata”

“Abbiamo chiesto un maggiore rispetto per i magistrati, che vengono spesso accusati di produrre dei provvedimenti non giurisdizionali ma ideologici. Io ho chiesto con forza che questo atteggiamento possa essere modificato. I magistrati sono i primi a rifiutare evidentemente questa logica” ha puntualizzato Parodi, sottolineando che la presidente del Consiglio “ha risposto che la politica a sua volta sente di essere attaccata in qualche misura. Io ho ribadito che i giudici e i magistrati possono sbagliare, non c’è dubbio, che accettiamo le critiche perché possiamo sbagliare, come tutti, ma che siamo profondamente avviliti e feriti quando queste critiche hanno per oggetto non i nostri provvedimenti ma la nostra posizione ideologica che avrebbe, secondo la politica, condizionato le nostre scelte”.

“Abbiamo fatto presente questa situazione di profondo disagio che noi avvertiamo e hanno risposto. Hanno parlato più persone, non soltanto il presidente Meloni ma anche Tajani, Salvini, Mantovano, il ministro Nordio e tutti quanti hanno fatto presente che avvertono dal loro punto di vista questa situazione” ha spiegato ancora il capo dell’Anm, riferendosi alla percezione di attacco che la politica ha da parte della magistratura. “Noi l’avvertiamo dall’altra parte – ha aggiunto Parodi – speriamo che forse, essendoci visti in faccia, si cominci a dubitare di questa malafede che in qualche modo viene ipotizzata, perché non fa bene a nessuno, non fa bene alla magistratura, non fa bene al Paese, non fa bene alla politica. Il Paese ha bisogno di una magistratura credibile, di una politica serena e di una collaborazione fra tutti gli organi istituzionali”.

Rispondendo a una domanda sull’ipotesi di togliere ai pm la guida della polizia giudiziaria per le inchieste, il presidente Parodi è stato netto: “Sia il presidente Meloni che il ministro Nordio hanno detto che non hanno nessuna intenzione di dare corso a questa illazione giornalistica che è stata pubblicata”.

Prima dell’incontro aveva detto: “Andiamo senza pregiudizi, conoscersi può aiutare a eliminare equivoci”

Entrati a palazzo Chigi alle 15:30, tutti e dieci i componenti della nuova giunta indossavano una coccarda tricolore, “simbolo dell’Italia unita”, ha spiegato il presidente Parodi. All’incontro con la premier Meloni e il ministro della Giustizia “andiamo a spiegare le ragioni logiche e giuridiche per le quali non condividiamo la riforma, per difendere i principi costituzionali in tema di giustizia, che in prospettiva saranno modificati. Contiamo di essere chiari e credibili, senza connotazioni politico-ideologiche. Credo sia importante farlo comprendere”.

Per Parodi, per migliorare l’efficienza del sistema giudiziario, bisogna “applicare con rigore i principi che già esistono, potrebbe essere anche sufficiente. Ma ci vuole un reciproco rispetto, una reciproca fiducia, un controllo costante e rigoroso sulle possibili criticità. Si può fare, con coraggio e intelligenza si può fare”. Per Parodi, inoltre, la disponibilità al dialogo espressa dal governo in merito alla riforma è “comunque molto positiva: è dal confronto, dal dialogo, che possono nascere spunti interessanti; e comunque, conoscersi può essere una chiave per ridurre o eliminare equivoci e incomprensioni, nell’interesse del Paese”.

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I ringraziamenti e le rassicurazioni di Meloni ai penalisti

Dell’incontro tra il Governo e i rappresentanti dell’Unione delle Camere penali italiane (UCPI), al quale era presente in videocollegamento, anche il vicepresidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri Antonio Tajani, Palazzo Chigi scrive: “Meloni ha ringraziato gli avvocati per il grande lavoro che svolgono quotidianamente al servizio della giustizia e ha richiamato i principali elementi che caratterizzano la riforma costituzionale all’esame del Parlamento, volta alla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri al fine di garantire la parità processuale tra accusa e difesa”.
La nota prosegue: “Il ministro Nordio e il sottosegretario Mantovano hanno ricordato i provvedimenti già adottati e le azioni poste in essere dal Governo per porre fine al sovraffollamento delle carceri, che rimane uno degli obiettivi dell’azione dell’esecutivo”

“Governo e Camere penali si incontreranno nuovamente in futuro, in modo da mantenere uno spazio di confronto stabile volto alla modernizzazione dell’amministrazione della giustizia”.



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