Italia ostaggio di una manovra senza coraggio: il Governo pensa a tutto, tranne che agli italiani

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Non sono mai stato tenero col Governo Meloni, né lo sarò ora. La “manovra”, termine di per sé osceno quando applicato al lavoro, alla salute, all’istruzione, alla vita di milioni di persone, ha di fatto mantenuto tutte le oscenità promesse e forse, anche qualcuna inaspettata, a mo’ di mancia.  Di fatto, la “manovra” finanziaria, ma se preferite, la terza “Legge di Bilancio” del Governo della “svolta”, mi pare ingiusta nei confronti dei pensionati, sempre più emarginati; vergognosa per quanto riguarda la sanità pubblica; irriguardevole e spocchiosa per la parte che riguarda la riforma del codice della strada; dannosa per la parte che riguarda l’industria e demagogica nel suo insieme, condita da tanti proclami, ma nella realtà, ancora una volta, una “Legge di Bilancio” che pare unicamente orientata a peggiorare la vita degli italiani. Credo, anzi, voglio sperare, che almeno sia stata partorita dal legislatore con l’intenzione minima di mantenere l’equilibrio, seppur molto precario, dei conti pubblici. 

Rispetto alle due precedenti edizioni, forse perché Meloni e soci ne erano entusiasti, la legge finanziaria 2025 è stata in gran parte un “copia e incolla” di quelle che l’hanno preceduta, infatti non propone nulla di significativo. Sempre la solita ricetta tossica, scritta non di penna, ma facendo ricorso al solito, implacabile, rastrello fiscale. Le uniche cose che la distinguono, ovviamente in negativo, sono il continuo aumento delle restrizioni, dei controlli, delle multe, degli obblighi e l’incessante limitazione delle libertà individuali che questa si prefigge. Poi, sempre la stessa solfa, non ci sono soldi per la sanità pubblica, per la scuola e per i servizi, ma ci sono e anche tanti, per gli armamenti e per continuare a foraggiare, quella che di fatto, per noi italiani, è ormai un’economia di guerra. 

Gli Stati Uniti ci hanno lasciati col cerino in mano, hanno lasciato tutta l’Europa alle prese con la disastrosa guerra tra Ucraina e Russia, quest’ultima in rampa di lancio, pronta a spartirsi il bottino di guerra con i nostri “alleati” americani. 

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Noi abbiamo sacrificato miliardi di euro in aiuti militari e in soldoni per i nostri nuovi “amici” ucraini. “Amici” che non sapevamo neanche di avere sino a che, correva il mese di febbraio dell’anno 2022, l’allora Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, a reti unificate e con il contributo della quasi totalità della carta stampata, non ce li presentò. Mario Draghi, uno che nella vita, e per esserci riuscito, anche se in negativo, può essere descritto come un fenomeno, ha fatto più danni al Paese che non una guerra duratura. Comunque, ci siamo ulteriormente indebitati, abbiamo utilizzato, sicuri di uscirne vincitori, sicuri di essere dalla parte del giusto, denari che non erano nemmeno nostri, che dovremo restituire, presi in prestito dalla B.C.E.; abbiamo trasferito le tasse sui prezzi dei beni di consumo, obbligando i cittadini, indipendentemente dal loro reddito, a finanziare una guerra che era persa in partenza, una guerra che non ci apparteneva e che ora, invece, ci appartiene, eccome. Abbiamo scelto, perché da noi ci si inchina solo di fronte ai voleri delle multinazionali straniere, di additare gli imprenditori nostrani come vigliacchi, pericolosi evasori fiscali e così, riservando loro le particolari e “amorevoli” attenzioni del fisco, siamo riusciti a creare ulteriore disoccupazione e povertà, restringendo la base produttiva ed espellendo dal mercato le aziende ritenute marginali.

Draghi, uno che ha sempre fatto tutto in nome e per conto dell’Europa, della N.A.T.O. e che ha sempre fatto solo enormi danni all’Italia, già il 17 febbraio 2021 era stato chiarissimo, lui, il “grande economista”, aveva detto: “…sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche” e l’aveva detto nel suo discorso sulla fiducia al Senato della Repubblica, non davanti a degli amici dopo aver scolato l’ennesima bottiglia di vino. Lui ce l’aveva con le “aziende zombi”, quelle, sempre secondo il “maestro” dell’alta finanza, “non più in grado di coprire i costi da porre al servizio del debito”. Come dire, estendendo le sue parole all’Italia, “liberi tutti, l’avventura è giunta al termine, il Paese è abbondantemente fallito e le tasse servono solo per finanziare nuovo debito che non potrà mai essere estinto.” Insomma, coloro che lo ascoltano con l’ammirazione e la devozione che nell’antico Epiro veniva tributata all’oracolo di Dodona, mi chiedo, sono davvero capaci di intendere e volere, o sono semplicemente dei ruffiani?

In ogni caso, la Meloni, mai ostacolata da un’opposizione che si ricorda di esistere solo quando gli fa comodo e solo su temi marginali o di inutilità pubblica, ne ha raccolto il testimone con grande “successo” e al mai dimentico motto “vincere e vinceremo”, ha sin qui vaneggiato, “fino alla vittoria!”, di aiuti militari e in soldoni all’Ucraina, e stavolta, nonostante non sia passato molto tempo dalle raccomandazioni di Draghi, senza neanche esortare gli italiani a spegnere i condizionatori e senza imporre la chiusura dei rubinetti delle fontane pubbliche. 

Come dimenticare quel 26 aprile del 2023 quando disse, certa che la “terribile” controffensiva lanciata da Kiev non avesse nulla a che spartire con gli inesistenti carri armati di Mussolini: “Non abbiate paura di scommettere sulla vittoria dell’Ucraina e sulla sua integrazione europea”. E come non ricordare quel 13 maggio dello stesso anno in cui se ne uscì con: “l’Ucraina sta combattendo anche per noi”, frase che avrebbe dovuto garantire, a lei ed a tutti i membri del suo Governo, l’interdizione a vita dalla politica del Paese. Per noi chi? La Meloni, i suoi ministri, la sua coalizione ed anche le opposizioni, per otto anni, hanno chiuso occhi e orecchie mentre l’esercito ucraino massacrava le popolazioni russofone del Donbass. Oggi fanno lo stesso mentre Israele, da oltre un anno e mezzo, ha avviato la pulizia etnica in Palestina, quindi, tutto è accettabile, ma le cazzate, quando sono troppo grosse, stonano sempre, dalla bocca della Meloni oggi, come dalla bocca di Draghi ieri. 

Sono finiti i tempi in cui la nostra Premier non perdeva occasione per farsi immortalare in scatti e video che la vedevano intenta ad abbracciare e baciare Zelensky al grido di “viva l’Europa e viva l’America”, così come non gli si presenteranno più occasioni per distinguersi come indispensabile badante di Joe Biden. Il vento proveniente da Washington non soffia più impetuoso sulle ceneri dei campi di battaglia ucraini e i miliardi gettati nella guerra in aiuto dell’Ucraina sono semplicemente miliardi bruciati in un conflitto che poteva solo essere perso, miliardi, però, che finiranno, come tutti gli onerosi sbagli del passato, addebitati agli italiani, non a caso attenzionati come non mai nella movimentazione del denaro contante. 

Ora la “frittata” è fatta, ci costerà carissima, molto di più che se fosse a base di uova di storione e la nostra Presidentessa del Consiglio si trova così tra due fuochi: da una parte Trump, che pensa solo agli interessi dell’America e dall’altra i “nani” europei, addirittura disposti, almeno a parole, ad inviare soldati sul “fronte russo”, che qualcosa di non bello dovrebbe evocare nella mente di chi almeno “due righe” di storia le ha studiate.  

In ogni caso, credo che la cosa sia ormai evidente a tutti, ci troviamo in “cul de sac” e la nostra Premier, abbandonato il “sostegno dell’Ucraina fino alla vittoria”, ora comincia a farfugliare di “bisogno di una via d’uscita accettabile da entrambe le parti” e tutto questo mentre in Italia sono ormai milioni le persone che devono scegliere se pagare l’affitto o il dentista; il mutuo o l’assicurazione dell’auto; la rata universitaria dei figli o le medicine in farmacia;  le bollette di luce e gas o la rata dell’automobile.

Insomma, esattamente come il suo geniale predecessore, pare molto impegnata ad accontentare tutti, a prostrarsi davanti a Trump, ma anche davanti a Starmer; a chiedere ai rappresentanti di “BlackRock” quale parte d’Italia vogliono ancora; a continuare, mentre gli U.S.A. se ne sono sfilati, ad assecondare i diktat dell’O.M.S., unicamente tendenti ad ingrossare il portafoglio delle Big Pharma e il tutto, mettendo in bella mostra i tratti caratteristici di chi non ci capisce niente. Noi abbiamo tanti problemi e il primo, non me ne vogliano i lettori, è quello di riuscire a farci sempre del male ogni qual volta siamo chiamati a scegliere i nostri rappresentanti nelle istituzioni.

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Sarà la poca attenzione, sarà il menefreghismo imperante, saranno tante cose, ma credo che tutti i problemi dell’Italia e degli italiani affondino le radici nelle urne elettorali. In ogni caso, credo che la stragrande maggioranza dei cittadini abbia sin qui scelto in buona fede, quindi, saltando a piè pari tanti problemi, vorrei richiamare l’attenzione su uno di questi, non di poco conto, che la politica italiana pare voler risolvere, semplicemente cancellandolo, o facendo finta che non esiste. Parlo del grosso problema del tessuto industriale italiano, che da almeno trent’anni a questa parte fa segnare una produttività in calo, che a sua volta si riflette sui salari, impoverendo il Paese e rendendolo meno competitivo. Ebbene, anziché tante parole, tante promesse, tanti proclami e tante attenzioni dedicate a chi dei nostri problemi non gli frega nulla, non sarebbe stato meglio se il Governo avesse fatto un atto di coraggio? 

Il Governo esiste anche per prendere decisioni importanti, anche difficili, magari scontentando, se del caso, i nostri partner o competitor internazionali. Non credo che agli italiani possa andare bene solo quando le decisioni importanti e difficili si traducono nel rinchiuderli in casa, obbligandoli, per poter lavorare, a vaccinarsi contro il il “covid19” in palese disprezzo della Costituzione e del più elementare buon senso.

Forse, sarebbe il caso, finalmente, di mostrare agli italiani che al governo ci sono degli italiani, cosa difficile da credere, perché sino ad oggi si è andati avanti con una cosa che si deve fare perché ce lo chiede l’Europa, l’altra perché ce lo chiede la N.A.T.O., un’altra perché ce lo chiedono i nostri alleati americani, un’altra ancora perché fa comodo ai nostri amici israeliani, poverini, fanno così pena, eternamente perseguitati, anche e soprattutto quando sono “costretti” a fare strage di bambini e civili indifesi. 

A me pare che ormai siano davvero tanti, addirittura troppi, gli anni passati senza che un Governo italiano abbia preso una decisione o abbia fatto una qualsiasi cosa perché richiesto dagli italiani. Vogliamo fare qualche esempio? 

Gli italiani hanno forse chiesto di ospitare a proprie spese 120 basi N.A.T.O. sul suolo patrio?

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Negli ultimi 20 anni si sono chiusi 300 ospedali e si sono persi circa 80 mila posti letto, l’hanno forse chiesto gli italiani?

I pronto soccorso sono allo stremo, eppure continuano ad essere chiusi, negli ultimi dieci anni si calcola ne siano spariti più di 120, l’hanno forse chiesto gli italiani?

L’età per aver diritto alla pensione di vecchiaia con almeno 20 anni di contribuzione, sia per gli uomini che per le donne, è stata confermata a 67 anni sino al 2027, poi comincerà a salire, l’hanno forse chiesto gli italiani?

In media dopo 46 anni di contributi è possibile aspettarsi una pensione pari a circa il  70% dello stipendio mentre dopo 40 anni di contributi a circa il 60%, l’hanno chiesto gli italiani?

L’hanno chiesto gli italiani di sputtanare 119 milioni per l’acquisto di 430 banchi a rotelle per le scuole, mai utilizzati, forse macerati o forse giacenti in qualche magazzino o scantinato?

C’è forse stato qualcuno che avesse chiesto di installare il “MOSE” a Venezia, ancora non completato e costato quasi 6 miliardi, mentre ogni apertura costerà circa 211 mila euro?

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Gli italiani hanno forse chiesto di costruire il ponte di Messina, ad oggi, solo in studi, già costato oltre un miliardo e duecento milioni?

Insomma, si potrebbe andare avanti all’infinito, si potrebbe girare il dito nella piaga della corruzione che alberga dentro ai Palazzi della partitocrazia romanocentrica, ma non mi interessa, o meglio, credo si debba andare avanti e allora, così, tanto per dire, senza avere la pretesa di voler essere considerato un grande economista, né tantomeno un oracolo, non sarebbe il caso di cancellare completamente le tasse sugli straordinari e tagliare almeno del 60% le tasse sul lavoro?

Non sarebbe il caso di smetterla di sputtanare miliardi per contrastare una crisi climatica assolutamente inesistente, frutto di un inquinamento culturale senza precedenti?

Non sarebbe il caso di tornare ad incentivare l’uso del contante, così da impedire alle banche di drenare miliardi dalle tasche degli italiani, ormai quasi costretti ad utilizzare la “moneta elettronica”?

Non sarebbe il caso, visto che l’embargo alla Russia per noi si è tradotto in un rincaro di tutto il comparto energetico e in un disastro per le nostre aziende, di scegliere autonomamente i nostri Partners commerciali?

Non sarebbe il caso, invece di continuare a dilapidare miliardi in progetti e studi sulla fattibilità del ponte di Messina, progettare e pianificare l’utilizzo del gas e del petrolio che abbiamo in grande quantità sotto il suolo patrio?

Non so, non sono né Draghi, né Monti e giuro, mai vorrei essere come loro, non riuscirei nemmeno a dormire tranquillo, ma credo che un Governo eletto dagli italiani debba pensare al bene dell’Italia, diversamente, seguendo pedestremente le indicazioni di “super Mario”, liberi tutti! 

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Se non è giusto aiutare chi ne ha bisogno per lavorare e dare lavoro, perché mai dovrebbe essere giusto continuare a svenarsi per un’Italia che produce solo debiti e disuguaglianze?








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