La cantieristica navale potrebbe essere il futuro dei rapporti Italia-Usa. Ecco perché

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Donald Trump ha annunciato un ambizioso piano per rilanciare la cantieristica navale americana, mettendo al centro del suo progetto la produzione di nuove navi per rafforzare la US Navy e contrastare la crescente potenza navale della Cina. Le difficoltà del settore, tra cui la mancanza di forza lavoro e i ritardi nelle consegne, saranno affrontate anche tramite un maggiore coinvolgimento dei partner internazionali. In questo contesto, la controllata americana di Fincantieri potrebbe giocare un ruolo tutt’altro che secondario

06/03/2025

“Per potenziare la nostra base industriale della difesa, faremo risorgere l’industria navale americana”. Nel corso di un lungo discorso tenuto al Congresso riunito in seduta comune, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato un ambizioso piano per il rilancio della cantieristica navale statunitense, un settore che, ormai da diverso tempo, affronta diverse criticità. Il fatto che la cantieristica sarebbe stata al centro delle mosse dell’amministrazione Trump era già nell’aria, specialmente dopo l’audizione di conferma al Senato di John Phelan, indicato dal presidente come prossimo segretario della Marina (SecNav). Già nel corso dell’audizione, Phelan aveva spiegato come il rilancio delle capacità cantieristiche fosse al centro del mandato affidatogli da Trump, il quale sarebbe arrivato a scrivergli messaggi “anche a tarda notte” per fare il punto sulle priorità per rilanciare il comparto. Ora, nel suo discorso, il presidente ha fornito maggiori dettagli sulle iniziative che intende mettere in campo, tra cui l’istituzione di un ufficio ad hoc nella Casa Bianca e una serie di incentivi fiscali alla produzione.

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Rilanciare la produzione per fronteggiare la Cina

“Un tempo producevamo tante navi. Ora non ne facciamo più così tante, ma torneremo a produrne, molto velocemente e molto presto”. Come traspare dalle parole del tycoon, il sistema cantieristico statunitense sta affrontando una fase complessa. Innanzitutto sconta una pesante deindustrializzazione nel settore dovuta alle ridotte commesse dei decenni passati, calate anche in virtù dell’assenza — almeno fino a oggi — di attori navali in grado di rivaleggiare con la US Navy. Infatti, nel 2023 la cantieristica Usa è riuscita a consegnare appena due navi, contro le 30 messe in acqua da Pechino, che punta a superare le 500 navi entro il 2030. Inoltre, diversi problemi riguardano la forza lavoro qualificata, giudicata numericamente insufficiente per garantire consegne on schedule e una corretta esecuzione delle attività di manutenzione. Infatti, già dall’estate del 2023, vari esperti navali americani hanno evidenziato come diverse navi presentassero vistosi segni di ruggine, ben oltre quanto ritenuto ammissibile per assetti in servizio operativo. A questi fattori si aggiungono diverse inversioni a U e dietrofront su programmi che hanno profondamente diviso il Congresso in questi anni, dalle Littoral combat ship (Lcs) ai cacciatorpedinieri pesanti Zumwalt. Nel frattempo, l’età media delle navi Usa continua ad alzarsi, complici anche i suddetti ritardi nelle consegne di progetti già approvati. 

Quali opportunità per Fincantieri

Questo scenario apre a prospettive interessanti per Fincantieri, che ricopre già un ruolo chiave nel settore navale statunitense attraverso la controllata Fincantieri Marinette Marine. La società è infatti impegnata nella costruzione delle nuove fregate classe Constellation per la US Navy, basate sul design delle fregate italo-francesi Fremm. Le spiccate capacità di guerra anti-sommergibile di queste navi hanno attirato l’interesse di Washington, che punta su tali piattaforme per contrastare la crescente flotta sottomarina di Pechino nel teatro indo-pacifico. Davanti a quanto annunciato da Trump, che non ha escluso un maggiore coinvolgimento di partner internazionali mediante incentivi a investire negli Usa, il gruppo italiano potrebbe beneficiare di una crescita della domanda per i propri prodotti, non solo in ambito militare, ma anche nei segmenti civile e commerciale. 

 



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