Sì alla proposta Omnibus ma non a scapito delle Pmi

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Il 26 febbraio scorso la Commissione EU ha pubblicato il primo dei pacchetti Omnibus, volti a semplificare gli obblighi di rendicontazione della sostenibilità. Il pacchetto include proposte relative alla direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (Csrd), nonché modifiche proposte alla direttiva sulla due diligence per la sostenibilità aziendale (Csddd), al meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam) e ai regolamenti relativi a InvestEU e ad altri programmi di investimento europei.

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Foto di Christin Hume su Unsplash.

L’UE ha emesso due proposte per aggiornare la Csrd denominate proposte stop the clock e content. La proposta stop the clock propone di posticipare di due anni la segnalazione wave 2 e wave 3. Questa proroga è intesa a fornire tempo per l’adozione della proposta content, la quale include quattro aree principali di modifiche proposte, tra cui l’ambito della Csrd, i requisiti della catena del valore, i requisiti di garanzia e gli aggiornamenti degli standard Esrs.

Le proposte Omnibus della Commissione EU

Il provvedimento promette di alleggerire gli oneri amministrativi senza compromettere l’impegno ambientale, uscendo contemporaneamente con il Clean Industrial Deal per competitività e resilienza. Le modifiche più generali incluse nella proposta di contenuto sono riassunte nella seguente tabella:

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Rulli: “Cambiamenti non indeboliscono impegno green”

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Francesca Rulli.

Secondo il punto di vista di Francesca Rulli, co-founder di Ympact e ideatrice del framework 4sustainability®, da anni attiva nei progetti di sostenibilità nel fashion system, “questi cambiamenti non indeboliscono l’impegno green, anzi. Stiamo passando da una logica di mero adempimento a una di vera intelligenza strategica” afferma nella nota stampa. Non si tratta, quindi, di un passo indietro: “Ho sentito molti commenti spaventati. Ripensando però alla storia del settore moda in Italia negli ultimi dieci anni” prosegue Rulli, “il vantaggio competitivo nasce dalla spinta imprenditoriale consapevole, dagli investimenti in riduzione di impatto, non da burocrazia e sanzioni”. A suo giudizio, “se fossimo passati a un approccio di mera conformità ai dettami di legge, avremmo rischiato un appiattimento della transizione sostenibile, stimolando forse anche la ricerca di facili compromessi”.

In questa logica, le proposte della Commissione europea alleggerirebbero la burocrazia, senza snaturare l’obiettivo, precisando: “Anche se vengono meno alcuni adempimenti, una parte di mercato ha capito che l’implementazione di strategie di sostenibilità è una chiave per ottimizzare le risorse, conquistare un vantaggio competitivo e proteggere il proprio business”.

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“Se si antepone la rendicontazione, si toglie spazio alla strategia di impresa”

Alcuni aspetti fondamentali della rendicontazione in conformità con Esrs non sono cambiati, tra cui l’obbligo per le entità di identificare impatti, rischi e opportunità attraverso una doppia valutazione della materialità. Come parte del pacchetto di semplificazione Omnibus, la Commissione EU ha anche emesso una bozza di atto delegato che include emendamenti proposti alla tassonomia. Le modifiche mirano a semplificare la rendicontazione e quindi, nei propositi, a renderla più conveniente per le entità.

Le proposte però, secondo Rulli, chiedono alle piccole e medie imprese “a un cambio di passo troppo oneroso e solo orientato alla compliance, disperdendo capacità di investimento in progetti concreti”. Si dovrebbe cioè investire nella creazione di impatto positivo, per poi rendicontare e comunicare: “Se anteponiamo la rendicontazione e appesantiamo gli adempimenti burocratici, togliamo spazio alla strategia di impresa e all’investimento nell’innovazione di prodotti e processi. Ma è proprio l’innovazione che porta un ritorno in termini economici e di vantaggio competitivo”.

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