Macerata, 14 tele della Via Crucis restaurate nella Cattedrale di San Giovanni – VIDEO

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Giornata importante quella di ieri per la Diocesi di Macerata: nel giorno dell’inizio della Quaresima consegnata la Lettera Pastorale del Vescovo Nazzareno Marconi e inaugurate le 14 tele della Via Crucis nella Cattedrale di San Giovanni restaurate dalle studentesse dell’Accademia di Belle Arti… 

 

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LA LETTERA PASTORALE DEL VESCOVO MARCONI:  “LA REALTÀ È SUPERIORE ALL’IDEA”

Il Vescovo mons. Nazzareno Marconi ha consegnato alla Diocesi di Macerata per l’inizio della Quaresima dell’Anno Santo, il testo ufficiale della Lettera pastorale “La realtà è superiore all’idea” (EG 223). Redatto a conclusione della Visita Pastorale nelle parrocchie, il documento è stato presentato in conferenza stampa nella mattinata di mercoledì 5 marzo e traccia un «metodo pastorale» che trae origine da quanto indicato da papa Francesco nella sua Evangelii Gaudium (2013).

«Dio e i Santi hanno scritto una storia di bene che ci ha condotto a quella Chiesa locale che oggi realmente siamo – ha detto il Vescovo –, questa Chiesa locale ha, come è logico, luci ed ombre. Per dirla con il Beato Antonio Rosmini è una Chiesa che ha piaghe e punti di forza». In tal senso, la Visita Pastorale di mons. Marconi, iniziata prima della pandemia da Coronavirus, ha indicato «5 piaghe da sanare e curare» e «10 punti di forza su cui far leva per camminare verso il futuro».

Le cinque piaghe sono rappresentate dal guardare solo al proprio ambito particolare non vedendo interazioni e possibili collaborazioni; non vedere le risorse e le strutture ecclesiali come a servizio di un intero territorio e non di una singola parrocchia o gruppo; avere una pastorale che punta più sull’abitudine, che sulle motivazioni e sulla convinzione per cui si fanno le cose; avere ancora una Chiesa molto centrata sulla figura del prete, che tutto anima e tutto decide, senza cui niente si può muovere; pensare e realizzare la formazione alla fede come il trasmettere la modalità solita di fare le cose, invece che insegnare a capire la realtà e adattare creativamente le scelte pastorali ad un mondo che cambia.

«Dobbiamo tutti impegnarci con convinzione per superare questi cinque limiti della nostra Chiesa – ha ribadito mons. Marconi –, tuttavia, un segno di speranza, il tema di questo giubileo, è però che possiamo indicare ben 10 punti di forza che durante la Visita Pastorale ho riconosciuto presenti in quasi tutte le nostre Unità Pastorali».

In sintesi questi sono rappresentanti da una fede popolare che non sia solo devozione; dal diffuso desiderio di pregare della nostra gente; dalla vitalità delle Aggregazioni laicali e della Pastorale familiare; dalla presenza degli Oratori e l’azione della Pastorale giovanile; dalle molte associazioni di volontariato e di protezione civile, socio-assistenziali e sociosanitarie, che spesso collaborano con le nostre parrocchie; dalla crescita in numero e qualità dei diaconi permanenti; dal potenziamento e la messa in rete dei mezzi di comunicazione diocesani; dalla vita comunitaria del nostro clero e la sua sensibilità missionaria; dalla diffusa e crescente attenzione e passione dei laici per la lettura, lo studio e la preghiera con la Parola di Dio; e, non ultimo, dal lavoro fatto da Caritas diocesana e da tante parrocchie con i loro volontari, che attua un salto di qualità nel passare: da una generica beneficenza ad una vera azione caritativa, sapiente, incisiva ed integrata.

«La Speranza, tema di questo Giubileo, che per noi è già un po’ certezza – ha concluso il vescovo Marconi –, non solo di essere una Chiesa sopravvissuta alla pandemia, ma una Chiesa locale che da questa ed altre sfide si è lasciata interrogare e ne è uscita più consapevole, più motivata, meglio integrata nelle sue componenti».

Il testo definitivo della Lettera pastorale è scaricabile on-line alla pagina: https://diocesimacerata.it/lettera-pastorale-2025/

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La storia della via crucis ed il suo messaggio teologico e spirituale.

La prima citazione scritta di cui disponiamo per la Via Crucis è del 1294 nel Liber peregrinationis di un domenicano, Rinaldo di Monte Crucis, in cui ricorda che al culmine del suo pellegrinaggio a Gerusalemme è salito al Santo Sepolcro «per viam, per quam ascendit Christus, baiulans sibi crucem», e ne descrive le varie stationes: il palazzo di Erode, il Litostrato, dove Gesù fu condannato a morte, il luogo dove Egli incontrò le donne di Gerusalemme, il punto in cui Simone di Cirene prese su di sé la croce del Signore.

Questa devozione gerosolimitana si diffonde in Europa a partire dal 1400 e probabilmente secondo uno studio di Mons. Piero Marini famoso storico della liturgia si connette con tre devozioni più antiche: la devozione alle sette cadute di Cristo sotto la Croce; quella della processione del Venerdì Santo con 7 o 9 tappe sostando davanti a varie chiese ed infine la devozione alle “Stazioni” di Cristo, una forma di meditazione che ricorda i momenti in cui Gesù si ferma lungo il cammino verso il Calvario o perché costretto dai carnefici, o perché stremato dalla fatica, o perché mosso dall’amore cerca ancora di stabilire un dialogo con gli uomini e le donne che incontra. Per almeno un secolo il numero ed il tema delle stazioni della via crucis cambia da una regione all’altra.

I grandi diffusori della devozione sono i francescani, che sull’esempio di S. Francesco stigmatizzato alla Verna danno grande attenzione alla passione di Cristo ed alla sua morte in croce. La scelta della prima stazione, da cui dipendono tutte le altre, varia fino alla metà del 1600. Soprattutto se si prediligono i fatti citati dai vangeli e più importanti o la ricostruzione devota di episodi commoventi. Per esempio, molte via crucis della metà del 1600 iniziano con la lavanda dei piedi, ponendo al centro della celebrazione il tema dell’umiliazione di Cristo.

Altre con l’agonia del Getsemani, focalizzando sul tema dell’obbedienza al Padre celeste. Quella che divenne predominante fu però la condanna di Gesù nel pretorio di Pilato, una «prima stazione» che legge la via crucis come racconto della Passione in cui Gesù prende su di sé la nostra condanna per i peccati commessi. Il peso della croce è così il peso dei peccati del mondo e le cadute mostrano la loro gravità crescente. La Via Crucis, nella sua forma attuale, con le stesse quattordici stazioni disposte nello stesso ordine, è attestata in Spagna nella prima metà del diciassettesimo secolo, soprattutto in ambienti francescani.

Dalla penisola iberica essa passò prima in Sardegna, allora sotto il dominio della corona spagnola, e poi nella penisola italica. Qui incontrò un convinto ed efficace propagatore nel francescano San Leonardo da Porto Maurizio (1676-1751). Nato a Porto Maurizio, l’odierna Imperia, compì i suoi studi a Roma presso il Collegio romano retto dai Gesuiti, per poi entrare nel Ritiro di san Bonaventura, sul Palatino, dove vestirà il saio francescano. Inviato dal Papa in Corsica a ristabilire la concordia tra i cittadini, riuscì ad ottenere, nonostante le gravi divisioni tra gli abitanti, un impensabile abbraccio di pace. Il tema della Croce era al centro della sua predicazione: richiamava le folle alla penitenza e alla pietà cristiana. Nelle sue missioni al popolo celebrava la Via Crucis con grandi folle, erigendo entro le grandi basiliche o in città e campagne, segni stabili per le 14 stazioni, invitando i fedeli a ripetere questa devozione durante l’anno. San Leonardo eresse personalmente oltre 572 Via Crucis stabili, delle quali è rimasta famosa quella eretta nel Colosseo, su richiesta di Benedetto XIV, il 27 dicembre 1750, a ricordo di quell’Anno Santo.

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Per questa sua azione appassionata Sant’Alfonso Maria de’ Liguori lo definì «il più grande missionario del nostro secolo». Quando viene collocata entro una chiesa la via crucis segue un percorso circolare antiorario a partire dalla sinistra guardando l’altare. Questo percorso ha una sua logica se teniamo presente la particolare conformazione delle Chiese cattoliche.

La classica basilica a tre navate, guardando all’altare, ha infatti sulla sinistra la navata detta del “lato del vangelo” (in cornu Evangelii in latino) perché vi si proclamava il vangelo, mentre la navata opposta è detta in cornu Epistolae, perché vi si proclamava l’Epistola. Così i due lati lungo i quali scorre la via crucis sono posti in ordine cronologico: prima a sinistra la storia della vita di Gesù (vangelo) e poi a destra la storia della vita della Chiesa (epistola). La struttura ed il messaggio teologico della via crucis.

Le tre cadute strutturano la via crucis in quattro sezioni e ne risulta una visione teologica di tutta questa celebrazione: PRIMA SEZIONE La condanna e la pena: Gesù ingiustamente condannato accetta di portare il peso dei nostri peccati 1) Gesù è condannato a morte 2) Gesù è caricato della croce 3) Gesù cade per la prima volta SECONDA SEZIONE 3 incontri personali sulla via della croce: siamo chiamati a condividere la Croce di Cristo 4) Gesù incontra sua Madre 5) Simone di Cirene aiuta Gesù a portare la croce 6) la Veronica asciuga il volto di Gesù 7) Gesù cade per la seconda volta TERZA SEZIONE Un incontro comunitario: tutto il popolo credente pianga i suoi peccati 8) Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme 9) Gesù cade per la terza volta QUARTA SEZIONE Il tema è: il sacrificio di Cristo sul Calvario con particolare attenzione al corpo di Cristo. 10) Gesù è spogliato delle vesti 11) Gesù è inchiodato sulla croce 12) Gesù muore in croce 13) Gesù è deposto dalla croce 14) Il corpo di Gesù è collocato nel sepolcro.

Il corpo di Cristo è preparato per il sacrificio all’inizio spogliandolo dalla tunica ed alla fine rivestendolo nella sindone. Così viene prima innalzato e poi deposto dalla croce. Si pone così al centro di tutta la scena la sua morte, come offerta della sua vita per noi. In filigrana si può intravvedere la stessa dinamica rituale della Messa, che nella consacrazione è centrata sul corpo eucaristico di Cristo: l’ostia, infatti, viene prima estratta dai lini e poi rimessa nei lini per darla in comunione. L’ostia, corpo eucaristico di Cristo, viene esposta alla venerazione prima elevandola dall’altare e poi deponendola di nuovo sull’altare. In questo modo il gesto chiave diventa, al centro dell’elevazione e deposizione, il momento di muta adorazione dell’ostia, corpo eucaristico di Cristo che visualizza la sua morte come sacrificio offerto al Padre. La Chiesa con la via crucis ha conservato una memoria viva delle parole e degli avvenimenti degli ultimi giorni del suo Sposo e Signore. Memoria affettuosa, se pure dolorosa del tratto che Gesù percorse dal Monte degli ulivi al Monte Calvario.

La Chiesa, infatti, sa che in ogni episodio accaduto durante quel cammino si cela un mistero di grazia, è racchiuso un gesto di amore per lei.

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