c’è il modello del Pnrr per i fondi di coesione

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 Anzitutto la rassicurazione che i fondi di Coesione non saranno dirottati unilateralmente per le spese militari. «È una scelta volontaria del singolo Stato. E riguarderà, presumo, quelli dell’Est che hanno diverse esigenze. È una polemica fuorviante», spiega vicepresidente esecutivo della Commissione europea e commissario per la politica regionale e di coesione, Raffaele Fitto alla fine dell’incontro con la Conferenza delle Regioni. E stamani, sempre a Roma, incontrerà i vertici nazionali dell’Anci, l’associazione dei comuni guidata dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, per discutere delle prospettive della politica di coesione e del Pnrr.

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Che poi è anche l’argomento che ieri pomeriggio affronta con i governatori. Il senso della riunione di ieri, infatti, è presentare la prospettiva della prossima politica di coesione europea dopo il 2027, in vista della discussione che si apre a breve sul nuovo quadro finanziario di programmazione della Unione Europea (ovvero il nuovo bilancio pluriennale). C’è da Bruxelles, infatti, un disegno volto ad innovare le politiche di coesione, andando verso il modello usato per il Pnrr. «Siamo disponibili a discutere», dice Massimiliano Fedriga in qualità di presidente delle Regioni. Ma lì, nell’assise in oltre un’ora di discussione, c’è stato comunque una certa freddezza da parte dei vari governatori. Hanno chiesto, infatti, che non ci sia lo stesso livello di centralizzazione e di nazionalizzazione, ma che vengano preservate le loro prerogative regionali. Insomma non si potrebbe usare lo stesso modello del Pnrr anche per i prossimi fondi di Coesione: il rischio lo paventano, in particolare, le regioni guidate dal centrosinistra che temono di perdere i poteri progettuali e decisionali sui fondi comunitari. Ma la discussione è appena all’inizio e la due giorni dell’ex ministro Fitto serve proprio a rappresentare la bontà del nuovo modello: «Insieme, con una posizione condivisa, possiamo raggiungere i risultati senza lasciare indietro nessuno», puntualizza il politico pugliese.

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«Abbiamo parlato della possibilità di mettere in campo nell’ambito della politica di coesione due elementi importanti ed è per questo che ho voluto incontrare anche le Regioni italiane, come sto facendo in tutti i paesi europei», premette Fitto. E spiega: «Il primo è quello della revisione di medio termine degli attuali programmi perché sono stati decisi e discussi negli anni precedenti. Di fatto, quindi, la loro efficacia rischia di essere messa in discussione dallo scenario mutato. Quindi – argomenta – l’obiettivo della revisione di medio termine può costituire un’occasione importante per trovare sintesi per adeguare la politica di coesione e alle nuove esigenze, alle nuove priorità». Infine aggiunge: «Contemporaneamente questo ci consente di poter avere un approccio anche sulla seconda parte della discussione, che è il futuro della politica di coesione, cioè il prossimo bilancio, un dibattito che è già iniziato e sul quale sono convinto che si debba tenere forte il rapporto tra gli Stati membri e la Commissione europea». Non chiude il governatore Fedriga che parla a nome dei colleghi: «La Conferenza delle Regioni manderà una proposta. Nei prossimi vorremmo fare delle proposte di modifica per arrivare a una messa a terra rapida delle risorse disponibili. Vogliamo difendere – insiste il governatore leghista – non l’immutabilità delle politiche di coesione europee, ma i finanziamenti delle politiche di coesione europee come Regioni. Siamo disponibili a una riflessione, anzi favoriamo un ammodernamento che, oltre al merito che è fondamentale, guardino anche una semplificazione. E su questo abbiamo trovato una totale apertura del vicepresidente Fitto».

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Ma ovviamente il tema del momento rimane l’ipotesi di usare i fondi di Coesione per le spese militari, come prospettato da Ursula von der Leyen. Molte le levate di scudi, a cominciare dal governatore De Luca che ieri arriva negli uffici romani della Conferenza delle regioni dribblando i giornalisti. E così all’uscita. «Una polemica fuorviante», bolla la questione il vicecommissario Fitto. «Il piano europeo ha diverse fonti di finanziamento. Una opportunità che viene data agli Stati membri è quella di utilizzare anche le risorse della Coesione in questa direzione, ma è una scelta volontaria dello Stato membro. I paesi del Nord e dell’Est Europa hanno sicuramente delle priorità diverse da quelle del Sud. Mi sembra – spiega quando i cronisti gli chiedono sulla possibilità di utilizzo dei fondi di coesione per la spesa della difesa nell’ambito del piano di riarmo europeo – assolutamente forviante costruire una polemica su questo: è un’esigenza che c’è e ci sono stati membri che la vogliono e la possono utilizzare in questo senso, altri non la utilizzeranno».

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