Crisi demografica in Umbria: come fermare il declino

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Diminuzione delle nascite e migrazione dei laureati in Umbria

La crisi demografica che sta colpendo l’Italia, e in particolare la Regione Umbria, si sta aggravando ogni anno. Nel 2023 sono stati registrati 379.000 nati, in calo rispetto ai 393.000 del 2022, con una previsione che per il 2024 segnala una diminuzione a 370.000. Se questa tendenza dovesse proseguire, la situazione potrebbe compromettere i servizi essenziali del Paese, come il sistema sanitario, pensionistico e dell’istruzione. Il problema non riguarda solo l’aspetto sociale, ma anche l’aspetto economico, con alcune voci che suggeriscono la creazione di un’Agenzia per la natalità.

Per contrastare la denatalità, sono necessarie politiche integrate che promuovano l’aiuto alle famiglie, in particolare quelle più povere, con misure economiche concrete come i benefici fiscali per le famiglie e incentivi per il ceto medio. Fondamentale è anche il rafforzamento delle politiche di conciliazione famiglia-lavoro, con congedi di paternità, asili nido e scuole a tempo pieno. La situazione di incertezza economica, con lavori precari e salari bassi, rende difficile per molte giovani coppie formare una famiglia, spingendo ancora di più il tasso di natalità verso il basso.

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Oggi, il tasso di fecondità in Italia è di 1,2 figli per donna. In Umbria, questo dato è particolarmente preoccupante, con un tasso di fecondità che si attesta a 1,1. La Regione Sardegna, purtroppo, detiene il dato più basso con un tasso di 0,91 figli per donna. Il numero di nascite in Umbria è in forte calo, passando da quasi 8000 nel 2010 a meno di 5000 nel 2022, con una leggera riduzione anche nel 2023 a 4758. Questo trend negativo è particolarmente grave considerando che la popolazione umbra è sempre più anziana, con il numero dei pensionati che supera quello dei lavoratori attivi, con circa 400.000 pensionati contro 350.000 lavoratori.

Un dato significativo è la forte emigrazione di giovani e laureati. Nel decennio 2013-2023, ben 4166 laureati umbri hanno lasciato la regione per trasferirsi all’estero, mentre solo 1695 sono tornati. Questo ha portato a un saldo negativo di 2470 laureati. L’emigrazione riguarda soprattutto la fascia di età tra i 25 e i 39 anni, un gruppo fondamentale per il futuro economico e sociale della regione. Le politiche regionali devono necessariamente intervenire per contrastare questa emorragia di capitale umano, incentivando il ritorno dei giovani e promuovendo politiche che favoriscano lo sviluppo economico e la transizione digitale ed ecologica.

La situazione demografica in Umbria è particolarmente grave anche se confrontata con altre regioni italiane. Il 1 gennaio 2024, la regione contava 854.378 abitanti, di cui il 51,6% erano donne e circa 90.000 erano gli stranieri residenti. Il tasso di invecchiamento della popolazione è preoccupante, con un rapporto di 238 anziani ogni 100 giovani, a fronte di un calo generale della popolazione di oltre 50.000 abitanti negli ultimi 12 anni. Se si guarda a questo dato, si potrebbe affermare che l’Umbria ha perso l’equivalente di una città come Foligno.

Anche il panorama economico della regione è segnato dalla crisi demografica. Il tessuto produttivo è caratterizzato dalla presenza di micro-imprese, con una media di 0-9 dipendenti, che soffrono una bassa propensione a innovare, investire in tecnologia e ricerca. Ciò ha portato a una scarsa produttività del lavoro, con un peggioramento in molti settori, da quello professionale a quello scientifico, tecnico e amministrativo. Questo rallentamento delle attività produttive rende difficile affrontare la sfida della crescita economica.

Per invertire la rotta, è necessario che l’Umbria diventi più attrattiva per gli investimenti, sfruttando le risorse disponibili, come quelle del PNRR, per sviluppare il settore manifatturiero, il turismo, l’agro-industria, l’eno-gastronomia e i servizi. È fondamentale anche realizzare le opere infrastrutturali necessarie, come quelle stradali e ferroviarie, per ridurre l’isolamento della regione e migliorare i collegamenti con altre aree, in particolare con le altre regioni del Centro Italia. Il rafforzamento delle infrastrutture, come l’aeroporto internazionale di San Francesco, potrebbe contribuire a rilanciare l’economia e a migliorare la vivibilità della regione.

Le politiche da adottare devono concentrarsi su azioni concrete per sostenere la natalità, ridurre l’emigrazione e rafforzare il sistema economico. La chiave per un futuro positivo per l’Umbria sarà una serie di politiche integrate, mirate a incentivare la crescita demografica, l’occupazione giovanile e l’innovazione. Se la regione vuole invertire la tendenza alla decrescita demografica ed economica, sarà fondamentale investire in politiche di sostegno alle famiglie, incentivare il ritorno dei giovani laureati e, soprattutto, favorire lo sviluppo e l’innovazione tecnologica nei settori chiave dell’economia.

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