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Roma, 5 mar. (Adnkronos) – Il 63% degli intervistati ritiene che il modello di gestione del calcio italiano sia in crisi, con una percezione piĆ¹ diffusa tra gli uomini (75%) e i tifosi (69%). E’ quanto si evince dall’indagine condotta da ‘Noto Sondaggi’ su ‘Gli italiani e il Calcio’, un resoconto sul rapporto tra gli italiani e il mondo del calcio e la percezione del suo stato di salute, esplorando l’interesse per lo sport, il rapporto con il calcio, la percezione della salute del calcio, il ripensamento del modello di business e il sostegno pubblico al settore.

La maggioranza assoluta degli intervistati (67%) ĆØ tifoso di una squadra di calcio in particolare, con percentuali che superano il 90% tra chi lo pratica come sport e sfiorano lā€™80% tra gli uomini. ƈ interessante rilevare come perfino una parte, seppur minoritaria, di chi non pratica nĆ© segue il calcio dichiari di avere una squadra del cuore. Chi ha seguito il calcio nellā€™ultimo anno lo ha fatto soprattutto in Tv (62% spesso, 28% qualche volta), mentre solo un appassionato su cinque si ĆØ recato allo stadio (34%, di cui 7% spesso). In entrambi i casi, la frequenza con cui si segue il calcio tende ad aumentare tra gli under 55, chi lo pratica come sport e chi ĆØ tifoso di una squadra. Coerentemente con la scelta di seguire il calcio in Tv piuttosto che allo stadio, la modalitĆ  piĆ¹ frequente per seguire la squadra del cuore ĆØ lā€™abbonamento alla PayTv (40%, con punte del 60% tra chi pratica il calcio), mentre lā€™11% segue la squadra in trasferta, il 10% ha un abbonamento allo stadio e lā€™8% dichiara di far parte di una tifoseria.

Una quota prevalente di intervistati (63% del totale) ritiene che il modello di gestione del calcio italiano sia crisi. Una percezione trasversale, ma piĆ¹ diffusa tra gli uomini (75%), i residenti nel Centro Italia (67%) e soprattutto tifosi e appassionati di calcio, ancor piĆ¹ se lo pratica (83%). Il compenso eccessivo di calciatori ed allenatori rappresenta il principale problema del calcio italiano odierno (indicato dal 64% del campione), ma allā€™interno di uno scenario ben piĆ¹ complesso fatto di tante criticitĆ , tra cui spiccano lā€™indebitamento troppo elevato delle societĆ  (43%) e la scarsa valorizzazione dei settori giovanili (39%). Il 69% ritiene, inoltre, che la gestione economica delle societĆ  calcistiche italiane non sia trasparente. Crisi e problematiche spingono la maggioranza degli intervistati a giudicare il modello di gestione del calcio italiano per lo piĆ¹ equiparabile se non inferiore a quello di altri paesi europei (rispettivamente 38% e 32% del campione). Solo una parte minoritaria (appena il 12%) ritiene, inoltre, che il calcio italiano sia in una condizione finanziariamente piĆ¹ solida, mentre sullā€™effettiva capacitĆ  delle societĆ  sportive italiane di ripensare il proprio modello di business, adattandolo alle nuove regole Uefa, le opinioni sono discordanti.

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La visione degli intervistati sul nuovo modello di business a cui le societĆ  calcistiche dovrebbero ispirarsi ĆØ ricca di sfumature. Coloro che ritengono che la soliditĆ  economica sia la cosa piĆ¹ importante per garantire la competitivitĆ  sportiva di una squadra prevalgono, ma incalzati da chi ritiene non sia cosƬ (rispettivamente 43% e 32% del campione). La maggioranza assoluta ritiene che nel calcio chi ha piĆ¹ soldi abbia piĆ¹ probabilitĆ  di vincere (54%), ma non sono pochi coloro che, al contrario, ritengono che il talento vada formato e che, quindi, si dovrebbe investire nella formazione dei talenti anche se questo non garantisce sempre la vittoria (22%). Indipendentemente dai principi ispiratori, il nuovo modello di business delle societĆ  calcistiche dovrebbe prioritariamente puntare ad affrontare le tante problematiche del settore,a partire da quelle di natura finanziaria: costo di ingaggi, cartellini e commissioni fuori controllo o con regolamentazione inadeguata (indicato dal 46% del campione), indebitamento eccessivo (38%), investimenti insufficienti dei club nei settori giovanili (31%).

Tre intervistati su quattro (70% del totale, con scostamenti per lo piĆ¹ contenuti in relazione al profilo socio-demografico) sono contrari allā€™idea che il calcio professionistico in Italia sia finanziato e riceva sostegno pubblico, in quanto le societĆ  di calcio di primo livello debbano essere trattate allo stesso modo delle altre imprese. Solo il 18% si dichiara, viceversa, favorevole ad unā€™ipotesi di un intervento pubblico straordinario, sottolineando le ricadute positive che il calcio ha sulla collettivitĆ , mentre il restante 12% non esprime unā€™opinione in merito.

Le opinioni espresse sul ruolo dello Stato nella gestione finanziaria di impianti e strutture sportive sono piĆ¹ eterogenee. La maggioranza, in particolare giovani e appassionati di calcio, ritiene che lo Stato debba assumersi almeno in parte questa responsabilitĆ . Tuttavia, il consenso varia a seconda dellā€™ambito di intervento: il 55% degli intervistati ritiene che lo Stato debba farsi in parte o totalmente carico dellā€™ammodernamento e della manutenzione degli impianti, mentre la stessa percentuale sale 64% con riferimento alla sicurezza dentro e fuori gli stadi.



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