Chi è appassionato allo stesso tempo di vino e di cinema di sicuro non si sarà perso quel capolavoro di alcuni anni fa che è Sideways, film del 2004 che narra le vicende di due amici, Miles (Paul Giamatti) e Jack (Thomas Haden Church), che partono per un viaggio di una settimana attraverso la regione vinicola della California. La storia esplora temi come l’amicizia, le relazioni e la ricerca del senso della vita, tutto immerso nel contesto dei paesaggi vinicoli e delle dinamiche umane. E in mezzo a tutto questo c’è il celebre encomio al pinot nero, l’uva preferita da Miles, che la descrive così: “è un’uva ardua da coltivare, ha la buccia sottile, è sensibile, matura presto. […] Al pinot nero servono cure e attenzioni […] Solo chi prende realmente il tempo di comprendere il potenziale del pinot nero sa farlo rendere al massimo della sua espressione. E inoltre, andiamo, i suoi aromi sono i più ammalianti e brillanti ed eccitanti e sottili e antichi del nostro pianeta”.
Difficile aggiungere altro: già queste poche parole ci raccontano perché il vitigno è così importante e prestigioso, forse il più prestigioso tra tutte le varietà d’uva al mondo.
Il Pinot Nero dal nord al sud Italia
La Borgogna, oltre a esserne la culla, è anche il luogo dove il pinot nero riesce a raccontarsi in una maniera diversa da qualsiasi altra zona del mondo in cui ha attecchito. È però altrettanto vero che il vitigno, fuori dai confini della Francia, ha trovato il modo di esprimersi a livelli molto elevati anche in altri territori, non tantissimi in realtà.
Alcuni di questi sono in Italia, dove il vitigno ormai è di casa da tempo in alcune zone specifiche, tra le quali l’Oltrepò Pavese fa la parte del leone, essendo la terza area al mondo quanto a superfice vitata di pinot nero e della quale abbiamo avuto occasione di parlare più volte negli ultimi mesi sia per il Premio Speciale assegnato alla Bollicina dell’Anno dalla guida Vini d’Italia 2025 del Gambero Rosso, sia per importanti cambiamenti del Consorzio allo statuto e al disciplinare: il Metodo Classico a base di Pinot Nero prende il nome di Classese.
Nella produzione di Pinot Nero segue, poi, il Trentino Alto Adige (la cantina Pfitscher ha ottenuto il primo Tre Bicchieri proprio con un Pinot Nero), ma non mancano sperimentazioni lungo tutto lo Stivale (ne abbiamo individuati anche in Toscana, in Umbria e perfino in Sicilia) proprio per il motivo che citavamo all’inizio: il pinot nero rimane, e rimarrà sempre, una sfida che ogni vignaiolo vorrebbe provare.
Esistono oltre cinquanta diverse tipologie di pinot, alcune delle quali molto conosciute e utilizzate spesso nella produzione vinicola di diverse zone del mondo: tre esempi su tutti, pinot bianco, pinot meunier e pinot grigio.
Il pinot nero. La storia del vitigno più prestigioso del mondo
Completiamo il quadro con qualche informazione storica. Il blasone non è qualcosa che ci si guadagna, così, su due piedi. Bisogna conquistarselo con le caratteristiche intrinseche, ma anche con una storia che affondi le radici nel passato. E quella del pinot nero ovviamente lo è, se è vero che gli storici non hanno dubbi sul fatto che il vigneto citato in un documento del 312 d.C., redatto dai cittadini della città di Autun, in quella che è l’attuale Côte de Nuits, in Borgogna, fosse proprio un vigneto di pinot nero, già a quei tempi famoso in tutto il territorio circostante per l’elevata qualità dei vini che riusciva a produrre.
Il pinot nero successivamente troverà riparo e cure all’interno delle mura dei monasteri benedettini cui spetta la selezione delle varietà migliori e la loro diffusione. E saranno sempre gli stessi monasteri a incrociare il pinot nero con altre varietà, rendendo il vitigno il capostipite nobile di una lunga lista di cultivar (una delle quali è, solo per fare un esempio, lo chardonnay).
I Pinot Nero dal migliore rapporto qualità-prezzo
La lista che segue raccoglie i nostri migliori assaggi di Pinot Nero tra quelli reperibili in enoteca o negli shop on-line a meno di 20 euro e che abbiamo inserito nelle guide Berebene 2025eVini d’Italia 2025 del Gambero Rosso. Troverete rossi, rosati e diverse bollicine, altro elemento concreto di un vitigno unico nel suo genere, tanto elegante e fine quanto versatile.
Trentino
Le uve dei conferitori di Cantina Aldeno, storica cantina, partono da Trento e toccano Besenello, Calliano, Volano, Rovereto, Pomarolo, Nomi, Cimone e infine Garniga. Si va da un minimo di 160-170 metri di altitudine per raggiungere circa i 700 metri come quota più alta, muovendosi dalla prossimità dell’Adige fino alle zone collinari. Il Pinot Nero ’22 è molto sfaccettato nella sua dinamica di profumi ed in bocca è vivido e scattante. La beva è leggiadra, il tannino delicato e l’acidità spiccata ma ben integrata alla materia.
Alto Adige
Nel Pinot Nero Luzia ’23 di Cantina San Paolo c’è tutto ciò che ricercate in un Pinot Nero dalla beva spigliata. I profumi delicatamente affumicati lasciano velocemente spazio alle note di frutto selvatico e fiori, con una sottile vena officinale che spinge dal fondo. In bocca colpisce per il dinamismo e la lunghezza del sorso che si appoggia a sale e acidità per trovare armonia. Servitelo leggermente fresco per accompagnare il pesce azzurro alla griglia: vi sorprenderà.
La storia della cooperativa di San Paolo è cominciata oltre un secolo fa e si è dipanata attraverso i decenni con passo sicuro e cadenzato, ampliando la base dei soci, migliorando le strutture produttive e guardando sempre più a concetti quali la sostenibilità, l’appartenenza al territorio, la condivisione. Nel volgere dell’ultimo anno una piccola rivoluzione ha rinnovato gran parte dello staff commerciale, oggi guidato da Tobias Leimgruber, e produttivo, che oggi vede in cabina di regia il kellermeister Philipp Zublasing.
L’azienda di Cornaiano K. Martini & Sohn, oggi guidata da Lukas e Maren Martini, propone questo Pinot Nero che rifugge dal profilo più semplice e immediato della tipologia per esprimere doti di carattere e profondità. Il naso debutta su note minerali e sulfuree che lasciano gradualmente spazio al frutto selvatico e alle erbe officinali. Il sorso è ancor più convincente, retto dalla sapidità e affusolato su una vitale presenza acida.
La storica azienda di via Lamm è fra le protagoniste del territorio d’Oltradige, con un articolato parco viticolo dove alle vigne di proprietà si aggiungono quelle coltivate da viticoltori locali. Questa piattaforma permette all’azienda una produzione di ottimo livello, che è suddivisa fra vini varietali dalla nitida espressione legata al vitigno e la linea Palladium.
Dalla bella vigna Haselhof della cantina Josef Brigl giunge il Pinot Nero ’21, un vino dal profilo aromatico tenue, ma che si apre lentamente su note di frutto selvatico ed erbe officinali. Sul palato incede con passo leggero ma ben sostenuto dalla sapidità. La famiglia Brigl fa parte della ristretta schiera di quelle che hanno fatto la storia del vino atesino, da sempre impegnate da un lato nello sviluppo della viticoltura di qualità, dall’altro nella commercializzazione del vino in tutto il mondo. Molto sviluppato il parco viticolo, che ha nelle tre tenute di famiglia i suoi gioielli: Haselhof a Colterenzio, Rielerhof alle pendici del Renon e infine Windegg sulla parte alta di Caldaro.
Lombardia – Oltrepò Pavese
In una terra come l’Oltrepò Pavese vocata al Metodo Classico soprattutto da uve pinot nero, non vogliamo tuttavia dimenticare le rifermentazioni in autoclave, delle quali i fratelli Antonio, Pierpaolo – l’enologo – e Michela Vanzini sono indubbiamente maestri. I loro Extra Dry da Metodo Martinotti Lungo, rigorosamente da uve pinot nero di proprietà, sono sempre impeccabili, sia il Rosé sia il bianco fruttato e floreale, dalla spuma accattivante che vi proponiamo.
La cantina Manuelina della famiglia Achilli ha mostrato una crescita davvero notevole a livello qualitativo nel corso degli ultimi anni, grazie a una politica aziendale lungimirante, a scelte azzeccate e a una particolare cura dei vigneti. Encomiabile soprattutto il lavoro sul Metodo Classico da pinot nero, ma quest’uva così nobile e versatile dà risultati eccellenti anche in rosso, come dimostra il Solonero ’21, un vino elegante e paradigmatico, con franchi profumi di frutti di bosco e rosa canina.
Il Pinot Nero è il richiamo principale che ha convinto i rampolli di casa Cordero a sbarcare in Oltrepò Pavese dalle Langhe, e bisogna dire che, sotto l’occhio vigile di papà Mario, in pochissimi anni hanno saputo ottenere risultati di autentica eccellenza. Diverse le etichette proposte, da cru o da selezioni in cantina. Il Tiamat ’22 si pone come linea intermedia, e troverà senz’altro l’approvazione degli amanti di questo vitigno, così varietale e fresco, profumato di piccoli frutti di bosco.
Si sa, il pinot nero è una varietà straordinaria con molte attitudini, ma è difficile da coltivare e da vinificare. L’Oltrepò Pavese è la terza area al mondo quanto a superfice vitata del nobile vitigno, ma non sono moltissime le aziende in grado di vinificare in rosso i cloni giusti per ottenere dei vini degni di nota. È questo il caso delle famiglie Bertè e Cordini, che presentano un Pinot Nero Viti di Luna ’21 varietale, sapido, profondo, intrigante nella tessitura tannica e molto profumato.
Non si può fare un viaggio in Oltrepò senza visitare Tenuta Mazzolino, un gioiello affacciato sugli spalti di prima collina, con la sua villa ottocentesca, il giardino all’italiana e la splendida cantina interrata regno di Stefano Malchiodi. Il Terrazze Alte è un Pinot Nero che ci ha sempre convinti: il 2022 non fa eccezione, con i suoi suadenti profumi agrumati e floreali, cui si accompagnano erbe aromatiche e spezie dolci, con note lievemente vegetali.
Il Pinot Nero M. Cl. Pas Dosé LB9 conferma la prestazione dello scorso anno: si tratta di un Pas Dosé cremoso, arioso, sapido, profumato di frutta bianca e pasticceria, con la bolla fine e una sapidità che dà una grande freschezza alla bocca. Ca’ Tessitori, azienda di lunga tradizione, si avvale dell’esperienza di Luigi Giorgi, oltre 60 vendemmie alle spalle, che affianca Francesco e Giovanni, la nuova generazione. Nei vigneti situati a Montecalvo Versiggia e Montalto Pavese, gestiti secondo pratiche di viticoltura sostenibile, si coltivano principalmente varietà locali come croatina, barbera e pinot nero. In cantina, si lavora seguendo una filosofia non interventista e con uso ridotto di solfiti. Ciò porta a vini con una forte caratterizzazione territoriale.
Molto buono il Lodola, succoso e armonico. L’azienda della famiglia Giorgi è sempre più lanciata in un’avventura dai numeri importanti. Il vulcanico Fabiano, con il supporto di papà Antonio, della sorella Eleonora e della moglie Ileana, nonché di uno staff enologico di prim’ordine, ha portato a oltre centomila il numero delle bottiglie di Metodo Classico in catasta, ottenendo ogni anno risultati ragguardevoli, e poi c’è tutto il resto della produzione, dai vini della tradizione oltrepadana alle creazioni di Fabiano, sempre attento al marketing e alle tendenze del mercato.
Toscana
Grazie all’instancabile curiosità e anima sperimentale dell’azienda Panizzi, ora si sa che San Gimignano è una buona terra anche per il pinot nero. Pionieri nello studio di questo vitigno nella zona di Larniano, hanno dato vita a un prodotto da singolo vigneto situato a circa 400 metri di altitudine, che crescendo sui suoli tufacei tipici di San Gimignano evidenzia fragranza fruttata sia al naso che in bocca. Sorso leggero e scorrevole, con una vena verde fresca e tannini levigati.
Umbria
Linda e Massimo D’Alema hanno dato vita a questo progetto vitivinicolo nel 2008, ma oggi al comando ci sono i figli Giulia e Francesco che cercano di valorizzare al massimo le varietà autoctone, continuando a dedicarsi con grande attenzione anche alle varietà internazionali. Particolare e delizioso il rosato Julì (100% pinot nero), che si fa notare per i sentori di foglia di tè, pesca e un pizzico di frutto goloso come il lampone. Snello e deciso, ha sorso sapido e scorrevole, con un bel finale pulito.
Sicilia
I Cusumano, nome ormai più che consolidato nel panorama vitivinicolo siciliano, hanno impiantato, ormai già da qualche anno, diversi ettari di pinot nero nella Piana degli Albanesi nei pressi di Palermo. Lo utilizzano per uno spumante metodo classico e per l’elegante rosato che vi proponiamo. Si tratta del Ramusa che, nella versione 2023, sfoggia un bouquet che ricorda il ribes rosso e la fragolina, mentre in bocca è teso e saporito.
3 ricette da abbinare al Pinot Nero
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